La maternità surrogata diventa reato universale. Il dibattito resta aperto, perché?

Maternità surrogata

Il tema della maternità surrogata è una questione bioetica molto delicata che da anni è al centro del dibattito pubblico, politico e giuridico, materia di interesse potenzialmente per tutti ma più familiare sicuramente a chi intende diventare genitore però che per un motivo o per un altro non ha la possibilità fisica di portare avanti una gravidanza. 

In particolare la maternità surrogata, detta anche gestazione per altri, è una forma di procreazione assistita attraverso la quale una donna si assume l’onere di portare avanti una gravidanza per conto di altri che acquisiranno la responsabilità genitoriale nei confronti del nascituro. Il procedimento può avvenire con l’utilizzo di spermatozoo e ovuli di donatori esterni o della coppia dei futuri genitori (detti anche genitori intenzionali), o in altri casi gli ovuli possono essere prestati dalla madre surrogata. 

La maternità surrogata può essere commerciale o solidaristica in base al fatto che la donna che si presta per portare avanti la gravidanza lo faccia con o senza una remunerazione economica, anche se nei fatti poi è sempre molto complicato definire se vi sia stato un rimborso spese per le spese mediche da affrontare o un vero e proprio pagamento per il servizio prestato.

In Italia l’art. 12 comma 6 della legge n. 40/2004 ha proibito il ricorso alla maternità surrogata. Lo stesso indica quanto segue: Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro (qui il testo di legge). 

I temi coinvolti dalla maternità surrogata sono molteplici, la pratica ha attirato l’attenzione di persone che non possono avere figli a causa della sterilità di uno dei due partner, di chi per motivi di salute non sarebbe in grado di portare avanti una gravidanza o di persone dello stesso sesso che intendono diventare genitori ma che per ovvi motivi naturalmente non ne avrebbero la possibilità. 

Il divieto sancito dalla legge n. 40/2004 ha spinto tantissimi italiani a ricorrere alla maternità surrogata in paesi dove la stessa è considerata legale, e proprio a causa di questo fenomeno è stata proposta da Fratelli d’Italia una modifica alla legge che già vietava la pratica che prevede la perseguibilità del reato nei confronti di cittadini e cittadine italiane, anche se questo viene commesso all’estero.

La maternità surrogata diviene reato universale

Nella giornata del 16 ottobre 2024 il Senato ha approvato in via definitiva – con 84 voti favorevoli, 58 contrari e nessuna astensione – il disegno di legge che persegue penalmente il cittadino italiano autore di maternità surrogata, anche se effettuata all’estero. Ciò che viene aggiunto alla precedente disposizione è un unico articolo: se i fatti di cui al periodo precedente, con riferimento alla surrogazione di maternità, sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana.

Dunque in questo modo la maternità surrogata viene qualificata come reato universale. Si intende reato universale un reato punibile ovunque e da chiunque (che il cittadino autore del reato sia italiano o straniero). Ma attenzione, perché il concetto di reato universale riveste in questo caso probabilmente una connotazione più politica che giuridica. Sono reati universali – ma secondo alcuni si può parlare più correttamente di giurisdizione universale – quei reati riconosciuti universalmente come tali, lo sono i crimini di guerra, il genocidio, la tortura, la schiavitù e i crimini contro l’umanità. Nel caso della maternità surrogata la questione è delicata anche sotto questo punto di vista poiché in moltissimi paesi la stessa continua ad essere praticata e regolamentata, oltre ad essere definita da molti – giustamente – imparagonabile ai suddetti crimini. 

La Cassazione in questi anni si è espressa dichiarando che la maternità surrogata «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo» ponendo inoltre l’attenzione sul fatto che nell’ordinamento italiano non esiste un “diritto alla genitorialità” (per approfondire clicca qui).

Amnesty International, che ritiene che quella di oggi sia una fase critica per i diritti umani, commenta il provvedimento divenuto definitivo il 16 ottobre come segue: 

Amnesty International Italia, riconoscendo la complessità etica del ricorso a tale tecnica di procreazione, ritiene opportuno commentare sulla sua caratterizzazione di “reato universale”, interpretabile come una forzatura giuridica. I reati universali sono di una gravità assoluta, come la tortura, il genocidio, la riduzione in schiavitù e i crimini contro l’umanità, e sono considerati come tali dalla comunità internazionale nel suo complesso.

(…) La Gpa è una tecnica di procreazione cui fanno ricorso principalmente coppie eterosessuali, ad esempio per ragioni mediche, donne con problemi importanti di fertilità o a cui è stato asportato l’utero oppure colpite da tumori, e in misura minore coppie costituite da due uomini.

(…) In termini pratici, la legge rischia di discriminare soprattutto coppie omogenitoriali e di avere ricadute sulla tutela dei minori in quanto non faciliterà la trascrizione automatica dei certificati di nascita di bambini nati all’estero. È davvero difficile capire come una legge di questo tipo possa essere presentata dai suoi proponenti come norma in difesa dei bambini e delle bambine (per approfondire clicca qui).

Stanno facendo molto discutere quelli che sembrano essere i presupposti per cui si possa parlare di inapplicabilità della legge. Restano dunque sulla classificazione della maternità surrogata come “reato universale” molteplici dubbi da un punto di vista giuridico, politico e tanti anche da un punto di vista etico e morale. Può la maternità surrogata essere paragonata a crimini come genocidio, tortura o schiavitù? Qual è il confine di ciò che offende realmente la dignità umana, in una situazione in cui ogni parte è consapevole e coerente con le proprie intenzioni rispetto all’utilizzo del proprio corpo? Il principio cardine di questo limite ha un carattere politico, giuridico, etico, biologico, religioso? Ha senso in questo contesto probabilmente anche tornare a parlare del fatto che le adozioni siano così complicate in Italia!

Il dibattito pubblico, e non solo, continuerà sicuramente a porre l’attenzione sulle ambiguità che riguardano la questione della maternità surrogata, bisogna in ogni caso sempre fare attenzione ai confini che vengono instaurati, e alle rispettive motivazioni, tra ciò che è concesso e cosa non lo è, per avere sempre un quadro lucido e consapevole rispetto alla chiarezza, l’impatto, la ragione e rettitudine della regola.

Fonte immagine: Pexels

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