Un’esperienza al Monaldi: eccellenza e malfunzionamento

Il Mpnaldi: eccellenza e malfunzionamento

La regione Campania porta il peso di un’immagine negativa circa la situazione sanitaria eppure non vi è un quadro totalmente nero: la Campania, ad esempio, è una delle prime regioni in Italia ad aver effettuato trapianti d’organi. Ciò è dimostrato dal Centro d’Eccellenza dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, in particolar modo si fa riferimento al Centro Trapianti presente presso l’Ospedale Monaldi (eccellenza e malfunzionamento, così spesso identificato)  in cui Massimo ha effettuato il trapianto di cuore. 

Ma chi è Massimo? Approfondiamo la sua storia grazie alla chiacchierata con Dafne Palmieri, madre di Massimo e donna eccezionale, che racconta della loro forza ma anche delle sue preoccupazioni rispetto ad un centro d’eccellenza che presenta gravi malfunzionamenti, andando in parte a riconfermare l’immagine sanitaria della nostra regione e a sottolineare, dunque, la necessità di miglioramenti. 

Dafne, cosa è accaduto esattamente a Massimo?

In seguito ad un’infezione virale e ad una forte influenza che ha toccato il cuore, Massimo nel 2014 ha dovuto ricorrere al Berlin Heart (cuore artificiale) che l’ha tenuto in vita per sei mesi. Ha effettuato il trapianto a giugno dello stesso anno grazie al dono, poco prima di compiere 14 anni. Massimo è soggetto, però, a rigetto cronico. Nel 2017 la situazione si fa molto difficile e diviene necessario il metodo dell’immuno assorbimento e oggigiorno mio figlio si reca due volte a settimana al Monaldi per la terapia di fotoferesi che gli consente di stare bene. 

Qual è stata e qual è  la tua maggiore preoccupazione post trapianto? 

Sicuramente non è stato semplice, è stata necessaria da subito molta attenzione ma Max conduce una vita normale: ha terminato i suoi studi, adesso lavora, è fidanzato, guida, esce con gli amici. Come ho già detto mio figlio ha un rigetto cronico che per fortuna cura con la terapia e ha una mamma sempre presente (com’è giusto che sia) ma quando io non avrò più la forza, quale sarà il punto di riferimento di mio figlio? Questa è la mia più grande preoccupazione. Massimo ha il diritto di avere stabilità e sicurezza. 

Il Monaldi gode di una struttura ospedaliera eccellente, si sviluppa attorno e grazie a competenze brillanti, il personale tutto è dotato di grande esperienza, i fondi ci sono ma Dafne è preoccupata perché emergono situazioni di seria criticità, vi è inadempienza, differenze gestionali e lavori di ristrutturazione mai conclusi. Dafne si chiede: perché si blocca tutto? Questo è il Monaldi: eccellenza e malfunzionamento. Due antipodi in contemporanea. 

Dafne, quali sono quindi le criticità di questa struttura?

C’è malfunzionamento. C’è disorganizzazione. Quando Massimo ha avuto il rigetto nel 2017 non è stato accolto nel reparto pediatrico ma in quello adulto perché dal 2014 si opera per lo smantellamento del trapianto pediatrico. Per esempio, Irene (una bambina di soli due anni) è stata trasferita a Bologna. Perché far spostare pazienti quando è proprio qui che, per fortuna, godiamo di un’équipe medica d’eccellenza? Il Monaldi ha salvato Massimo tre volte: con il cuore artificiale, con il trapianto e dopo il rigetto con la terapia. Io sarò sempre grata ai medici e alla struttura ospedaliera ma c’è da dire che Massimo è l’ultimo sopravvissuto. Dal 2014 ci sono stati moltissimi lutti sia in lista d’attesa sia tra i trapiantati. C’è sicuramente urgenza d’ intervenire. 

Come ricorda e sottolinea Dafne, il trapianto di cuore è un LEA (Livello Essenziale di Assistenza) ed è assolutamente necessario che continui ad essere presente a Napoli e a salvare vite com’è accaduto con Massimo. Bisogna investire per interventi concreti, diretti, brevi ed è necessaria la collaborazione di tutti affinché competenza e organizzazione possano camminare di pari passo ed è fondamentale garantire una struttura sicura in modo da fornire a Massimo e a tanti altri pazienti, giovani e adulti, stabilità.

Che la voce di Dafne diventi eco per migliorare e non lasciare più nulla né al rimando, né all’indifferenza. 

Fonte immagine di copertina: Pixabay

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