L’inquinamento dello Yangtze: da limpido a cancerogeno

l'inquinamento dello yangtze

Lo Yangtze, anche conosciuto come Fiume Azzurro o Chang Jiang, è il fiume più lungo dell’Eurasia e terzo per lunghezza al mondo. Lungo 6418 km attraversa da ovest a est quasi tutta la Cina. È sempre stato un punto di riferimento sociale ed economico. Fertilizzando il territorio è frutto delle maggiori entrate della Repubblica Popolare Cinese. L’acqua è sempre stata un elemento importante nella storia cinese, sia imperiale che repubblicana, agevolando i trasporti, l’irrigazione, il commercio, l’agricoltura e anche le guerre. Il suo nome deriva proprio dalla limpidezza delle acque, ma, ad oggi la situazione è totalmente cambiata: da cristallino è diventato inquinato e pericoloso a causa del massiccio sfruttamento dell’agricoltura, degli scarichi di industrie delle città vicine ed a causa della scarsa protezione dell’ambientale. Sin dalla dinastia Han, la seconda dinastia imperiale cinese che oggi da il nome all’etnia più diffusa in Cina, l’area dello Yangtze è sempre stata la più fiorente dal punto di vista economico. L’area aveva una valenza così importante che aveva il potere di decidere le sorti delle dinastie, infatti, quando c’erano inondazioni e cattivi raccolti, i cinesi interpretavano questi avvenimenti come la fine del Mandato Celeste, la legittimazione del potere imperiale. Nonostante l’inquinamento dello Yangtze, esso ospita una vasta gamma di specie, con oltre 4.300 individui, in forte declino. Nonostante l’inquinamento dello Yangtze, ad oggi alcune parti del suo corso sono patrimonio culturale dell’Unesco, ma i rifiuti industriali rimangono una minaccia anche per quelle piccole realtà salve dalla contaminazione.  Ad oggi l’inquinamento dello Yangtze risulta preoccupante: il fiume è, infatti, tra i più cancerogeni del mondo a causa della massiccia presenza di plastica: come siamo arrivati a tutto questo e cosa si sta facendo per intervenire? Mao Zedong nel 1966 partecipò alla competizione d’attraversamento del fiume, oggi non potrebbe più nuotarci, proprio per l’inquinamento dello Yangtze portato dalle politiche messe in atto durante il suo governo e poi proseguite dai suoi successori. Il Partito Comunista Cinese ha avviato e svolto per 30 anni un’empia industrializzazione provocando l’inquinamento di laghi, fiumi e falde acquifere. Secondo alcuni studi il 90% delle falde acquifere cinesi sarebbe inquinato. Nel 2012 il Fiume Azzurro è diventato rosso nella zona di Chongqing proprio per i rifiuti industriali ed è stimato che l’inquinamento dello Yangtze sia collegato anche allo scarico di rifiuti di plastica: circa 1.5 milioni di tonnellate. Recentemente sono state introdotte misure concrete per proteggere l’ecosistema del fiume, nella speranza di poter ridurre l’inquinamento dello Yangtze. Queste misure rappresentano i primi passi verso l’attuazione del nuovo concetto di civilizzazione ecologica. Tra le azioni adottate vi è un divieto di pesca di 10 anni su 332 siti di conservazione lungo il fiume Yangtze. Inoltre, è entrata in vigore una legge per contrastare l’inquinamento dello Yangtze e ripristinare l’ecosistema del fiume, vietando la costruzione di impianti chimici e bacini di decantazione entro rispettivamente un chilometro e tre chilometri dal fiume, con sanzioni fino a 5 milioni di yuan. Un’altro segno allarmante oltre all’inquinamento è quello della desertificazione, che, unito all’inquinamento dello Yangtze, costituisce un fattore di crisi crescente.  La Cina purtroppo non deve fare i conti solo con l’inquinamento dello Yangtze, delle acque in generale e con la desertificazione, ma, anche con il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria, le emissioni di CO2 e il massiccio smaltimento di rifiuti. La strada cinese di modernizzazione e urbanizzazione è andata di pari passo con il progressivo inquinamento dello Yangtze, insieme al Fiume Giallo, mentre 850 milioni di persone uscivano dalla povertà, la Cina veniva inquinata, le sue acque rese sempre più impure e la superficie forestale scesa al di sotto del 10%. Importante ricordare che quasi la metà della popolazione cinese è di origine rurale,  quindi l’inquinamento dello Yangtze, danneggiare il suolo e le acque equivale danneggiare non solo la vita economica cinese, ma anche i poveri delle aree contadine. Nel 1999 fu lanciato un programma “Grain for Green” sia per contenere la contaminazione dello Yangtze, sia per ridurre inondazioni e l’erosione dei terreni, pagando i contadini per piantare alberi e donando terreni degradati alle famiglie per coltivarli. Questa è solo una delle tante iniziative che la Cina ha attuato per attenuare l’inquinamento dello Yangtze e la contaminazione dell’aria, ovviamente essendo il paese più popolato al mondo il suo impatto ambientale ha fatto la differenza a livello globale e ne risente anche internamente. È importante tutelare l’ambiente e rispettare quello che è sempre stato il cuore pulsante della Cina, educando e sensibilizzando le comunità locali incoraggiando comportamenti sostenibili verso il fiume, costruendo impianti di depurazione delle acque e proteggendo le aree fluviali e forestali nella speranza che l’inquinamento dello Yangtze venga ridotto.

Fonte immagini articolo “L’inquinamento dello Yangtze: da limpido a cancerogeno”: Wikipedia 

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