Tè matcha: storia e tradizioni antiche del tè verde giapponese
Recentemente – o a causa della prolungata permanenza a casa o di una maggiore propensione per i cofanetti regalo di tè e tisane – si è riscoperto il piacere di gustare nel pomeriggio una fumante tazza di tè non delle “solite” e ormai note varietà (verde, earl grey, nero…): si preferisce, infatti, sperimentare nuovi gusti di provenienza orientale e che si usano, magari, anche in esotiche ricette. È il caso dello smeraldino tè matcha giapponese!
Il tè matcha (o maccha, “tè sfregato”) è una varietà di tè verde la cui storia affonda le radici nella Cina imperiale della dinastia Sui nel VI- VII secolo (581-618) nota per aver riunificato la Cina dopo quasi quattro secoli di divisioni intestine e lotte dinastiche, quando le foglie, finemente lavorate, erano usate per le infusioni nella cerimonia del tè (anche il primo codice monastico buddhista ne regola il galateo). Per preparare le polveri, le foglie venivano cotte al vapore allo scopo di preservarne le proprietà nutritive, e dopo averle asciugate, erano ridotte finemente, mentre nella successiva dinastia Tang (618-907) erano pressate, cotte in modo da formare dei panetti da vendere che erano tagliati a fettine e immerse nell’acqua calda salata. Nel periodo in cui regnò la dinastia Song (960-1279) le foglie essiccate erano mescolate con una frusta nell’acqua bollente e mantenevano il brillante colore verde perché prima della raccolta erano coperte in modo da aumentare il contenuto di clorofilla e mantenere gli amminoacidi presenti.
Nella preparazione del tè matcha, mescolando con il tradizionale frullino in bambù, il chasen, si nota una leggera schiuma: la polvere di tè ottenuta dalla macinatura (di 1 h per 40 gr) fra blocchi di granito delle foglie essiccate dette aracha (e poi tencha prive di steli e nervature), salendo e restando in superficie, è gustata con l’acqua perché non si crea infusione.
Come la maggior parte dei tè questo, soprattutto perché realizzato con i germogli terminali delle piante, possiede proprietà eccitanti (al pari del caffè, quindi attenzione all’abuso!), ed è ricco di vitamine A e C, ferro e minerali, ma soprattutto ha proprietà antiossidanti- più del tè verde!-, create proprio dalla sospensione della polvere di un verde intenso. Per le sue proprietà antiossidanti una tazza di tè matcha corrisponde a 20 tazze di tè verde, quindi previene l’invecchiamento della pelle!
Inoltre, ha proprietà dimagranti perché accelera il metabolismo, disintossicanti e drenanti, favorisce la concentrazione e la memoria, è un buon digestivo e, grazie al beta- carotene, previene la formazione di macchie solari e scottature.
Oggi esistono due varietà di tè matcha usate nel rituale tradizionale: quella koicha (“tè denso”) con foglie giovani da piante di età superiore ai 30 anni, e l’usucha (“tè leggero”) con foglie vecchie da piante più giovani. Secondo la tradizione sarebbe stato un monaco buddhista, Saicho, a introdurre il tè matcha in Giappone ad inizio del IX secolo, dove oggi esso è usato anche come spezia o come colorante naturale nelle tradizionali sfere di mochi, nella pasta soba e nel dolce che accompagna la cerimonia pomeridiana del tè, il wagashi, oltre che in gelati, granite e frappè.
Qui di seguito vi proponiamo la ricetta di alcuni biscotti con matcha e cioccolato fondente da preparare magari durante le Festività natalizie. Attenzione: uno tira l’altro!
Ingredienti:
100 gr. di zucchero
180 gr. farina
1 uovo
1 cucchiaio di tè matcha
½ bustina di lievito per dolci
90 gr. di burro
100 gr. di cioccolato fondente
Preparazione:
In una ciotola impastate zucchero e burro freddo fino ad ottenere una crema, poi aggiungete l’uovo e il tè matcha. Lavorate con una spatola o un cucchiaio di legno: quando l’impasto è omogeneo e liscio, aggiungete la farina setacciata e la bustina di lievito. Avvolgete il panetto di impasto in un foglio di pellicola e lasciate riposare per circa 1 h in un luogo asciutto e non caldo. Quindi, dopo aver steso l’impasto, con un coppa pasta ricavate i biscotti e adagiateli su una teglia rivestita di carta forno. Infornate in forno caldo a 180° per 10 minuti circa. Intanto, sciogliete a bagnomaria il cioccolato fondente. Dopo aver fatto raffreddare i biscotti immergetene parte nel cioccolato fondente e attendete che si sia solidificato in superficie prima di consumarli. In una scatola di latta, possono conservarsi fino a 7 giorni.
Eleonora Vitale
Fonte immagine: Pixabay