Napoli campione d’Italia, la vittoria di un popolo
Nella notte tra il 4 e il 5 maggio il Napoli corona un sogno: espugna la Dacia Arena di Udine e diventa campione d’Italia di calcio, vincendo lo scudetto. È solo uno sport, dicono. Ma in questo sport si unisce un popolo. Sembra la solita narrazione retorica, la rivalsa sociale, il riscatto dietro un pallone, lo sport che risarcisce e cambia volto a una città spesso vessata e piena di contraddizioni. Al di là della retorica, veritiera o non, dietro la vittoria su un campo da calcio c’è una Napoli pregna di arte e di storia, simbolica e internazionale, che nello sport ha fatto un solco profondissimo.
Il legame sport e città come un sogno bellissimo
Si tratta di un legame solido, remoto, che affonda le sue radici negli anni ’80 con Diego Armando Maradona, questo giocatore prodigioso, che faceva gol quasi sempre, una sorta di re Mida, argentino di nascita e partenopeo d’adozione. Come si spiega questo attaccamento così viscerale a una squadra, ai suoi colori, come fosse tutt’uno, Napoli viva e pulsante nel pallone che rotola sul manto erboso. Sarà che il calcio è uno sport semplice, con poche regole e tanta fantasia, un po’ come i napoletani che nel mondo fanno la pizza. Sarà che il napoletano medio ha sogni grandi e si addormenta sognando (in napoletano sonno e sogno si dicono allo stesso modo) e Maradona, un idolo calcistico, incarna la volontà di rifarsi, di realizzare un desiderio.
Napoli campione: un sogno che si avvera
Anche questo è retorica. Non si riesce a parlare di Napoli senza addentrarsi in narrazioni già sciorinate da altri, senza finire in luoghi comuni. Eppure, questa Napoli sulla bocca di tutti, di comune non ha niente.
Nella notte tra il 4 e il 5 maggio c’è stato un evento, un’esplosione di gioia, un amore irresistibile e sconfinato in ogni dove. Un senso di appartenenza, che non è demarcazione, non è separazione ma è unione. Tutti partecipano alla festa, chi a malapena segue il calcio, chi fa il tifo per altre squadre, chi ci ha creduto di più e chi meno. In una inclusiva manifestazione di contentezza, la città si compatta in cori, caroselli e fuochi d’artificio. Non importa, per un attimo, cosa Napoli è e cosa rappresenta ma quello che trasmette. Accanto alla passione per uno sport, c’è l’attesa di chi ha aspettato 33 anni per una coppa, come un sogno bellissimo. Una sorta di insegnamento che in una notte la città grida al mondo: i sogni si avverano, sgomitano e si realizzano per chi ha il coraggio di mettersi a sognare.
Napoli campione d’Italia, fonte immagine: Valerio Pepe e Sabrina Zazzaro