“La Pecora Elettrica” è stata distrutta di nuovo. Il locale anti-fascista in Via delle Palme, nel quartiere di Centocelle, a Roma, ha subìto un secondo incendio di matrice dolosa. Proprio alla vigilia della sua riapertura.
Il primo attentato si era verificato (non a caso) lo scorso 25 aprile, e di lì a poco era scattata una vera e propria gara di solidarietà per aiutare i proprietari nella ricostruzione, attraverso una campagna di crowdfunding (in pochi mesi, furono raccolti circa 50mila euro) e decine di iniziative, che avevano visto mobilitarsi anche i negozianti e i gestori dei locali della zona.
L’incendio è divampato intorno alle 3 di notte e a riportare la notizia è stato il titolare della libreria, Valerio Pasqualucci. Sul posto è stato rinvenuto liquido infiammabile e una carcassa di un motorino utilizzata come miccia. La magistratura ha aperto un fascicolo di indagine per accertare l’accaduto. Ma il quartiere Centocelle non è nuovo a questo genere di dinamiche: meno di un mese fa, era finita in fiamme la pizzeria “Cento55”, di fronte alla caffetteria/libreria, mentre da una ventina di giorni lo stesso trattamento era stato riservato a un altro locale nelle vicinanze. L’unico, assieme a “La Pecora Elettrica” a restare aperto fino a tarda serata.
“La Pecora Elettrica” è “un luogo d’incontro di anime e di pensieri, un luogo in cui fare cultura e promuovere i talenti del territorio” – come si legge sulla pagina facebook – “una caffetteria/libreria per la divulgazione, lo scambio di idee, lo svago. Per assaggiare prodotti di qualità, per creare comunità”.
Il locale, a metà tra il parco del Forte Prenestino e la Palmiro Togliatti, è diventato negli anni un vero e proprio punto di riferimento per tutti i residenti del quartiere, anche per il lavoro svolto nella riqualificazione del parco antistante. E per essersi posto come luogo sempre aperto e pieno di vivacità culturale, dagli spazi di co-working all’organizzazione di centinaia di eventi: presentazioni di libri per bambini, spettacoli teatrali dedicati alla Resistenza, incontri dedicati a tematiche di genere.
Immediata è stata la risposta di enti, associazioni, partiti, esponenti del mondo politico e della società civile, in sostegno a “La Pecora Elettrica”.
Per il Partito Democratico, si tratta di “un attentato di chiara matrice fascista nei confronti di un luogo di incontro sociale e scambio culturale. Chiediamo che sia fatta luce sull’accaduto e identificati i responsabili. Chi dà fuoco alla cultura brucia non solo i libri, ma riduce in cenere anche il rispetto, la libertà e i diritti dei cittadini”.
La sindaca della Capitale, Virginia Raggi, ha dichiarato su Twitter: “Inquietante l’ennesimo rogo alla libreria a Roma. Se fosse confermato l’atto doloso sarebbe estremamente grave. Vicina ai proprietari, si faccia subito chiarezza!”
Tanto sostegno anche, ovviamente, dal mondo della cultura, da Gipi a Michela Murgia, passando per il Premio Strega Helena Janeczek e Roberto Saviano, che ha lancia un appello: “Scriviamo una pagina, un racconto, troviamo un editore e finanziamo la ri-riapertura de la #pecoraelettrica?”.
L’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha condannato l’episodio e ha invitato la cittadinanza a partecipare a un corteo di solidarietà che si è snodato per le vie di Centocelle nella sera del 6 novembre.
In piazza, almeno diecimila persone: collettivi antifascisti, negozianti di Centocelle che hanno chiuso il pomeriggio per sfilare, studenti, famiglie, abitanti del quartiere.
Molti degli spazi sociali che hanno preso parola durante la manifestazione, sono oggi sotto minaccia di sgombero: Astra a Montesacro, Nuovo Cinema Palazzo a San Lorenzo, Lucha y siesta, Spin Time Labs. Luoghi autogestiti, popolari, presìdi di socialità e di democrazia. Proprio come “La Pecora Elettrica”.
Di seguito, la poesia affissa sulla serranda ormai chiusa.
“Se ‘n’artra vorta ho ripijato foco
nun è pe’ ‘n incidente, né pe’ ‘n gioco.
È che ce sta ‘na mano criminale
che me detesta e me vo’ fa’ der male.
Qui dove vivo io, a Centocelle,
ce stanno cose brutte e cose belle.
Le cose brutte fanno assai rumore,
l’impunità le fa’ senti’ potenti.
Le cose belle vivono d’amore,
so’ miti, silenziose e so’ pazienti.
Ce vora’ tempo. Forse qualche mese.
E nun escludo pure altre sorprese.
Ma anche se so’ pecora, sappiate,
che co’ ‘ste cose nun me spaventate.
Me riempirò de libri e de cultura:
è quello che a voialtri fa paura.”