Legge marziale proclamata in Corea del Sud

Legge marziale in Corea del Sud

Martedì 3 Dicembre, durante un briefing televisivo, il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-Yeol ha dichiarato la legge marziale d’emergenze nel Paese in risposta ad eventuali azioni delle forze nordcoreane che potrebbero minacciare e privare la libertà dei cittadini sudcoreani. 

Cosa c’è dietro la dichiarazione della legge marziale da parte di Yoon?

In maniera del tutto inaspettata, il presidente Yoon ha attivato la legge marziale all’interno del Paese per difendere l’ordine costituzionale democratico minacciato da gruppi filo-nordcoreani riconducibili, secondo il Partito del Potere Popolare, all’opposizione democratica che da 2 anni si contrappone ai conservatori. L’emanazione della legge marziale appare quindi, come un metodo dei conservatori per assegnare nuovi poteri ai comandi dell’esercito fedeli al governo e per limitare le azioni dell’opposizione che detiene la maggioranza in Parlamento. L’impasse politica dura dal 2022, anno in cui è salito in carica Yoon e la scelta di adoperare la legge marziale è stata definita dallo stesso presidente come una scelta obbligata per un governo in difficoltà che non riesce a vedere approvate le proprie leggi, come ad esempio quella di bilancio. Difatti, il Partito Democratico ha approvato un disegno di legge di bilancio totalmente ridimensionato ed ha promosso, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, una procedura di impeachment nei confronti di alcune figure coinvolte nella redazione della legge di bilancio.

Cosa c’entra la Corea del Nord?

La giustificazione data da Yoon per l’emanazione della legge marziale è che all’interno del Paese ci siano spinte politiche pro Corea del Nord, ovviamente affibbiate al Partito Democratico. Tentativo tanto audace quanto disperato dei conservatori di screditare i democratici dinnanzi all’opinione pubblica col fine di ridimensionare le ampie forme di contrasto attuate dal Partito Minju. La situazione con l’altra Corea, infatti, resta un evergreen all’interno della società sudcoreana, negli ultimi tempi il Paese ha effettuato e ricevuto azioni di disturbo e di propaganda, come ad esempio il lancio di volantini filo Corea del Sud verso Pyongyang e la risposta del Nord con palloni aerostatici imbottiti di rifiuti che hanno varcato i confini della controparte.

Legge marziale in Corea del Sud: il precedente storico

Era il 1979 quando venne adottata per la prima volta la legge marziale in Corea del Sud, all’alba della democrazia all’interno del Paese. In quel caso, la legge marziale venne adottata dopo l’assassinio del dittatore Park Chung-hee, generale dell’esercito e fautore del colpo di stato militare degli anni Sessanta. Mediante il golpe, nel 1961 divenne Capo di Stato è donò nuova linfa vitale alla Corea del Sud e intensificò gli scontri con l’esercito della Corea del Nord presso la zona demilitarizzata che divide le due Coree al 38esimo parallelo. La sua morte avvenuta per mano del capo dell’intelligence sudcoreana, Kim Jae-gyu, diede il là per l’avvento della democrazia nel Paese che regge fino ad oggi, giorno della nuova proclamazione della legge marziale.

La risposta parlamentare

La dichiarazione della legge marziale è stata sin da subito criticata dal fronte di opposizione che in Assemblea nazionale ha votato per  la definitiva bocciatura con 190 voti su 300 votanti, la palla passa ora al presidente Yoon Suk-Yeol e agli alti comandi militari che nel frattempo si ritirano dal palazzo del Parlamento.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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