Il sonno è uno stato fondamentale che ci consente di ricaricare sia la nostra mente che il nostro corpo, ma ognuno di noi ha un cronotipo differente che definisce le nostre abitudini e i livelli di attività quotidiana.
L’uomo trascorre circa un terzo della sua vita dormendo. Il sonno è un fenomeno attivo caratterizzato da una ridotta – non assente – reattività all’ambiente che svolge importanti funzioni ristoratrici, come il recupero fisico e mentale. Data fondamentale per lo studio del sonno è il 1953, anno in cui Aserinsky e Kleitman, due psicologi statunitensi, osservarono il sonno REM, uno stadio del sonno caratterizzato da movimenti oculari veloci e simili a quelli che si hanno durante la veglia. Ma il sonno non è uguale per tutti gli uomini, molto dipende dal cronotipo, ovvero la predisposizione di una persona ad essere maggiormente attiva in un particolare momento della giornata.
Cos’è il sonno?
Documenti scritti sul perché dormiamo risalgono a prima di Aristotele. Il sonno viene interpretato come riposo e recupero dal logoramento della veglia. La maggior parte delle teorie riguardanti la funzione del sonno si concentrano sui sogni e sul periodo di sonno durante il quale questi si manifestano. Molti studiosi ritengono che dormiamo solo al fine di sognare e “produrre” sonno REM, ma altri non considerano indispensabile questo stadio del sonno, tale per cui non si incorrerà necessariamente in conseguenze negative. La cronopsicologia indaga il funzionamento della mente e il comportamento in una prospettiva temporale; si interroga sui ritmi del cervello e dell’attività mentale, nello specifico come cambiano i ritmi biologici e gli stati della coscienza nel corso della giornata e che rapporti esistono fra il trascorrere del tempo e le emozioni, l’umore e le funzioni psicologiche.
L’importanza del sonno
Il nostro cervello e il nostro corpo hanno bisogno di sonno per poter funzionare in maniera ottimale. La prima domanda a cui gli studiosi si sono interessati è capire di quanto sonno abbiamo bisogno per sentirci vigili e attivi, e, di contro, quanto debito di sonno ci fa diventare sonnolenti e affaticati. Durante gli anni ‘60 e ‘80 del 900, vari studiosi arrivarono alla conclusione che gli effetti della deprivazione di sonno sulla fisiologia umana sarebbero abbastanza secondari e che anche la vigilanza sarebbe abbastanza resistente alla deprivazione di sonno (Wilkinson, 1969; Webb, 1974). Soltanto una diminuzione di almeno 4 ore di sonno potrebbe produrre particolari effetti sulle funzioni cognitive e fisiche, in particolar modo durante l’esecuzione di compiti lunghi e monotoni.
Cos’è e da cosa è influenzato il cronotipo?
Il cronotipo definisce i livelli di attività di una persona durante l’arco della giornata in base alle sue normali abitudini di sonno. Per favorire un riposo di qualità è necessario seguire determinati comportamenti che favoriscono una corretta igiene del sonno: molto spesso le nostre abitudini quotidiane vanno in contrasto con ciò che realmente e biologicamente avremmo bisogno per consentire una buona performance. Il cronotipo sembra essere regolato da una serie di processi biologici che regolano l’equilibrio fisiologico e il ritmo circadiano – il ritmo regolare di circa 24 ore che determina la ciclicità di alcune funzioni biologiche.
Quali sono i vari tipi di cronotipi?
Nathaniel Kleitman, fisiologo e psicologo statunitense, nel libro “Sleep and Wakefulness” (1939), raccolse tutto ciò che si sapeva fino ad allora sul sonno e ipotizzò l’esistenza di un ciclo di base di attività/riposo. Con una serie di studi successivi, si propose di distinguere tra individui mattinieri e serotini – da serotonina – in base alla localizzazione nel corso delle 24 ore della propria propensione al sonno: i primi, detti anche “allodole”, sono coloro che soggettivamente esprimono una preferenza ad anticipare sia l’ora di andare a letto (inizio della serata) che quella del risveglio (mattina presto). Al contrario, i soggetti serotini, detti anche “gufi”, sono più vigili la sera e tendono ad avere orari di addormentamento e di risveglio più tardivi rispetto alle allodole. Queste differenze corrispondono a differenze nell’organizzazione dei ritmi circadiani, in particolare del ritmo della temperatura: si è infatti notato che il picco massimo della temperatura corporea dei soggetti mattinieri è più precoce rispetto a quello dei serotini (Horne & Östberg, 1976).
Conoscere il proprio cronotipo e curare la propria igiene del sonno
Il ritmo circadiano risponde e si adatta a segnali esterni, come la luce del sole, ma le risposte a questi specifici eventi variano da persona a persona: questo definisce il cronotipo. Una persona può infatti essere maggiormente attiva durante il giorno appena sorge il sole, ma altre potrebbero essere maggiormente attive durante le ore serali. Quale che sia la propria predisposizione, è fondamentale prestare attenzione ai segnali corporei e curare la propria igiene del sonno per determinare un benessere generale. Conoscere il proprio cronotipo può aiutare a comprendere meglio il proprio corpo e il proprio orologio interno, aiutando a creare delle condizioni ottimali per un sonno di qualità in base ai propri ritmi naturali, ma anche per organizzare al meglio la propria quotidianità, passando dall’esercizio fisico al lavoro.
Bibliografia
Aserinsky, E. & Kleitman, N. (1953) Regularly Occurring Periods of Eye Motility, and Concomitant Phenomena, during Sleep. Science, New Series, 118, 273-274.
Horne, J. A. & Ostberg, O. (1976) A self-assessment questionnaire to determine morningness-eveningness in human circadian rhythms. International Journal of Chronobiology, 4, 97-110.
Kleitman, N. (1939) Sleep and Wakefulness. The University of Chicago Press.
Webb, W. B. (1974) Sleep as an Adaptive Response. Perceptual and Motor Skills, 38, 1023-1027.
Wilkinson, R. T. (1969) Sleep and Sleep Deprivation: Loss of Sleep. Proceedings of the Royal Society of Medicine, 62, 903-904.