Un tour di Cimitile tra cultura e buon cibo alla scoperta delle Basiliche Paleocristiane e di “Pizza & Fritti Sapori di Napoli” dello chef Gennaro Galeotafiore.
Esattamente nel cuore della Campania, a circa 30 kilometri di distanza dalle cinque province, incontriamo Cimitile, un paesino di poco più di 7000 anime, che custodisce un vero e proprio patrimonio di cultura storica e artistica, da visitare assolutamente: le Basiliche Paleocristiane. Chi volesse allietare oltre agli occhi anche il palato, non potrà fare a meno di scegliere “Pizza & Fritti Sapori di Napoli” dello chef Gennaro Galeotafiore. Da qui è partito il tour, guidato dall’ingegnere Giuseppe Trinchese, appassionato e studioso delle Basiliche, ed organizzato da Renato Rocco, giornalista del Magazine “La buona tavola”, atto a valorizzare le ricchezze del nostro territorio.
Immergersi nel verde che circonda le rovine del complesso monumentale di Cimitile è un’esperienza davvero unica.
Il complesso sorge alla base di una necropoli del II-III sec. d.C. ma è intorno alla fine del III sec. che vi si sviluppa un vero e proprio culto, professato dallo stesso Sant’Agostino, intorno alla tomba del sacerdote Felice, dedito alla cura della diocesi di Nola. Il futuro vescovo di Nola, San Paolino (in onore del quale si celebra tutt’ora la famosa “Festa dei gigli”), restaurati gli antichi edifici intorno alla tomba del sacerdote Felice in seguito alla vendita di alcuni suoi beni, fece costruire un’imponente Basilica e numerose altre opere per venire incontro alle esigenze dei cittadini. L’origine sepolcrale del luogo permane nell’attuale nome della città, “Cimiterium” l’odierna “Cimitile”, appunto. Il villaggio fondato intorno alla Basilica grazie a Paolino subì una disastrosa alluvione intorno al VI sec., nonché varie scorrerie barbariche. Esplorando le sette basiliche del complesso si ha quasi una sensazione concreta e materiale delle varie epoche che sono andate stratificandosi man mano, al di sopra del complesso monumentale, conservandone la memoria.
Le Basiliche di Cimitile tra arte, culto e prodigio
Incontriamo innanzitutto la Basilica di San Tommaso, del VI-VII sec., e la cappella dei SS. Martiri, realizzata da Leone III, il gioiello del complesso, contenente numerosi affreschi di innegabile bellezza e di natura propagandistica, due dei quali conservati nell’Antiquarium.
La Basilica di San Felice, costituita a partire dal IV sec da strutture di epoche diverse, ospita il primo mausoleo e la cosiddetta Basilica vetus, in seguito modificata da San Paolino per diventare la Basilica nova. L’alto numero di sepolture contenute nella Basilica è dovuto alla credenza popolare secondo la quale una maggiore prossimità al Santo avrebbe procurato un accesso sicuro al Paradiso. La lastra in marmo che copre il sepolcro presenta due fori, attraverso cui veniva fatto passare dell’olio, con il quale i fedeli imbevevano dei fazzoletti, ritenuti vere e proprie reliquie per contatto. Massime bibliche sono riportate tutt’intorno al sepolcro.
La Cappella di San Calionio, risalente al V sec. ma restaurata da Leone III intorno al IX sec., contiene le tombe dei poveri.
La Cappella di Santa Maria degli Angeli conserva un affresco della Vergine col bambino e la tipica croce ad Y.
La Basilica nova, poi di San Giovanni, eretta intorno al V sec. per rispondere alla sempre maggiore affluenza di pellegrini, è molto simile per grandezza ed affreschi alla Basilica di Sant’Apollinare a Ravenna ma ridotta nei secoli a causa di vari danni. Gli affreschi ancora conservati testimoniano il cambiamento delle esigenze di fede, permettendo di associare le scene riprodotte ad epoche differenti. A destra del Battistero si accede ad una serie di camere i cui scavi sono stati interrotti e nelle quali sono stati rinvenuti numerosi reperti ancora in fase di analisi.
Infine la Basilica di Santo Stefano, costruita anteriormente all’alluvione del VI sec. è dedicata esclusivamente a riti e cerimonie. Sepolta per circa due metri dall’alluvione, fu restaurata nel ‘700 in stile barocco da un’arciconfraternita locale. Gino Chierici, architetto napoletano, intorno agli anni ’30 del Novecento, fece eliminare gli elementi barocchi, riportando alla luce la Basilica originaria e gli affreschi conservatisi grazie al disastro. La Basilica è dedicata a Santo Stefano in quanto, secondo la tradizione, vi è conservata la pietra sulla quale il Santo si poggiò durante il martirio e che ne assorbì il sangue, assumendo l’attuale colorazione rossastra.
L’Antiquarium conserva i rinvenimenti delle Basiliche; tra i più rappresentativi ci sono due affreschi cristologici in fase di restauro: “Adamo ed Eva” rappresentati come Venere ed Ercole, e “Giona gettato in mare“; una sepoltura di riciclo, che riporta da un lato un bassorilievo pagano e dall’altro l’iscrizione funeraria di un vescovo e una croce latina trifogliata bifacciale, che rappresenta da un lato la crocifissione e dall’altro la resurrezione, con un principio di prospettiva nella rappresentazione della sepoltura in basso.
Una curiosità di particolare interesse soprattutto per i napoletani: un lato dell’Antiquarium permette l’accesso a quello che per tradizione è stato il luogo di prigionia di San Gennaro durante il suo passaggio nell’urbe campana, nonché alla fornace dove egli è stato gettato, uscendone tre volte incolume.
Cimitile era tappa fissa di pellegrinaggi e sede di un vero e proprio mercato di reliquie, grazie anche a quelle provenienti da Gerusalemme, portate a Cimitile da una cugina di Paolino, come un pezzo della croce di Gesù, incastonata in quella fatta costruire da Paolino.
Il Santo possedeva un animo poliedrico che si esprimeva anche nella letteratura; i suoi scritti sono dettagliatissimi e ogni intervento effettuato nelle Basiliche era annotato. Questi documenti sono una preziosissima testimonianza che ci permette, anche a distanza di secoli, di calarci nella reale atmosfera delle Basiliche stesse. La corrispondenza di Paolino con i Padri della Chiesa, Agostino e Ambrogio, ci consente inoltre di comprendere anche le motivazioni e la scelta delle figure ritratte nei suoi affreschi: rimproverato per aver selezionato soggetti umani per decorare le sue Basiliche, egli risponde giustificando la sua decisione in relazione a quelle che sono le esigenze dei suoi fedeli, spesso illetterati e incolti, che Paolino cerca di rendere partecipi della gloria di Dio attraverso scene a loro comprensibili. Crea in un certo qual modo una vera e propria “Bibbia dei poveri”, attraverso gli affreschi.
Ricche di cultura, le Basiliche Paleocristiane di Cimitile sono,dunque, un monumento storico in grado di dirci ancora tanto e da non abbandonare all’incuria e alle ingiurie del tempo.
Tra cultura e buon cibo
Ma il tour non si ferma qui. Cimitile ci riceve in un’accogliente trattoria-pizzeria specializzata nel fritto di qualità: “Pizza & Fritti Sapori di Napoli” sita in via Nazionale delle Puglie 365, Nola (Telefono: 081 2132714), dello chef Gennaro Galeotafiore, fondatore dell’azienda “Sapori di Napoli”, che rivende i prodotti da lui preparati in prima persona.
Il menù propostoci è stato denominato “Il ragù che pensa” ed è stato lo chef stesso a spiegare la peculiarità di questo titolo: il suo ragù è fatto seguendo l’antica tradizione, partendo, cioè, dal concentrato di pomodoro, che ha bisogno di una preparazione di circa 48 ore. In totale la cottura dura quasi due giorni ed il ragù è poi messo a riposare tutta la notte. Ha dunque “romanticamente” molto tempo per pensare, appunto. La carne è selezionata appositamente dallo chef.
Il pranzo, interamente a base di ragù, ha previsto:
- Crocchè, arancino, frittatina e montanarina fritta al ragù,
- Trancio di pizza al ragù,
- Tortino di melenzane,
- Candele spezzate con carne,
- Il pane proibito: il cozzetiello con la polpetta al ragù
- Panettone al rum
L’organizzatore dell’evento, Renato Rocco, ci ha spiegato inoltre il motivo della scelta della denominazione “Pane proibito”: nel rispetto della tradizione, il cozzetiello era quel pane che veniva inzuppato nella pentola del ragù di qualsiasi famiglia napoletana, gesto per il quale tutti venivano puntualmente redarguiti. Lo chef lo ripropone in una veste rispettosa della tradizione ma in maniera innovativa. Ognuno può assaporare il cozzetiello già inzuppato e servito.
Il locale è pregno di quell’atmosfera tipica di una domenica a casa dei nonni ma non manca sicuramente uno sguardo innovativo, soprattutto nella presentazione dei piatti, che conciliano occhi e palato. Cultura e buon cibo sono ben amalgamati.
Il tutto è stato accompagnato dai vini della cantina “I due Principati”, azienda atta a coniugare enologia e cultura del nostro territorio. Ogni vino proposto è associato ad un personaggio storico campano.
Cimitile è sicuramente un’ottima meta per un visitatore che desidera coniugare l’amore per la cultura e il buon cibo!
Immagini da WIKI