Il mondo della nutrizione è un universo complesso e affascinante, dove la scienza incontra l’arte di nutrire il corpo e l’anima. Ma cosa accade quando la nutrizione si intreccia con la patologia? Quando un semplice atto come mangiare diventa una sfida quotidiana, un percorso a ostacoli da superare, entra in gioco la figura del nutrizionista, un professionista che, grazie a competenze specifiche e un approccio personalizzato, può fare la differenza nella vita di chi soffre di problemi come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), l’allergia al nichel o la fibromialgia.
Queste condizioni, apparentemente così diverse tra loro, condividono un denominatore comune: l’alimentazione. Ciò che mangiamo, infatti, può influenzare in modo significativo i sintomi e la qualità di vita di chi ne è affetto.
Ma come orientare un paziente ad esempio con IBS, tra le mille sfumature della dieta low FODMAP (indicata per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile o fibromalgia)? Oppure come personalizzare l’alimentazione di un soggetto con fibromialgia, una condizione spesso caratterizzata da una sintomatologia complessa?
La formazione specializzata: un passaporto per il mondo della nutrizione clinica
Affrontare queste sfide richiede una preparazione specifica, un bagaglio di conoscenze che vada oltre i fondamenti della nutrizione. È qui che entra in gioco la formazione specializzata, e corsi come quello sulla gestione dell’IBS o sulla nutrizione e fibromialgia, proposti da istituti come la Scuola di Nutrizione Salernitana che puoi leggere qui, forniscono ai professionisti gli strumenti necessari per affrontare queste patologie in modo efficace.
Se sei un professionista nel settore dell’alimentazione, ricorda che seguire corsi di formazione è un investimento sul tuo futuro professionale, ma che oltre ad aiutarti a sviluppare competenze specifiche, ti renderà di conseguenza anche più competitivo sul mercato del lavoro.
La dieta low-FODMAP? Meglio con un esperto!
Quando si parla di dieta low-FODMAP, si intende ridurre l’assunzione di zuccheri per creare un ambiente intestinale più tranquillo e meno soggetto a fermentazioni, ideale per chi soffre di patologie già sopra citate.
Immaginiamo l’intestino come un giardino, quindi quando introduciamo alimenti ricchi di FODMAP (fruttosio, lattosio, fruttani, galattooligosaccaridi (GOS), polioli e carboidrati a catena corta), è come se stessimo innaffiando il nostro giardino con un fertilizzante molto particolare: per alcune persone, questo fertilizzante può far proliferare batteri che causano fermentazione e gonfiore, creando un vero e proprio scompiglio nel nostro intestino.
La dieta low FODMAP in questo senso, è come se decidessimo di cambiare tipo di fertilizzante, scegliendo uno più delicato e tollerato.
Ridurre l’assunzione di questi alimenti significa creare un ambiente intestinale più tranquillo, dove i sintomi fastidiosi come il gonfiore e i crampi possano diminuire. È un po’ come passare da una dieta ricca di cibi che “irritano” l’intestino a una dieta più delicata e personalizzata.
Certo, all’inizio può sembrare limitante dover rinunciare a molti alimenti che amiamo, ma i benefici in termini di benessere sono notevoli.
La dieta low FODMAP non è una soluzione definitiva, ma un punto di partenza perché, dopo aver eliminato gli alimenti che causano i sintomi più fastidiosi, è fondamentale reintrodurli gradualmente per capire quali sono realmente i cibi che creano problemi. Questa fase delicata richiede un approccio ad hoc studiato su misura, e quindi c’è bisogno di un professionista esperto.
Ecco perché il nutrizionista è la figura chiave in questo percorso, in quanto grazie alla sua competenza, aiuterà a creare un piano alimentare su misura, guidando la persona nella reintroduzione degli alimenti e monitorandone i progressi.
Un nutrizionista che, con una formazione continua, fornirà gli strumenti e le conoscenze necessarie per gestire anche autonomamente la dieta da parte del paziente, nel lungo termine, offrendogli persino un supporto psicologico per affrontare le sfide legate a un cambiamento alimentare.
Quindi se soffri di Sindrome dell’intestino irritabile o fibromialgia ad esempio, una dieta low FODMAP, se seguita correttamente e con l’aiuto di un nutrizionista, può migliorare significativamente la tua qualità di vita.
Non deve essere mai una dieta fai-da-te, richiede un approccio professionale e personalizzato.
L’alimentazione è un tema che suscita grande interesse e spesso genera una miriade di leggende metropolitane: ma una dieta errata basata su falsi miti può compromettere la salute e aumentare il rischio di malattie croniche, diete estreme o basate su informazioni errate può portare anche a frustrazione e demotivazione.
La fibromialgia richiede un approccio a 360 gradi
Oltre alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS), anche la fibromialgia richiede una dieta low-FODMAP. Ma la cosa che va dettagliata è che una dieta antinfiammatoria e ricca di nutrienti può sicuramente alleviare molti sintomi della fibromialgia, ma è fondamentale sottolineare che non esiste una dieta universale che funzioni per tutti. Ogni persona con fibromialgia è unica, con esigenze e sensibilità alimentari diverse.
Un approccio nutrizionale personalizzato, ideato da un professionista della nutrizione, è essenziale.
Pariamo di una condizione complessa che coinvolge molteplici fattori, non solo l’alimentazione e occorre quindi intervenire in maniera multidisciplinare, includendo anche attività fisica, tecniche di rilassamento e, se necessario, supporto psicologico, che può portare a risultati più duraturi e soddisfacenti.
Una dieta equilibrata e antinfiammatoria è spesso consigliata per le persone con fibromialgia, questo implica privilegiare alimenti ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura colorata, cereali integrali, legumi e fonti proteiche magre.
Ed è importantissimo limitare il consumo di zuccheri raffinati, grassi saturi e alimenti processati, che possono aumentare l’infiammazione.
Ma occorre ribadire che la fibromialgia è una condizione complicata e soggettiva: ciò che funziona per una persona potrebbe non funzionare per un’altra quindi, oltre a seguire questi principi generali, è essenziale lavorare con un nutrizionista per creare un piano alimentare su misura che tenga conto delle specificità di ogni individuo e dei suoi sintomi.
Fonti e Note Bibliografiche:
- Fibromialgia e nutrizione: quale legame? – BioPills
- Fibromialgia e alimentazione: studio della patogenesi e dei diversi approcci nutrizionali di B. SERRA – 2020 – etd.adm.unipi.it
- Studio dell’aderenza nel lungo periodo della dieta FODMAPs personalizzata in pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile e da fibromialgia di A. MARCHINI – 2024 – etd.adm.unipi.it
- La dieta fodmap di C. Cuneo – 2017 – books.google.com
- Dieta Low-fodmap. Di cosa parliamo? Solo per l’intestino irritabile? di ES Corazziari – simg.it