Il latte vaccino è un alimento che da sempre divide l’opinione pubblica: c’è chi lo considera un alimento fondamentale per la crescita e la salute, e chi invece lo ritiene dannoso o addirittura “innaturale” per l’alimentazione umana adulta. Negli ultimi anni, con l’aumento delle diagnosi di intolleranza al lattosio, il dibattito si è fatto ancora più acceso. Ma il latte fa male? Cerchiamo di fare chiarezza, basandoci sulle evidenze scientifiche e sfatando alcuni miti, senza inutili allarmismi.
Cos’è il lattosio e perché alcune persone non lo digeriscono?
Il lattosio: lo zucchero del latte
Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte dei mammiferi, compreso quello vaccino. Si tratta di un disaccaride, ovvero uno zucchero composto da due molecole più semplici: glucosio e galattosio. Per poter essere assorbito dall’organismo, il lattosio deve essere scisso in questi due zuccheri semplici.
La lattasi: l’enzima che digerisce il lattosio
La scissione del lattosio è resa possibile da un enzima chiamato lattasi, prodotto dalle cellule dell’intestino tenue. Nei neonati, la produzione di lattasi è massima, per permettere la digestione del latte materno.
Intolleranza al lattosio: sintomi e cause
In origine, la produzione di lattasi diminuiva drasticamente dopo lo svezzamento, rendendo gli adulti incapaci di digerire il lattosio. In questi casi, il lattosio non digerito raggiunge il colon, dove viene fermentato dalla flora batterica intestinale, causando la produzione di gas (gonfiore, flatulenza) e il richiamo di acqua per effetto osmotico (diarrea o costipazione). Questi sono i sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio.
La mutazione genetica che permette di bere latte da adulti
La persistenza della lattasi: un vantaggio evolutivo
Tuttavia, circa un terzo della popolazione mondiale adulta presenta la cosiddetta “persistenza della lattasi”, ovvero continua a produrre l’enzima lattasi anche dopo lo svezzamento, e può quindi digerire il lattosio senza problemi. Questa capacità è dovuta a una mutazione genetica, comparsa in modo indipendente in diverse popolazioni umane, in particolare in quelle dedite alla pastorizia.
La distribuzione geografica della persistenza della lattasi
La persistenza della lattasi non è distribuita uniformemente nel mondo. È molto diffusa in Nord Europa (in Scandinavia supera il 90%), mentre diminuisce progressivamente spostandosi verso l’Europa meridionale e il resto del mondo. Popolazioni come quelle dell’India meridionale e della Cina, tradizionalmente meno legate all’allevamento e al consumo di latte, presentano una prevalenza molto bassa di persistenza della lattasi.
Come spiega il noto divulgatore scientifico Dario Bressanini, l’avvento del latte animale come alimento per l’uomo è stato reso possibile all’inizio del Neolitico, circa 10.000 anni fa, con il passaggio dalla vita nomade alla vita stanziale, basata sull’allevamento e l’agricoltura.
I primi studi effettuati in Europa hanno dimostrato che negli individui “lattasi persistenti” è presente una mutazione genetica che dona la capacità di digerire il latte da adulti.
Questa mutazione, comparsa in modo indipendente in diverse popolazioni, si è diffusa rapidamente in quelle dedite alla pastorizia, in quanto conferiva un vantaggio evolutivo, permettendo di sfruttare una fonte di nutrimento preziosa come il latte.
Il latte vaccino: benefici, rischi e controversie
I benefici del latte: calcio, proteine e vitamine
Il latte vaccino è una fonte di nutrienti importanti, tra cui calcio, proteine ad alto valore biologico, vitamine (in particolare vitamina B12 e vitamina D) e minerali. Il calcio, in particolare, è fondamentale per la salute delle ossa e dei denti.
I potenziali rischi del latte: intolleranze, allergie e altro
Oltre all’intolleranza al lattosio, alcune persone possono essere allergiche alle proteine del latte (caseina, lattoalbumina). Esistono anche controversie riguardo a possibili effetti negativi del consumo eccessivo di latte, come un aumento del rischio di alcune malattie, ma le evidenze scientifiche in merito sono ancora dibattute.
Il latte fa male? La parola alla scienza
In definitiva, non si può affermare in modo categorico che “il latte fa male”. La tolleranza al latte e ai latticini è individuale e dipende dalla presenza o meno della mutazione genetica che permette di produrre lattasi in età adulta. Anche chi è intollerante al lattosio può consumare piccole quantità di latte o latticini, oppure optare per prodotti delattosati.
Alternative al latte vaccino: bevande vegetali e latte delattosato
Per chi è intollerante al lattosio, o per chi preferisce evitare il latte vaccino per motivi etici o di salute, esistono numerose alternative:
- Latte delattosato: latte vaccino trattato con l’enzima lattasi, che scinde il lattosio in glucosio e galattosio, rendendolo digeribile anche agli intolleranti.
- Bevande vegetali: bevande a base di soia, riso, mandorla, avena, cocco, ecc. Queste bevande non contengono lattosio e sono adatte anche a chi segue una dieta vegana. È importante scegliere bevande vegetali arricchite con calcio e vitamina D, per garantire un apporto nutrizionale adeguato.
Si possono anche preparare in casa.
In conclusione, la scelta di consumare o meno latte vaccino è personale e dipende da fattori individuali (tolleranza al lattosio, preferenze alimentari, eventuali patologie) e da considerazioni etiche. L’importante è essere informati e fare scelte consapevoli, basate su evidenze scientifiche e non su falsi miti.
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