Cos’è l’endometriosi: tabù e nuove consapevolezze

Cos'è l'endometriosi: tabù e nuove consapevolezze

Negli ultimi anni, sono sempre di più le donne che dichiarano di aver avuto una diagnosi di endometriosi. Nonostante l’ampia diffusione, l’endometriosi è ancora un argomento avvolto da incertezze e tabù. Nell’articolo di oggi esploreremo cos’è l’endometriosi e le difficoltà legate all’accettazione pubblica di questa malattia.

Che cos’è l’endometriosi

L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica ginecologica. È caratterizzata dalla presenza di tessuto simil-endometriale, che normalmente riveste l’interno dell’utero, al di fuori di quest’ultimo. Le localizzazioni più conosciute riguardano le ovaie, con conseguenti formazioni cistiche, le tube e il peritoneo. I sintomi più comuni, che variano in base alla localizzazione, sono: 

  • Dolore, spesso invalidante, durante la fase mestruale
  • Mestruazioni emorragiche
  • Dolore durante i rapporti
  • Dolore durante la minzione e la defecazione

I tabù dell’endometriosi

Ora che abbiamo chiarito cos’è l’endometriosi, è necessario discutere il motivo per cui questa malattia “invisibile” spesso viene diagnosticata in ritardo. L’endometriosi è una malattia relativamente recente; solo negli ultimi anni è stata effettivamente riconosciuta e classificata come tale, principalmente a causa della svalutazione dei sintomi. La nostra è storicamente una cultura patriarcale, in cui lo spazio per il dolore delle donne è stato sempre troppo stretto e, al contempo, riconducibile a un solo aggettivo: normale. È infatti pensiero comune in molte culture che la vita di una donna sia normalmente associata al dolore. Fin dalla giovane età, con l’arrivo del menarca, il dolore mestruale è una credenza comunemente accettata e spesso rafforzata dalle parole di amici, familiari e medici. A ciò si aggiunge una mancanza di consapevolezza sia da parte delle pazienti che del personale sanitario, soprattutto per la variabilità e la non specificità dei sintomi, che spesso generano confusione. Sintomi come l’intestino irritabile o la cistite interstiziale vengono spesso accolti e curati in modo isolato, e solo in rari casi vengono approfonditi come conseguenze dell’endometriosi.

La nota più comune quando ci si chiede cos’è l’endometriosi è sicuramente il dolore durante i rapporti, noto anche come dispareunia. Si tratta di un tabù cruciale che è spesso la causa principale dei ritardi nella diagnosi ed è  una tematica molto delicata: le donne tendono infatti a sentirsi in colpa per non essere in grado di soddisfare le aspettative del proprio partner e sperimentano le conseguenze psicologiche di questa condizione attraverso ansia e calo del desiderio sessuale. Parlare di dispareunia genera spesso nelle donne il timore di essere etichettate come “frigide” o sessualmente disinteressate, il che scoraggia ulteriormente l’aperta discussione del problema.

Endometriosi e nuove consapevolezze

La crescente attenzione medica e mediatica degli ultimi tempi è risultata fondamentale per aumentare la consapevolezza su cos’è l’endometriosi. Secondo le stime, 1 donna su 9 soffre di endometriosi e in Italia sono 3 milioni e mezzo le persone con una diagnosi. Tuttavia, il ritardo diagnostico è uno dei problemi più preoccupanti. In Italia copre un tempo di 7-11 anni, con l’aggravante di un numero relativamente basso di specialisti in grado di diagnosticare la patologia e, nella maggior parte dei casi, operano in regime privato. Questo comporta un dispendio economico considerevole a carico della paziente, senza contare l’impatto emotivo e psicologico. La ricerca ha inoltre evidenziato la necessità di una maggiore specificità negli approcci terapeutici, riconoscendo l’endometriosi nei LEA (livelli essenziali di assistenza), specialmente per il terzo e quarto stadio, i più avanzati. Le nuove consapevolezze comprendono anche una maggiore attenzione alla sfera privata della persona: sempre più donne si espongono sui social condividendola loro storia, ampliando così l’informazione su che cos’è l’endometriosi e il peso importante che comporta.

Fonte immagine: Pixabay

 

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