Scopri chi è Saffo: vita, opere e influenze della poetessa greca
Introduzione a Chi è Saffo
Chi era? Un riassunto, una panoramica generale sulla poetessa
Saffo, un nome che evoca immediatamente la poesia lirica dell’antica Grecia, è una delle poetesse più celebrate e meno comprese della storia letteraria. Nata nell’isola di Lesbo intorno al 630 a.C. e morta circa nel 570 a.C., Saffo è considerata la prima poetessa lirica di cui ci sono giunte le opere. La sua reputazione di poetessa di grande talento è immediatamente evincibile dai numerosi frammenti delle sue poesie che ci sono pervenuti, nonostante la maggior parte della sua produzione sia andata perduta con il passare dei secoli.
La fama di Saffo è rara e storica; molte delle sue poesie esprimono un’intimità e una profondità emotiva che non aveva precedenti nella letteratura del suo tempo. Concentrandosi sull’amore, la bellezza, la perdita e il desiderio, la sua poesia ha avuto un impatto duraturo sulla tradizione lirica e su generazioni di poeti, fino ai giorni nostri.
L’importanza storica e culturale di Saffo
Saffo ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della poesia lirica e nell’arte di esprimere sentimenti e pensieri personali. A differenza della poesia epica dominata da temi eroici e mitologici, la poesia di Saffo ha introdotto un enfoque più personale, intimo, che ha permesso ai lettori di connettersi più profondamente con le esperienze e le emozioni descritte.
Oltre alla sua innovazione stilistica, Saffo ha anche influenzato il modo in cui le donne venivano rappresentate e considerate nella letteratura successiva. Le sue poesie esplorano una gamma di emozioni tipicamente femminili, contribuendo a una comprensione più ricca e complessa delle esperienze umane.
La vita di Saffo: chi era?
Biografia completa di Saffo: vita e morte
Per sapere chi è Saffo, o meglio chi era, cominciamo a vedere la sua storia. Le informazioni sulla sua vita sono scarse e spesso contraddittorie, provenendo principalmente da fonti secondarie e aneddotiche. Nacque nelle città costiere di Ereso o Mitilene, sull’isola di Lesbo. Ereso era famosa per la sua produzione di olio d’oliva e vino, una regione economicamente prospera. La sua famiglia apparteneva probabilmente all’aristocrazia locale, il che le avrebbe garantito l’accesso a un’educazione privilegiata. Saffo era sposata; lui si chiamava Cercila di Andro ed ebbero anche una figlia a cui diedero il nome di sua madre, Cleide, e a loro, come ai suoi genitori e ai suoi fratelli, dedicò componimenti ricchi di dolcezza.
Saffo fu esiliata a Siracusa, in Sicilia, per ragioni politiche, un’esperienza che avrebbe influenzato alcune delle sue poesie. Pur vivendo in un contesto politico turbolento, sembra aver mantenuto una posizione di rilievo e rispetto nella sua comunità, anche grazie al suo talento poetico.
Perché Saffo si suicida? Leggende sulla morte
Sulla sua morte non si sa nulla ma gira una strana leggenda, ripresa da Ovidio nelle Eroidi e, successivamente da Leopardi: secondo la leggenda, una Saffo ormai vecchia si sarebbe gettata dalla rupe di Leucade a causa di un amore non corrisposto per il giovane marinaio Faone. In questo modo, abbattendosi sugli scogli, la morte avrebbe suggellato definitivamente la fine della sofferenza della donna, liberatasi dall’οἶστρος di Afrodite, furia folle che si sarebbe acquietata solo con la fine della sua vita. Tuttavia, non bisogna trascurare che Saffo non ha mai nascosto la sua predilezione per le donne e, soprattutto, per il sentimento in quanto tale e non come appagamento dei sensi e, in più, che Faone sia, probabilmente, un personaggio inventato, quindi questa parte della storia si poggia fermamente sull’incertezza. Ciò che è certo, invece, è che le odi e le poesie di Saffo furono tutte raccolte, dopo la sua morte, dagli editori alessandrini in nove libri, basandosi sui diversi metri adoperati.
Rapporto con Alceo e la politica del tempo
Il rapporto di Saffo con il poeta contemporaneo Alceo è uno degli aspetti più discussi della sua biografia. Alceo, anche lui nativo di Lesbo, fu coinvolto nelle lotte politiche dell’isola e come Saffo conobbe l’esilio. I due poeti condivisero amicizia, o eventualmente rivalità poetica, e ci sono frammenti delle loro opere che suggeriscono un’interazione letteraria e personale.
Durante il periodo di vita di Saffo, Lesbo fu teatro di lotte di potere tra famiglie nobili e tiranni locali. Questi conflitti potrebbero aver influenzato la retorica e i temi delle poesie di Saffo, e probabilmente contribuirono al suo temporaneo esilio.
Il Tiaso: cos’è
Una delle istituzioni più significative nella vita di Saffo fu il tiaso, un circolo femminile dedicato alla cultura, alla musica e alla poesia, ma anche alla devozione ad Afrodite, la dea dell’amore. Il tiaso fungeva da importante luogo di educazione per le giovani donne della nobiltà, dove potevano apprendere non solo le arti della poesia e della musica, ma anche la grazia sociale e la devozione religiosa.
Saffo, come leader di questo tiaso, svolgeva il ruolo di mentore e insegnante. Le sue poesie spesso riflettono le dinamiche intime e talvolta complesse di queste relazioni. Il tiaso era non solo uno spazio di apprendimento, ma anche un luogo di celebrazione e espressione dei sentimenti tra donne. Le poesie di Saffo dedicate alle sue allieve e compagne del tiaso sono spesso intrise di affetto, desiderio e, talvolta, gelosia.
Le opere di Saffo
Panoramica delle Opere di Saffo
Dopo aver visto chi è Saffo, passiamo alle opere. Le opere che ci sono arrivate sono solo frammenti di un corpo di lavoro che era, secondo le testimonianze antiche, vasto e variegato. Questi frammenti sono stati trovati su papiri e citati da altri autori, specialmente durante il periodo ellenistico e romano, che erano affascinati dal suo lavoro. È noto che Saffo scrisse canti nuziali, odi per celebrazioni religiose e personalissimi canti d’amore.
Ogni frammento che ci è pervenuto è un piccolo capolavoro di poesia lirica, caratterizzato dall’uso sapiente della lingua, dalla metrica precisa e dall’intensità emotiva. Le poesie di Saffo sono generalmente brevi, ma ogni parola è scelta con cura per creare un effetto emotivo profondo.
Analisi dei frammenti poetici
I frammenti delle poesie di Saffo rivelano un’abilità tecnica notevole, con un uso raffinato della metrica e un lessico ricco di sfumature emotive. Uno dei frammenti più celebri è il Frammento 31, noto anche come l'”Ode della Gelosia”. Questa poesia descrive la vista di una persona amata in compagnia di un altro e l’intensa gelosia che ne deriva.
Ode della Gelosia: temi, testo e struttura
Pari agli dèi mi appare lui, quell’uomo
che ti siede davanti e da vicino
ti ascolta: dolce suona la tua voce
e il tuo sorriso
accende il desiderio. E questo il cuore
mi fa scoppiare in petto: se ti guardo
per un istante, non mi esce un solo
filo di voce,
ma la lingua è spezzata, scorre esile
sotto la pelle subito una fiamma,
non vedo più con gli occhi, mi rimbombano
forte le orecchie,
e mi inonda un sudore freddo, un tremito
mi scuote tutta, e sono anche più pallida
dell’erba, e sento che non è lontana
per me la morte.
Ma tutto si sopporta, poiché…
L’Ode della Gelosia è considerata uno dei capolavori di Saffo per la sua impostazione emotiva e tecnica. La poesia inizia con una descrizione di un uomo fortunato che siede accanto alla persona amata da Saffo. La vista di questa scena scatena in Saffo una reazione fisica ed emotiva intensa, descritta con un realismo sorprendente.
La struttura della poesia amplifica questi sentimenti, passando dalla descrizione esterna all’esperienza interna della stessa Saffo. La precisione con cui descrive i sintomi della gelosia—tremore, sudorazione, perdita del respiro—mostra la capacità di Saffo di rendere universale un’esperienza personale.
La “Cosa più bella”: interpretazioni e testo. Cosa pensa Saffo di Elena?
Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti,
altri di navi dicono che sulla nera terra
sia la cosa più bella, mentre io ciò che
uno ama.
Tanto facile è far capire
questo a tutti, perché colei che di molto superava
gli uomini in bellezza, Elena, il marito
davvero eccellente
lo abbandonò e se ne andò a Troia navigando,
e né della figlia, nè dei cari genitori
si ricordò più, ma tutta la sconvolse
Cipride innamorandola.
E ora ella, che ha mente inflessibile,
in mente mi ha fatto venire la cara
Anattoria, che non mi è
vicina.
Potessi vederne il seducente passo
e il lucente splendor del volto
più che i carri dei Lidi e, in armi,
i fanti.
Un altro frammento famoso di Saffo concerne la discussione su ciò che è “la cosa più bella su questa terra”. In questi versi, Saffo afferma che la cosa più bella non è una formazione militare o le navi, ma “ciò che qualcuno ama”. Questa affermazione è stata interpretata in vari modi: mentre alcuni vedono in questi versi una celebrazione dell’amore sopra ogni altra cosa, altri li interpretano come un’affermazione della soggettività della bellezza. In questo contesto, Saffo menziona Elena per sottolineare come anche la donna più famosa per la sua bellezza e la sua fuga con Paride abbia agito secondo il desiderio del cuore, abbandonando famiglia e patria. Elena diventa così un esempio emblematico del potere inarrestabile dell’amore e della passione, che supera la razionalità e le convenzioni sociali. Saffo non giudica Elena, ma sembra piuttosto comprenderla e celebrare la forza dell’amore come una necessità universale e ineludibile, che accomuna gli esseri umani indipendentemente dalle conseguenze. Questo approccio differisce dai giudizi severi di altri autori antichi, concentrandosi invece sul lato umano e personale della scelta di Elena
Epitalami: funzione e stile
Gli epitalami, o canti nuziali, di Saffo sono un’altra parte importante del suo corpus poetico. Questi canti erano composti per celebrare il matrimonio e augurare felicità agli sposi. I canti nuziali di Saffo combinano elementi di lode e augurio con una profonda sensibilità per i dettagli emotivi e le relazioni personali.
Gli epitalami riflettono la cultura e le tradizioni dell’antica Grecia, con descrizioni vivide di rituali nuziali e celebrazioni. Attraverso queste poesie, Saffo riesce a trasmettere la gioia e la solennità del matrimonio, rendendo questi momenti indimenticabili.
Poesie dedicate alla figlia Clèide
Saffo ha espresso il lato più intimo e umano della sua arte nei versi dedicati alla figlia Clèide. Questi frammenti offrono una rara testimonianza dell’amore materno in un contesto familiare dell’antica Grecia, mettendo in luce l’intensità e la profondità dei suoi sentimenti.
In una delle poesie si racconta il rifiuto di un ornamento variopinto, forse considerato eccessivo o inadatto alla semplicità della giovane Clèide:
“ma io, Cleide, non ho una mitra variopinta; dove sarebbe?”.
Questo gesto, apparentemente quotidiano, rivela un messaggio più profondo: la bellezza autentica risiede nella sobrietà e nella naturalezza, valori che Saffo desiderava trasmettere alla figlia.
L’amore per Clèide emerge anche in un altro frammento, dove la poetessa descrive la figlia con parole di straordinaria dolcezza:
“Ho una bella figlia, l’amata Cleide, che ha l’aspetto simile a fiori d’oro…”.
Qui, il paragone con i fiori dorati sottolinea l’ideale di grazia naturale e l’intensità dell’affetto materno, un sentimento che supera ogni ricchezza e gloria terrena.
Questi frammenti rivelano chi è Saffo come madre e un tema centrale: la continuità generazionale. Ella trasmette valori e costruisce un legame emotivo destinato a durare oltre i confini della vita terrena. Anche l’invito a non piangere per la sua morte si inserisce in questa visione:
“non è conveniente che nella casa delle ministre delle Muse ci sia un canto funebre, queste cose non ci si addicono”.
Con queste parole, celebra la vita e la poesia come strumenti per mantenere vivo l’amore e la speranza.
Attraverso i versi dedicati a Clèide, la donna si rivela come poetessa di straordinaria abilità e madre profondamente legata alla figlia. Il suo insegnamento unisce l’aspetto educativo a un’intimità profonda, offrendo un ritratto unico di una donna capace di trasmettere valori e sentimenti destinati a superare il tempo.
L’Inno ad Afrodite: significato, testo e influenze
Afrodite eterna, in variopinto soglio,
Di Zeus fìglia, artefice d’inganni,
O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio,
Di noie e affanni.
E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,
Tutto a’ miei prieghi il favor tuo donato,
Dal paterno venisti almo soggiorno,
Al cocchio aurato
Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
Te guidavano intorno al fosco suolo
Battendo i vanni spesseggianti, snelli
Tra l’aria e il polo,
Ma giunser ratti: tu di riso ornata
Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perché te, beata,
Chiami io dall’alto.
Qual cosa io voglio più che fatta sia
Al forsennato mio core, qual caggìa
Novello amor ne’ miei lacci: chi, o mia
Saffo, ti oltraggia?
Se lei fugge, ben ti seguirà tra poco,
Doni farà, s’ella or ricusa i tuoi,
E s’ella non t’ama, la vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.
Vienne pur ora, e sciogli a me la vita
D’ogni aspra cura, e quanto io ti domando
Che a me compiuto sia compi, e m’aita
meco pugnando
L’opera più completa di Saffo che ci sia giunta è l’Inno ad Afrodite, una supplica appassionata alla dea dell’amore. Questo inno è un esempio perfetto dello stile lirico di Saffo, con richiami all’epica ma con un tono intimista. La poesia inizia con una preghiera ad Afrodite affinché ascolti le suppliche della poetessa e termini con una richiesta di aiuto per conquistare il cuore dell’amata.
L’Inno ad Afrodite è notevole per la sua struttura e il suo ritmo, che sottolineano l’intensità emotiva della supplica. Questo frammento dimostra anche l’abilità di Saffo nel combinare il sacro con il personale, creando una poesia che è allo stesso tempo un’opera d’arte letteraria e un atto di devozione.
Il pensiero e le tematiche trattate di Saffo.
L’amore e le relazioni nelle opere di Saffo
In tutto il suo lavoro, Saffo esplora una varietà di temi legati all’amore e alle relazioni. Le sue poesie trattano di amore non corrisposto, gelosia, desiderio e amicizia. Questi temi sono affrontati con una sensibilità e una profondità che rivelano una comprensione profonda della natura umana.
L’amore, nelle poesie di Saffo, è un’esperienza complessa e multifaccettata. Può essere fonte di gioia immensa ma anche di grande sofferenza. Le sue descrizioni dei sintomi fisici ed emotivi dell’amore sono così precise che risuonano ancora oggi come universalmente riconoscibili.
Confronto con Catullo: similitudini e differenze
Il poeta romano Catullo (84-54 a.C.) è spesso paragonato a Saffo per la sua espressione emotiva e lirica. Come Saffo, Catullo esplora temi di amore e desiderio nelle sue poesie. Mentre Saffo celebra spesso l’amore in molte delle sue forme, Catullo si concentra più su esperienze d’amore tumultuose e spesso non corrisposte.
Chi era Saffo per Catullo? Catullo ammirava profondamente la poesia di Saffo, tanto che in alcuni dei suoi componimenti è evidente l’influenza saffica. Lo stile di Catullo è generalmente più immediato e crudo rispetto alla delicata lirica di Saffo. La poetessa greca usa una linguistica più sfumata e una struttura metrico-musicale che conferisce alle sue poesie una qualità quasi musicale.
Saffo nella critica e nella leggenda
Rappresentazioni nella critica moderna
La critica moderna ha ridato vita a Saffo in modi nuovi e vari. Studi letterari, femministi e queer hanno approfondito la sua opera, esplorando non solo la sua estetica ma anche il contesto sociale e culturale in cui visse. Le sue poesie sono viste come una pietra di paragone per la poesia lirica e come una sfida alle norme sociali del suo tempo.
La ricezione di Saffo ha attraversato alti e bassi nel corso dei secoli. Dal Medioevo, periodo in cui le sue poesie erano quasi dimenticate, al Rinascimento, quando furono riscoperti grazie ai manoscritti bizantini. Nel XX e XXI secolo, Saffo è stata riletta sotto una nuova luce, con studiosi che ne hanno apprezzato la modernità e l’universalità dei temi trattati.
Saffo e Faone secondo Jacques -Louis David
Il mito di Saffo e Faone ha ispirato numerose opere artistiche nel corso dei secoli, tra cui dipinti che ne catturano l’essenza tragica e romantica. Uno dei quadri più noti è Saffo e Faone di Jacques-Louis David, realizzato nel 1809. In questa rappresentazione, David raffigura i due protagonisti in un momento di intensa tensione emotiva, con Saffo che appare vulnerabile e piena di sentimento, mentre Faone mantiene un atteggiamento distaccato.
Il quadro enfatizza il contrasto tra l’amore non corrisposto di Saffo e l’indifferenza di Faone, esaltando l’umanità e il dolore della poetessa. Le tonalità calde e le espressioni dei personaggi evocano il pathos della storia, rendendo visibile l’influenza del Romanticismo su questa interpretazione. Questo dipinto, come altri ispirati alla leggenda, non solo testimonia la potenza narrativa del mito, ma conferma l’immensa eredità culturale della poetessa greca nell’immaginario artistico occidentale.
Chi era Saffo per Leopardi? Ultimo Canto di Saffo di Leopardi: analisi e testo
Il poeta italiano Giacomo Leopardi dedicò a Saffo uno dei suoi più celebri componimenti, Ultimo Canto di Saffo. Questa poesia immagina gli ultimi pensieri della poetessa prima di gettarsi da una rupe, in una morte leggendaria tramandata dai racconti antichi. Leopardi utilizza la figura di Saffo per esplorare temi di sofferenza, bellezza e disperazione personale.
Il compimento è significativo non solo per la sua qualità letteraria ma anche per l’impatto che ha avuto nel plasmare l’immagine di Saffo nella cultura moderna. Leopardi la rappresenta come una figura tragica, un simbolo dell’artista incompreso e tormentato. Questo ritratto ha contribuito a cementare la reputazione di Saffo come una delle maggiori figure della letteratura occidentale.
Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l’erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l’insueto allor gaudio ravviva
Quando per l’etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de’ Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova tra’ nembi, e noi la vasta
Fuga de’ greggi sbigottiti, o d’alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell’onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l’empia
Sorte non fenno. A’ tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L’aprico margo, e dall’eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
De’ colorati augelli, e non de’ faggi
Il murmure saluta: e dove all’ombra
Degl’inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l’odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell’indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De’ celesti si posa. Oh cure, oh speme
De’ più verd’anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto,
Rifuggirà l’ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de’ casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D’implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perìr gl’inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s’invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l’ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m’avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l’atra notte, e la silente riva.
Conclusioni, quindi chi è Saffo?
La duratura influenza di Saffo nella letteratura
La poesia di Saffo ha avuto una duratura influenza sulla letteratura occidentale. La sua abilità nell’esprimere emozioni universali con una profondità e una sincerità rare l’ha resa un mito letterario. Attraverso i secoli, poeti e scrittori hanno continuato a trovare ispirazione nelle sue opere, rendendo la sua poesia immortale.
Leopardi, Catullo e Orazio sono solo alcuni dei poeti che hanno riconosciuto il debito con la poetessa di Lesbo. Anche nella letteratura contemporanea, la sua voce risuona attraverso la ricerca di una bellezza che trascende il tempo e lo spazio.
Fonte immagine per l’articolo Chi è Saffo, o meglio chi era: Ritratto di Saffo – Museo Archeologico Nazionale di Napoli ©