Kitchen di Banana Yoshimoto | Recensione

Kitchen di Banana Yoshimoto | Recensione

Kitchen è il primo romanzo scritto dall’autrice giapponese Banana Yoshimoto nel 1988. Il titolo deriva dalla forte attrazione che la protagonista prova verso tale luogo della casa.
Di fatto, il libro ha inizio proprio con tale affermazione: «Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene».

Biografia di Banana Yoshimoto

L’autrice giapponese, nata a Tokyo il 24 luglio 1964, proviene da una famiglia di scrittori e poeti, lo stesso padre noto come Ryūmei Yoshimoto ha gettato le basi nella letteratura giapponese degli anni sessanta. Dal suo primo libro Kitchen, Banana Yoshimoto è da subito soggetta a critiche sul suo lavoro dove lo definivano come ridondante e spesso commerciale, ma allo stesso tempo apprezzata dai lettori per aver descritto a pieno la condizione sociale giapponese.
Banana Yoshimoto ha un forte collegamento anche con l’Italia ai quali dedica svariati post scriptum nelle sue opere. L’autrice dal tratto stilistico semplice ne da prova nell’opera High and Dry assieme a svariate altre opere. 

La trama di Kitchen 

In questo romanzo, la protagonista Mikage Sakurai, in seguito alla perdita di sua nonna, riceve una proposta da parte Yuichi Tanabe di trasferirsi con la sua famiglia. Per un breve periodo di tempo Mikage vive dai Tanabe cercando di ripristinare al meglio la sua vita e trovare una sistemazione adeguata. Non appena Mikage ha trovato una sistemazione ed un nuovo lavoro nel quale può’ incanalare tutta la sua passione per la cucina e l’arte culinaria, un secondo evento andrà ad accomunare i due ragazzi, che provano a superarlo al meglio.
Per questioni lavorative Mikage è costretta a spostarsi ma in ogni caso sarà mossa da una forte sensibilità nei confronti di Yuichi a correre in suo aiuto. Ancora una volta la tematica del cibo è presente nel romanzo, i due condividono un pasto dopo molto tempo dopo aver gradito la compagnia dell’altro. 

La seconda parte del romanzo, intitolata Moonlight shadow, è composta da poche pagine dalle quali si riescono ad estrapolare le tematiche sulle quali Banana Yoshimoto ci vuole far riflettere: sia in Kitchen che in Moonlight shadow c’è  il superamento del lutto, il gestire la propria quotidianità ricordando anche in piccoli momenti come la mancanza dei propri affetti, formano la propria persona ma nonostante ciò si ha la necessità di continuare il proprio cammino. 

Kitchen di Banana Yoshimoto, un breve racconto, scritto con un linguaggio semplice; è l’ideale per un lettore che ha bisogno di rientrare in carreggiata, di riprendere la propria amata lettura. Oltre alla simbologia presente nei vari eventi che susseguono nella vita di Mikage, si possono ritrovare le abitudini e la quotidianità non solo in una stanza, come la semplice cucina, ma come afferma l’autrice stessa da tale luogo si può percepire l’anima del proprietario di casa.

Come afferma Banana Yoshimoto nel postscriptum di Kitchen «Conquistare e crescere: credo che in queste due azioni sia scritta la storia spirituale di ognuno, con tutte le sue speranze e potenzialità». Ed e proprio ciò che l’autrice vuole far trasparire con questa piccola risoluzione della vita di Mikage che troviamo nel romanzo.

Fonte immagine di copertina: Feltrinelli

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