I test di ammissione all’università rappresentano un metodo di valutazione che ha come scopo quello di selezionare gli studenti che possono accedere a determinati percorsi di studi universitari.
Questi test furono introdotti il 2 agosto 1999 per consentire l’accesso ad alcuni cicli di studi.
I percorsi che prevedono lo svolgimento dei tali sono:
- Scienze della formazione primaria;
- Architettura;
- Odontoiatria;
- Veterinaria;
- Medicina.
Tuttavia questi test possono cambiare notevolmente da università a università e, molto spesso, l’istituzione del numero limitato può anche essere stabilito dal singolo ateneo.
Generalmente, si sostiene che i test di ammissione siano necessari per migliorare la qualità del percorso formativo e il rapporto tra professori e studenti. Ciononostante, ci sono opinioni fortemente contrastanti a riguardo: c’è infatti chi li sostiene e chi, invece, ne preferirebbe l’abolizione.
Quali sono i pro e i contro legati ai test di ammissione all’università?
Vediamo, innanzitutto, quali sono i pro dei test di ammissione all’università:
- Hanno lo scopo di valutare in maniera specifica le abilità e le conoscenze necessarie per un determinato tipo di percorso universitario, facendo quindi sì che gli studenti siano perfettamente ed adeguatamente preparati ad assimilare certi tipi di informazioni;
- Sono solitamente organizzati in maniera strutturata e standardizzata in modo tale da essere assolutamente oggettivi ed imparziali, riducendo il rischio di pregiudizi o favoritismi. Inoltre, grazie alla notevole organizzazione, sono in grado di gestire grandi quantità di candidati e valutarli in maniera equa e veloce;
- Infine il cosiddetto “numero chiuso” serve a rispettare il principio secondo cui, essendo le risorse pubbliche limitate, di conseguenza anche il numero di candidati che è possibile accogliere deve essere limitato.
Vediamo ora quali sono, viceversa, i contro dei test di ammissione all’università:
- Il principio sopracitato si scontra con quello delle pari opportunità che sono alla base delle moderne democrazie liberali, Italia inclusa;
- I test potrebbero non riflettere le vere capacità e competenze dello studente, perché quest’ultimo ha soltanto un’unica opportunità per dimostrarle;
- Un altro fattore a svantaggio ha a che fare con delle situazioni che potrebbero generare disuguaglianza, perché studenti con maggiori possibilità potrebbero prepararsi ai test attraverso risorse aggiuntive. In questo modo, l’andamento e i risultati dei test non sarebbero del tutto equi;
- È inoltre risaputo che, molto spesso, i test generano negli studenti una forte pressione: questi infatti subiscono, generalmente, un forte stress che, accompagnato dall’ansia, potrebbe nuocere pesantemente alla salute mentale dello studente.
Negli ultimi mesi il Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca si è più volte espresso contro i test di ammissione, facendo un particolare riferimento alla facoltà di Medicina. Secondo il Presidente, infatti, i test sono dei veri e propri «atti camorristici» contro tutti coloro che non possono permettersi un’adeguata preparazione agli stessi. Egli sostiene che, in realtà, tali metodi di valutazione non sono mirati a scoprire le competenze degli studenti in un determinato campo di studio, perché i quesiti non sono legati agli studi che affronterebbero poi nel percorso universitario, ma riguardano questioni che non hanno per niente a che fare con esso. Tuttavia, il CISIA ha ribattuto alle parole del governatore sostenendo che i quesiti vengono preparati in maniera professionale e coerente ai titoli di studi a cui gli studenti aspirano, cercando di renderli sempre giusti ed equi.
In conclusione, i test di ammissione all’Università hanno vantaggi e svantaggi. Diversi atenei stanno valutando modi alternativi per integrare la valutazione dei test di ammissione con altri fattori, come ad esempio il rendimento scolastico, in modo da bilanciare le decisioni relative a quali studenti debbano essere ammessi.
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