La scuola del millennio: com’è cambiata negli anni

La scuola del nuovo millennio.

Dal latino schŏla e dal greco scholé, in antichità si parlava di scuola come l’otium degli antichi autori. Era quindi considerata un momento di svago e di tempo libero, nel quale ampliare le proprie capacità intellettuali tramite lo studio di varie discipline. Solo in un secondo momento passò ad essere intesa come luogo, accezione mantenuta fino ai nostri giorni.
Ma come sarà la scuola del nuovo millennio?

I primi anni

Dall’alba fino ad oggi, l’istruzione è sempre stata il tassello principale nella formazione dell’individuo. A partire dal IV millennio a.C. in poi, miliardi furono i piani escogitati con i quali mirare all’insegnamento di svariati argomenti, dai primi alfabeti alla letteratura, dagli autori più importanti alle lingue più usate, e via dicendo.
Non sempre è stato possibile accedervi: ricordiamo perfettamente come all’inizio la scuola fosse dedicata solo ad una ristretta parte della società: l’aristocrazia. Era quella parte formata da nobili, uomini e donne di potere con status sociale elevato, che sarebbero andati poi a formare le varie classi dirigenti.
Solo successivamente si comprese che la scuola dovesse essere un bene esteso a tutti, senza distinzione alcuna.

Nel caso italiano, l’obbligo d’istruzione venne emesso nel corso del XIX secolo con la Legge Casati. Nel 1860 la direzione della scuola pubblica arrivò nelle mani dello Stato, che a sua volta diede carta bianca ai singoli privati di erigere e gestire istituti, inizialmente senza la possibilità di poter dare nessun tipo di diploma.
Questo diede la possibilità di avere l’istruzione elementare pubblica in comuni con più di quattromila abitanti, e obbligatoria solo per gli studenti dai sei ai sette anni.
Ovviamente, tutto questo andò a trasformarsi: da scoprire è quello che sta accadendo nella scuola di questo moderno millennio.

Una volta però assodato che l’istruzione fosse davvero rivolta a tutti, un maggiore focus è stato posto su un aspetto più intrinseco. Quanto sono importanti la serenità e la spensieratezza anche all’interno della carriera scolastica?

La modernità della scuola del nuovo millennio

La volontà di riscatto delle giovani generazioni e il voler ampliare i propri orizzonti verso nuovi argomenti sono sempre stati i tasselli fondamentali per lo sviluppo della società. La creazione di individui capaci di entrare nel mondo del lavoro è lo scopo principale, ma quanto è importante l’aspetto psicologico anche in questo caso?

Nel corso degli anni sono stati condotte molte interviste a riguardo, in ambiti liceali e universitari, per cercare di coprire una fascia di ragazzi dall’età adolescenziale a quella giovane adulta. Le statistiche riportano che solo una piccolissima percentuale del totale riesce a vivere l’esperienza scolastica in maniera equilibrata tra studio, vita privata e svaghi necessari.
La maggior parte, però, soffre in un circolo vizioso di competizione, ansia e depressione. Nonostante questi riscontri altamente negativi nella scuola del nuovo millennio, poche sono state le risposte: solo nell’ultimo periodo vediamo come la presenza della figura dello psicologo cominci ad essere sempre più accentuata, e come in ambienti più “aperti” come le università vengano messi a disposizione anche bonus mirati allo stesso motivo.

Purtroppo questo non basta, e il lavoro richiesto è da fare direttamente sugli studenti: cercare di far sentire la vita dell’istruzione come una tappa, un crescendo di eventi formativi, e non come una gara.
Non c’è alcun vincitore alla fine, ma solo miliardi di coetanei che non giungono insieme allo stesso traguardo. La società globalizzata nella quale viviamo non ci aiuta a giungere a questo scopo: tanti sono gli impieghi che richiedono risultati esorbitanti, e sempre più vediamo ragazzi messi sotto pressione dalle aspettative sociali e familiari. In ambito universitario, numerose sono le facoltà che portano a spese con più di quattro zeri, nonostante si parli di “istruzione pubblica”: quella di medicina sta diventando sempre di più una vera e propria impresa, e sono sempre di più i casi in cui, per accedere ai test d’ingresso, si spendono cifre enormi per i corsi di preparazione. Questo causa una forte depressione nelle nuove leve, che porta spesso a ricorrere a mezzi estremi.

Solo in questi momenti vediamo “risposte” dagli enti scolastici e ministeriali, come cordogli per le famiglie ed esortazioni ad uno studio meno sofferto. Ma è davvero questa la soluzione per la scuola di questo millennio?

Le riforme fatte per migliorare il sistema? Quasi nulle

Anche i social media hanno il loro peso: questo scaturisce il confronto con l’altro, l’insicurezza nei più deboli e la paura del fallimento. Vediamo quotidianamente contenuti di tutti i tipi, nei quali si esalta la perfezione ed emerge quasi come una vergogna l’avere necessità differenti; chi viene bocciato e chi non rientra nei termini imposti dalla società è automaticamente un perdente. La famiglia ha, inoltre, il suo peso. La maggior parte di esse ripone nei loro figli aspettative mai raggiunte, facendole valere come legge.

Un famoso giornalista del secolo scorso, Sydney J. Harris, disse che lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre: da riflessi di altri si deve cambiare in un mezzo tramite il quale aprirsi al mondo e volare, diventare indipendenti e dare una propria impronta a questa società fatta, purtroppo, solo di grandi apparenze. In conclusione, non c’è molto da aggiungere: il prossimo passo è quello di diminuire le continue ricerche su studenti insoddisfatti e far si che essi, invece, possano essere felici e soddisfatti delle scelte e delle responsabilità ad esse connesse.
Riuscirà la scuola del nuovo millennio in questo importante proposito?

Fonte immagine in evidenza: Depositphotos

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