Domesticazione delle piante: dalla rivoluzione neolitica a oggi
L’agricoltura, come la conosciamo, è il risultato di fondamentali salti evolutivi. Le specie che coltiviamo, infatti, sono il prodotto di un lungo processo di selezione, semina e domesticazione di piante spontanee. Questo processo è iniziato, in modo relativamente sincrono, verso la fine dell’ultima glaciazione – tra 12.000 e 3.000 anni fa – in tre centri d’origine: il Medio Oriente, l’Asia e le Americhe. Queste aree erano molto distanti tra loro e non avevano contatti. Tale processo, denominato “rivoluzione neolitica”, ha costituito la più importante transizione culturale, sociale e tecnologica nella storia dell’uomo, segnando il passaggio dall’economia di sussistenza all’introduzione dell’agricoltura. Questa transizione ha determinato la sedentarietà, l’esplosione demografica, la formazione di classi sociali e lo sviluppo di strumenti e macchine. Come scrive il noto chimico e divulgatore scientifico Dario Bressanini sul blog Le Scienze, «Gli alimenti hanno una storia spesso sconosciuta ai più. La nostra cucina è basata su alimenti che per arrivare nel nostro Paese hanno viaggiato attraverso i continenti, modificandosi nel tragitto. (…) Gli alimenti hanno modificato i loro geni, spontaneamente o artificialmente. Sapete che (…) l’arancio dolce non esiste allo stato selvatico ed è il risultato di un incrocio tra un mandarino cinese e il pomelo?». Successivamente, con la scoperta del “Nuovo Mondo”, furono introdotte e diffuse in coltura nuove specie in Europa intorno al XVI-XVIII secolo, arricchendo ulteriormente la biodiversità agricola del continente e la storia dell’alimentazione.
Cos’è la domesticazione delle piante? La rivoluzione neolitica
Agricoltura: un salto evolutivo per l’uomo
La domesticazione delle piante è un processo attraverso il quale l’uomo ha modificato, nel corso dei millenni, le caratteristiche delle piante selvatiche per adattarle alle proprie esigenze. Questo processo ha avuto inizio con la rivoluzione neolitica, un periodo di profondi cambiamenti per le società umane. La scoperta dell’agricoltura ha segnato il passaggio da uno stile di vita nomade, basato sulla caccia e sulla raccolta, a uno stile di vita sedentario, basato sulla coltivazione delle piante e sull’allevamento degli animali. Grazie alla domesticazione delle piante, l’uomo ha potuto aumentare la resa agricola e garantire una maggiore sicurezza alimentare alle comunità. Questo ha portato a un aumento della popolazione e alla nascita dei primi insediamenti stabili. La transizione è stata un vero e proprio salto evolutivo per la specie umana, con ripercussioni profonde su ogni aspetto della vita.
La domesticazione delle piante: quando il cibo cambia aspetto
Mutazioni genetiche casuali e selezione artificiale: così è cambiato il cibo
«Diamo spesso per scontato che i prodotti agricoli che acquistiamo e mangiamo abitualmente siano rimasti immutati nel corso dei millenni. In realtà non è così: il lento processo di domesticazione di vegetali e animali ha modificato profondamente le proprietà e l’apparenza stessa di molti prodotti» (Contro Natura, Bressanini-Mautino, Rizzoli, 2015). La domesticazione, infatti, si è basata sulla selezione artificiale, operata dall’uomo, di esemplari di piante che presentavano caratteristiche vantaggiose, come una maggiore dimensione dei frutti, una migliore resistenza alle malattie o un sapore più gradevole. Queste caratteristiche erano spesso il risultato di mutazioni genetiche casuali. Gli agricoltori, nel corso del tempo, hanno selezionato e incrociato queste piante, fissando i caratteri desiderati e dando origine alle varietà vegetali che conosciamo oggi. «Sempre più spaventati e confusi dai messaggi allarmistici dei media, ci siamo convinti che la “manipolazione” del cibo sia uno dei tanti mali della società odierna, dimenticando che l’intervento umano sulle specie vegetali è antico quanto l’invenzione dell’agricoltura stessa» (Contro Natura). Si sono del tutto perse, per l’odierno consumatore, le caratteristiche originarie di molte varietà ortofrutticole e di conseguenza la loro storia e il loro patrimonio genetico. Solo a partire dal secolo scorso, grazie agli studi di genetisti come Mendel e Vavilov, si è iniziato a parlare di miglioramento genetico consapevole. Oggi, la ricerca in campo agricolo si avvale di tecniche avanzate come l’ingegneria genetica e lo studio degli OGM, che aprono nuove prospettive per la selezione di piante sempre più produttive e resistenti. La sfida per il futuro sarà quella di conciliare l’innovazione tecnologica con la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità, principi cardine dell’agricoltura biologica.
Esempi di domesticazione delle piante: com’erano prima e come sono ora
Domesticazione del mais: dal teosinte alla pannocchia moderna
Il mais, uno degli alimenti base per molte popolazioni, deriva dal teosinte, una pianta selvatica messicana. Il teosinte produceva una singola e piccola pannocchia, lunga appena 2-3 centimetri e composta di 20-30 semi duri e non gialli. Attraverso millenni di selezione, si è arrivati alla pannocchia moderna, molto più grande e ricca di semi morbidi e nutrienti.
Domesticazione del pomodoro: da bacca gialla a ortaggio rosso
I pomodori selvatici erano piccoli come bacche e, soprattutto, erano di colore giallo. Il caratteristico colore rosso è frutto di una mutazione genetica, selezionata e fissata dagli agricoltori nel corso del tempo.
La domesticazione della melanzana: da piccola e amara a grande e dolce
Le melanzane, originarie dell’India e introdotte in Europa dai mercanti arabi, erano in origine molto piccole, amare e di forma tonda. La selezione artificiale ha portato a varietà più grandi, dolci e dalla caratteristica forma allungata.
Domesticazione delle carote: dal viola all’arancione degli Orange
Le carote, domesticate circa 8000 anni fa in Afghanistan, erano in origine viola o gialle, mentre le carote bianche selvatiche, già note ai Romani, non sono mai state domesticate. Studiando le scene di mercato dipinte dai pittori fiamminghi e spagnoli, si nota che solo agli inizi del Seicento le carote dipinte nei vari quadri, che dapprima erano viola o gialle, cominciarono a essere raffigurate di colore arancione. Si è supposto che una mutazione genetica spontanea avesse attivato un gene, innescante a sua volta una via metabolica per produrre il betacarotene. Secondo una leggenda, le carote arancioni divennero popolari per omaggiare la dinastia degli Orange.
La domesticazione del melo e la co-evoluzione con l’orso
Il melo, originario dell’Asia centrale, si è co-evoluto con l’orso. Questo animale, goloso di frutti dolci e di grandi dimensioni, ha contribuito alla selezione di varietà di mele sempre più grandi e zuccherine, favorendo la diffusione dei semi attraverso le sue deiezioni.
Domesticazione della pesca: da piccola e terrosa a succosa e dolce
Le pesche selvatiche erano piccole come ciliegie, poco polpose e con un sapore terroso e sapido. Le pesche che consumiamo oggi contengono oltre il 25% in più di succo e sono molto più grandi delle loro antenate.
L’evoluzione dell’anguria: la testimonianza di Giovanni Stanchi Dei Fiori
Fino al XVII secolo, l’anguria era molto diversa da quella attuale. Il dipinto “Ghirlanda di fiori e farfalle” del pittore romano Giovanni Stanchi Dei Fiori, esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze, la ritrae suddivisa in sei sezioni cave, con molta meno polpa commestibile, di un rosso meno intenso, distribuita in bizzarre spirali e con semi più grandi rispetto alle varietà moderne.
Domesticazione della banana: una pianta triploide senza semi
La banana, domesticata 7000 anni fa nel Sud-est asiatico, è il risultato di una mutazione che ha reso la pianta triploide, ovvero “sterile” perché priva di semi. La sua propagazione è avvenuta tramite talea, determinando una scarsa varietà genetica e lasciando in esistenza solo una piccola quantità di cultivar, come la famosa Cavendish.
Il processo di domesticazione delle piante è un viaggio affascinante attraverso la storia dell’agricoltura e dell’alimentazione umana. Comprendere le origini del cibo che portiamo in tavola ci aiuta ad apprezzare il lavoro di selezione svolto dalle generazioni passate e a riflettere sulle sfide future per un’agricoltura sempre più sostenibile e in grado di nutrire una popolazione mondiale in crescita, anche secondo le linee guida della FAO.
[La foto di copertina per l’articolo “Domesticazione delle piante” è tratta da https://commons.wikimedia.org]