Quando si menziona la cucina tipica abruzzese, si pensa inevitabilmente a piatti a base di carne, come i famosi arrosticini di carne di pecora, in dialetto rustell’, o a piatti della tradizione popolare contadina, pizz e fuje per citarne uno, ovvero pizza non lievitata di granoturco da accompagnare a verdure di campo. Ci sono, però, anche diversi dolci tipici abruzzesi, alcuni dei quali si rifanno alla tradizione popolare, altri prendono ispirazione da essa, per poi essere reinterpretati da mani più sapienti.
Vediamo insieme 5 dolci tipici abruzzesi che non possono mancare a tavola, per concludere degnamente il pranzo natalizio:
Dolce nero
Il dolce nero è uno dei dolci tipici abruzzesi la cui forma rimanda alla Bûche de Noël, il tronchetto di Natale francese. In Abruzzo viene anche chiamato pasta del capitone, per la sua forma allungata. È un filoncino a base di farina, cacao, cioccolato fondente, tuorli d’uovo, cannella e noce moscata con un ripieno a base di mandorle sgusciate e tritate, con sciroppo di zucchero e infine cosparso da una glassa al cioccolato fondente. È un dolce tipico del chietino, diffuso a Scerni, Casalbordino e Pollutri. Come se questo trionfo del cioccolato non fosse abbastanza, una variante più godereccia prevede che venga tagliato a fette, ciascuna cosparsa interamente da un secondo strato di glassa al cioccolato fondente.
Tarallucci
I tarallucci sono dolci tipici abruzzesi detti anche, in dialetto, celli arichieni, poiché originariamente avevano una forma allungata, più conosciuti in seguito nella loro variante attorcigliata. Sono dei dolci appartenenti alla tradizione popolare, infatti per la loro pasta friabile sono necessari solamente tre ingredienti: farina, olio e vino bianco. Presentano un ripieno di marmellata d’uva, ma l’esperienza delle nonne vuole che venga arricchita da cacao amaro, cannella e scorze d’arancia, in modo da essere più densa e non fuoriuscire in cottura. Sono dei dolcetti semplici e sfiziosi, perfetti da accompagnare ad un liquore alle erbe.
Caggionetti
Il terzo dei 5 dolci tipici abruzzesi che vi consigliamo sono i caggionetti, detti anche calcionetti o caciunitt in dialetto. Sono piccoli dolci fritti di pasta friabile, dalla forma che ricorda un raviolo, cosparsi di zucchero a velo. Sono originari del teramano, ma si sono gradualmente diffusi in tutte le province, e ciascuna offre la propria versione di ripieno: a Teramo, l’originale, è a base di crema di castagne, a l’Aquila viene preparato con le mandorle, e nel chietino è a base di ceci.
Bocconotti
La nascita di questo dolce abruzzese risale addirittura al ‘700 quando una domestica di Castel Frentano, per omaggiare il suo padrone goloso di caffè e cioccolato appena importati, inventò un dolce che ricordasse una tazzina di caffè: realizzò l’esterno con la pasta frolla e lo riempì con caffè e cioccolato liquidi. Dopo la prima cottura, decise di addensare il ripieno con mandorle e tuorli d’uova e di ricoprire la tazzina con un coperchio che, a cottura ultimata, spolverò con lo zucchero a velo. La donna improvvisò il nome del dolce in bocconotto, poiché si mangiava in un boccone. La sua forma non è rimasta invariata nel tempo, infatti in alcune province si presenta con una forma più allungata e con dimensioni differenti; anche il ripieno si adatta un po’ a tutti i palati, però i classici sono il bianco, ripieno di pasta di mandorle tritate, e il nero, ripieno al cioccolato fondente. Ancora oggi, per rendere omaggio alla tradizione, qualcuno aggiunge nel ripieno un chicco di caffè.
Parrozzo
L’ultimo dei 5 dolci tipici abruzzesi che vi proponiamo è il parozzo, il cui nome è composto dalle parole pane rozzo, fatto di farine non raffinate e dalla crosta scura, tipica della cottura nel forno a legna. Nel 1920 un pasticcere pescarese, Luigi D’Amico, decise di realizzare un dolce natalizio ispirato al pane rozzo, cercando di riprodurne l’aspetto e la consistenza: utilizzò le uova per il giallo del grano turco, mandorle tritate per la consistenza tipica di quel pane, e una copertura di cioccolato fondente, ricordando la bruciatura della crosta. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che ne elogiò le caratteristiche, dedicando al dolce un sonetto dialettale. Oggi il dolce è diffuso in tutto l’Abruzzo ed è venduto in una confezione ottagonale su cui vengono riproposti i versi di Gabriele D’Annunzio.
Questi 5 dolci tipici abruzzesi mostrano come la pasticceria di tale regione sia un crocevia di tradizione e inventiva, adatta a soddisfare sia i palati più semplici sia quelli più raffinati, in tempo di feste e non solo.
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