Secondo gli ultimi dati ISTAT circa 7 milioni di Italiani soffrono di problemi all’udito, ovvero il 12% della popolazione. Molti, però, trascurano questa condizione per anni, fino a quando la situazione non si aggrava al punto in cui diventa irreversibile e l’udito risulta irrimediabilmente compromesso.
In alcuni di questi casi è possibile sopperire al problema con apparecchi acustici, apposite protesi elaborate per compensare la perdita dell’udito e permettere al soggetto di recuperare buona parte della sensibilità uditiva.
Il mercato della protesica uditiva oggigiorno è diventato piuttosto capillare e un po’ ovunque si possono reperire apparecchi acustici. La maggior parte delle soluzioni, poi, può essere comodamente personalizzata, così da contrastare adeguatamente le problematiche riscontrate e risolvere i diversi livelli di ipoacusia. Si possono reperire, ad esempio, apparecchi acustici su misura a Napoli, a Milano, a Bologna e in tutte le altre città italiane, ma anche nei piccoli paesini è possibile recarsi presso centri per l’udito ed effettuare una screening precoce.
Il tempo, nell’affrontare i problemi legati all’udito, condiziona per buona parte l’esito delle terapie e dei rimedi messi in atto per risolverli. Non affrontarli precocemente, invece, espone al rischio di non riuscire più a risolverli. Per questa ragione è necessario includere tra i controlli di routine anche uno screening dell’udito attraverso un apposito esame audiometrico. Col tempo, questo senso, di fatto, tende a diminuire fisiologicamente e si possono incontrare sempre più difficoltà a sentire i suoni dell’ambiente circostante, ma esistono molte altre cause che possono condurre a una perdita parziale o totale dell’udito, spesso non legate all’età.
Non riuscire più a sentire bene può comportare l’insorgere di altre problematiche, anch’esse gravi, come una ridotta capacità lavorativa, limitato sviluppo del linguaggio o cognitivo nei più piccoli e, in generale, un diffuso isolamento sociale.
Esame audiometrico, conosciamolo più da vicino
Per esame audiometrico s’intende uno screening teso a constatare la sensibilità e funzionalità uditiva, in tutte quelle situazioni in cui si sospetta un abbassamento dell’udito.
Questo segue principalmente due metodiche differenti, che possono essere soggettive, se contemplano la partecipazione attiva del paziente, oppure oggettive, se invece vengono effettuate senza quest’ultima, come accade sotto sedazione o anestesia.
Tra le metodologie soggettive, ad esempio, c’è l’audiometria tonale, che permette di misurare la soglia uditiva per via ossea oppure aerea. In questi casi vengono sottoposti ai pazienti dei suoni puri, non esistenti in natura, che seguono una cadenza e un’onda sonora regolare. Di solito possono essere emessi da un altoparlante, se lo screening viene effettuato sui neonati, o con l’ausilio di cuffie, per i bambini più grandi o gli adulti. Chiaramente la risposta da parte del paziente sarà diversa in entrambe le circostanze, poiché solo nel secondo caso è possibile misurare i diversi livelli di udito per ogni orecchio.
L’audiometria tonale per via ossea, invece, comporta l’impiego di un trasduttore vibratorio applicato sull’osso mastoideo, posto dietro l’orecchio ed è in grado di misurare solo la funzionalità interna dell’orecchio.
L’audiometria obiettiva, invece, serve a indagare specifiche patologie, in abbinamento allo screening soggettivo. Può essere utile, ad esempio, per lo studio della funzione tubarica, qualora fosse in atto un’infiammazione della tromba di Eustachio, ma anche della mobilità degli ossicini, per la diagnosi dell’otosclerosi.
In tutti i casi in cui i risultati fanno registrare una riduzione dell’udito, lo specialista valuterà la necessità o meno di impiegare apparecchi acustici.