Emanuele Scuotto, lo scultore tra mito e tradizione

Emanuele Scuotto, Minotauro - foto di Antonella Ricciardi

Emanuele Scuotto non fa lo scultore. Emanuele Scuotto è uno scultore. Ama il suo lavoro e la sua passione è più che evidente nel suo lavoro. Basta vedere le sue opere per immergersi nella storia che racconta attraverso le forme, le luci e le ombre. In ciò che crea con le sue mani permane l’emozione scaturita dalle ricerche accurate che compie prima di dedicarsi ad ogni nuovo lavoro. Classe 1978, con un background da artista presepiale nel vero senso della parola, Emanuele si sta facendo largo senza sgomitare né prevalere nel mondo dell’arte con un talento che parla da sé. E noi lo abbiamo intervistato. 

Partiamo dalle origini: chi è Emanuele Scuotto? 

Questa è una bella domanda! Me lo chiedo ogni giorno – sorride – La mia storia professionale nasce nel 1996, quando fui coinvolto dai miei due fratelli maggiori nel fondare la bottega d’arte “La Scarabattola” che ha come ossatura principale l’arte presepiale vista e riletta in chiave contemporanea. Il mio interesse maggiore è sempre stato la scultura in ogni sua accezione e modellare in piccole dimensioni i volti dei personaggi angelici o demoniaci mi ha dato la possibilità di potermi confrontare con la scultura classica seppure in miniatura. Allargando il campo, in tanti anni abbiamo realizzato, come gruppo, diverse mostre che andavano oltre la tradizione presepiale e che hanno avuto grande considerazione: la targa d’argento per meriti artistici ricevuta dal Presidente della Repubblica nel 2003, la partecipazione alla Biennale di Venezia del 2011 e quella a “Ceramics now!” nel 2016, presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, sono sicuramente tra i riconoscimenti di maggior rilievo. 

Quando è iniziata la tua attività da “solista”?

Nel 2016, dopo 20 anni di sodalizio artistico con mio fratello Salvatore si è deciso, di comune accordo, di intraprendere strade separate.  Ho iniziato così il mio percorso da “solista”, dedicando molto più tempo e attenzione alla scultura vera e propria, un linguaggio complesso che però ho l’impressione che negli ultimi tempi sia meno di nicchia, probabilmente anche grazie alle nuove tecnologie e alla diffusione delle immagini attraverso i social. La mia prima mostra risale al 2019: il titolo, “Terra mia”,  un evidente omaggio ad un artista che è stato ed è tutt’ora un mio punto di riferimento, ovvero Pino Daniele. Nello stesso tempo la terra, intesa anche come materia, è quella che sento più vicina a me e quindi quella di cui sono fatte quasi sempre le mie sculture: la terracotta. 

Emanuele Scuotto al lavoro. Foto di Sergio Siano
Emanuele Scuotto al lavoro. Foto di Sergio Siano

Emanuele Scuotto, che cosa ispira il tuo lavoro?

Penso al mio lavoro come ad un viaggio tra memoria e immaginazione: cerco di modellare sculture dal forte impatto evocativo, che riescano anche a modificare la percezione dello spazio che le circonda, creando una sorta di luogo liminale nel quale il passato, il presente, la realtà e il sogno, il mito e la storia si fondono e diventano un tutt’uno.

Il tuo lavoro affonda le radici nel folklore napoletano?

Più che di folklore parlerei di tradizione: il mio lavoro affonda le radici nel patrimonio artistico e cultuale, in particolare dell’Italia meridionale. Con le mie opere attraverso la scultura, cerco di rendere tangibile quel mondo onirico fatto di figure e simboli che hanno alimentato quell’incredibile immaginario popolare che tanto mi affascina. 

Emanuele Scuotto, foto di Sergio Siano
Emanuele Scuotto, San Gennaro – foto di Sergio Siano

Parliamo ora del presente: a cosa stai lavorando?

Sto lavorando a nuovi progetti che sono ancora in embrione, nel frattempo due mie sculture sono a Venezia per la mostra “The Masks”, a cura di Michele Citro. Sono opere che considero “storiche”: una è il “Pulcinella velato”, realizzata nel 2009 e con alle spalle una lunga serie di pubblicazioni e recensioni, l’altra è “Ciclope 2.0”, realizzata nel 2016. A Napoli, invece, anche se la mostra è ufficialmente conclusa, è ancora esposta l’opera “Il Minotauro Bambino”: si trova presso la OFF Gallery di Beniamino Manferlotti, uno spazio molto suggestivo che ritengo perfetto per accogliere sculture.  

Infatti proprio grazie a Off Gallery abbiamo potuto ammirare un’opera di grande impatto! Ci racconti com’è nata?

Circa un anno fa sono stato invitato a partecipare ad una rassegna artistica che vedeva coinvolti cinque scultori, ognuno dei quali doveva confrontarsi con uno dei personaggi legati ai miti dedalici. La rassegna, ideata e curata da Andrea Guastella, aveva come titolo “Labyrinthus” ed è stata pensata e realizzata per il labirinto che si trova nei giardini del Castello di Donnafugata a Ragusa. A me è stato chiesto di affrontare la figura del Minotauro, uno dei “mostri” per eccellenza che, però, mi ha sempre suscitato tanta tristezza: sostanzialmente, è la storia, il mito di un emarginato. Ispirata dal racconto di Borges “La casa di Asterione”, è nata l’idea di realizzare la scultura del Minotauro nel momento della sua infanzia, quando è ancora inconsapevole di tutto e non sa che il suo destino è stato già scelto da altri.  Il Minotauro è il capro espiatorio, il “diverso”, quindi il mostro. Ma nessuno nasce mostro e tutti potenzialmente lo siamo. La scultura è blu e la sua superficie è coperta da polvere dorata. Asterione, il nome del Minotauro, è anche quello di una costellazione ed io ho inteso l’opera come un pezzo di cielo stellato che prende forma. Dopo Ragusa, l’opera è stata installata alla Off Gallery di Napoli (dove resterà ancora per qualche tempo) per poi partire, a giugno, alla volta di Maiori. 

Emanuele Scuotto -"Crocifisso" foto di Sergio Siano
Emanuele Scuotto -“Crocifisso” foto di Sergio Siano

Emanuele Scuotto quali sono i tuoi progetti futuri

A marzo sarò a Morcone, in provincia di Benevento, per installare in maniera definitiva una mia scultura, “Crocifisso”. È un’opera dal forte impatto visivo e la sua installazione nelle strade del centro storico del paese è parte di un progetto, ideato e curato da Alba La Marra, dal titolo “Attesa”Una seconda replica della stessa scultura dovrebbe essere installata, nei prossimi mesi, in una chiesa del quartiere Vomero a Napoli.  Di progetti e collaborazioni ce ne sono altri ma sono ancora troppo in fase embrionale per poterne parlare.

Si ringrazia Emanuele Scuotto, Alba La Marra e OFF Gallery di Beniamino Manferlotti per la visita. Foto articolo di Sergio Siano. Immagine in evidenza, foto di Antonella Ricciardi. 

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