Risulta davvero possibile che i canali social e i content creator possano diffondere uno stile di vita e un’alimentazione più sostenibili?
La risposta è sì. In maniera sempre più labile, la società contemporanea è investita dalla potenza promulgatrice e comunicativa dei social media, indipendentemente dalla generazione di riferimento. Così come accade con le riviste, le sezioni opinative di un giornale cartaceo o le inserzioni pubblicitarie televisive, c’è una continua proposta di modelli a cui scegliere di far riferimento, talvolta studiati a tavolino per provocare una variazione di abitudini induttivamente. L’intelligenza del marketing online è l’adattamento alle esigenze di un consumatore che cambia mezzo di informazione, abitudini di ascolto e preferenza di fruizione. L’immediatezza dell’immagine e le caratteristiche delle inserzioni o dei video, sempre più brevi per ottimizzare la quantità di materiale visionato, sembrano essere la chiave del seguito social.
Attualmente, rispondere conformemente alle esigenze di una società che cambia, significa includere il tema della sostenibilità. Uno stile di vita e una alimentazione più sostenibili risultano essere, negli ultimi decenni, la prerogativa primaria, anche nella sua versione ideale. Basti pensare a influencer che documentano e condividono la progettazione di una casa a impatto zero, o brand di prodotti per la pulizia che sottolineano la scelta di produrre item plastic free, o ancora alla sponsorizzazione di dispositivi di igiene intima femminile compostabili o riutilizzabili.
L’alimentazione viene investita dall’equazione inglobante dello stile di vita sostenibile
Le abitudini alimentari evolvono nel corso delle epoche in base alle necessità nutrizionali e alle disponibilità di materie prime e possono arrivare a intaccare le tradizioni insite nella cultura di ciascun luogo: è un processo impercettibile ma altrettanto degno di nota. Il punto di partenza dei cambiamenti attuali è da identificarsi nella presa di coscienza del cambiamento climatico che interessa il pianeta terra, che spinge i più ad un cambio drastico di abitudini nello stile di vita e nell’alimentazione. Canali social scientifici promulgano immagini giornaliere di ghiacciai che si sciolgono, disastri ambientali e mari inquinati, così che l’utente è spinto, nel suo piccolo, a fare qualcosa. Profili quali “Cucina Botanica”, gestito dall’insegnante di cucina vegetale Carlotta Perego, che pubblica ricette con diversi gradi di difficoltà e continui consigli prettamente culinari o Silvia Goggi, medico nutrizionista che si occupa di informare con una solidità scientifica sui benefici di una cucina e di una vita plant based, hanno seguiti sempre più folti, dimostrati dalle interazioni continue sui post pubblicati e dalle molteplici vendite dei libri che pubblicano cadenzatamente. L’arma di questo tipo di influencer che sta spopolando è l’adozione di uno stile comunicativo inclusivo e non perentorio, nel quale molti followers onnivori o flexitariani si sentono a proprio agio. Il messaggio che c’è alla base è veicolato con pura passione divulgativa. Nei consigli, nelle testimonianze, si trova la volontà di mostrare un esempio da seguire o semplicemente da osservare rispetto ad uno stile di vita e ad un’alimentazione più sostenibile. Il tutto è avvalorato dall’ottima qualità dei contenuti proposti e motivazioni solide sulle quali si poggiano le scelte dietro ad ogni reel o post. La comunicazione giornaliera, inoltre, è tesa a dimostrare quanto questa scelta di vita sia spesso di difficile gestione circa l’impatto con le persone giudicanti o catene di ristorazione chiuse a guscio rispetto alle necessità di una tradizione culinaria che cambia. Questo consente di formare una comunità e di empatizzare con essa, arrivando indirettamente a modellare le nostre percezioni, sia che si tratti della spesa settimanale al supermercato che del ricettario della nonna che abbiamo sullo scaffale.
Il cambio radicale degli ultimi anni è avvalorato da alcune ricerche statistiche
Le ragioni che spingono ad un cambio alimentare sono molteplici e c’è una percentuale di persone diventate vegetariane o vegane negli ultimi anni per ognuna di esse. Secondo l’Eurispes, un ente di ricerca politica, economica e sociale che opera in Italia, dal 2021 la scelta veg sarebbe una direzione consolidata rispetto a quattro o cinque anni prima. Ci sarebbe, rispetto al 2020, un aumento del 9% di persone vegane. Il 21% degli intervistati presi a campione nel 2021 dichiara che la scelta è dovuta a motivazioni salutiste, per il 20,7% è legata al rispetto verso gli animali, per l’11% alla tutela dell’ambiente e, in misura minore, troviamo altre motivazioni come la sperimentazione alimentare.
Inoltre, secondo quanto si legge in un articolo di ANSA, nel 2022 il numero totale di vegani e vegetariani si avvicina al 14% della popolazione mondiale e se il movimento mantiene l’attuale tasso di crescita, tra dieci anni una persona su cinque sarà vegana.
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