Marijuana legale: dove, quando e perché
Originaria del continente asiatico, la pianta della Cannabis o Canapa contiene diversi tipi di sostanze psicoattive, tra cui la marijuana che deriva dalle sue infiorescenze essiccate
L’etimologia del termine “marijuana” è ignota, tuttavia sappiamo che questo era il nome comunemente usato in Messico (marihuana) per indicare la varietà di canapa detta “indiana”, utilizzata come sostanza stupefacente. La consuetudine di designare con la parola “marijuana” la pianta di Cannabis in generale, indipendentemente dall’uso a cui sia destinata, deriva da una campagna mediatica promossa negli Usa durante gli anni ’30 dall’editore, imprenditore e politico statunitense William Randolph Hearst. Quest’ultimo adottò il vocabolo messicano giacché il Paese centroamericano era allora considerato nemico degli Stati Uniti. I suoi giornali, permeati da un’aura sensazionalistica, portarono l’opinione pubblica a demonizzare la pianta in questione ed al conseguente proibizionismo, con il “Marihuana Tax Act” firmato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt, il 14 giugno 1937.
Marijuana legale, in quali Paesi? E a quali scopi?
La liberalizzazione della cannabis, sia per fini terapeutici che ricreativi, è un fenomeno che sembra destinato ad inglobare un numero sempre crescente di nazioni. Il primo Stato al mondo ad autorizzare la produzione, la vendita ed il consumo, per i maggiorenni iscritti in un registro dei consumatori abituali, fu l’Uruguay nel 2013. In vari stati Usa (Oregon, Nevada, Colorado, Washington, Alaska, Oregon, distretto di Columbia, California) ne è permesso l’uso ricreativo, mentre 30 sono quelli in cui la marijuana viene consumata in ambito sanitario. L’Olanda, ritenuta la nazione della cannabis per eccellenza, non riconosce formalmente la legalità della sostanza ma ne tollera il consumo presso i famosi Coffee Shop. Al di fuori di tali locali, la legge non consente di superare i 5 grammi. Totalmente privo di controlli in tal senso, invece, il Bangladesh, dove la marijuana è consumata in assoluta libertà.
Marijuana: dove è assolutamente proibita e quali sono le pene per chi ne è in possesso
Esistono Paesi nei quali la detenzione di cannabis, anche in piccole quantità, è severamente vietata e punita con sanzioni che possono arrivare perfino alla pena di morte. Iran, Malesia, Emirati Arabi ed Arabia Saudita fanno parte di quest’ultimo gruppo. In Romania, Belgio e Francia è prevista la carcerazione; in Indonesia e a Singapore la fustigazione e l’ergastolo; in Cina sono stati istituiti dei “campi di lavoro e rieducazione” per coloro che eludono il divieto. Anche il Giappone e il Regno Unito proibiscono l’uso di marijuana, mentre in Israele esso è consentito solo per cure mediche.
Marijuana legale: in quali Paesi il suo uso è depenalizzato?
In Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca, Germania e diverse nazioni sudamericane il consumo di “erba” fino a 10 grammi costituisce solo illecito civile. In Messico, India e Cambogia, la marijuana sarebbe vietata in teoria, ma nei fatti spesso il suo consumo non viene punito dalla legge. Il Brasile sta tuttora lottando per giungere alla legalizzazione completa.
Marijuana legale, la situazione in Italia
Nel nostro Paese sembrava si stesse procedendo, pur se tra mille difficoltà, verso la liberalizzazione della cannabis cosiddetta “light”, dove “light” sta ad indicare il basso quantitativo del principio attivo Thc (al di sotto dello 0,6%). Questa dose, che non basta a provocare gli effetti stupefacenti, costituisce il limite massimo previsto dalla legge. Il Consiglio Superiore di Sanità ha poi però bocciato la vendita della cannabis “leggera” nei negozi, in base alla considerazione che “la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può essere esclusa”.
Attualmente, infatti, in Italia l’uso della marijuana è concessa solo a scopo terapeutico, previa prescrizione medica, per attenuare il dolore cronico di cui soffrono i pazienti colpiti da patologie come la fibromialgia, la sclerosi multipla o il cancro, sottoposti a chemioterapia. Da qualche tempo però è stata segnalata una scarsità delle scorte, che aggraverebbe significativamente le già drammatiche situazioni dei pazienti. Essendo solo uno, in Italia, lo stabilimento deputato alla coltivazione di canapa ad uso medico (parliamo dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze), la produzione non è in grado di soddisfare tutte le richieste. Per ovviare a questa scarsità, viene importata dai Paesi Bassi (unico esportatore in Europa), nella quantità di circa 200 kg, ma sembra ancora non bastare. Favorevole alla concessione della licenza di produzione anche ad altri soggetti produttori, è da sempre l’Associazione Luca Coscioni.
Oltre alla marijuana light ad uso privato, al momento in Italia è autorizzata la coltivazione di alcune varietà, l’uso industriale della biomassa e la produzione a fini ornamentali. Ad uso alimentare, invece, possono essere venduti semi e altri prodotti vegetali, sempre entro i limiti imposti dalla legge.