Il riccio nella nebbia è un capolavoro d’animazione di Yuri Norstein trasmesso ai tempi dell’URSS. Quali messaggi nascosti possiamo dedurre?
Gli anni ’70 e i primi anni ‘80 furono il periodo dell’Unione Sovietica, strettamente regolamentata e ideologicamente controllata in ogni aspetto della vita delle persone. Allo stesso modo, la produzione culturale e artistica veniva gravemente posta sotto censura. Quest’era storica fu caratterizzato da un’industria dell’animazione che, sotto gli ordini del partito, era impegnata a riflettere i valori del realismo socialista, spesso sacrificando la creatività di idee originali per conformarsi agli standard imposti dal regime.
Tuttavia, Yuri Norstein, animatore visionario e controcorrente della Soyuzmultfilm, riuscì a passare inosservato attraverso le sue opere come Il riccio nella nebbia (1975), un capolavoro innovativo e misterioso. Utilizzando una tecnica unica di animazione a più piani di vetro, Norstein creò un’opera non solo incantevole per la sua bellezza estetica, ma anche ricca di significati nascosti.
In quest’articolo esploreremo quali messaggi sottili e riflessioni profonde si celano dietro la semplicità apparente di questo corto animato, offrendo una finestra culturale sulle complessità e le sfide di un’epoca in cui l’arte e la politica erano inestricabilmente collegate.
Chi è Yuri Norstein?
Nato nel 1941 nell’oblast’ di Penza da una famiglia ebrea e cresciuto a Mosca, l’animatore russo Yuri Borisovich Norstein (in russo: Ю́рий Бори́сович Норште́йн) è il creatore di uno dei più amati e famosi classici dell’animazione sovietica: Il riccio nella nebbia (in russo: Ёжик в тумане, 1975), ancora oggi apprezzato sia in Russia che all’estero.
Norstein faceva parte della Soyuzmultfilm: lo studio d’animazione sovietica del tempo diventato un centro di sperimentazione artistica per quegli animatori emarginati creatori di un’arte troppo all’avanguardia e troppo politicamente controversa rispetto alle tradizioni dell’industria dell’animazione sovietica impregnata di elementi di realismo didattico socialista.
Per tutti gli anni ’70 e i primi anni ’80, Norstein continuò a lavorare come animatore e come regista in numerosi film (un elenco più completo può essere trovato su IMDb) ricevendo numerosi premi nazionali e internazionali.
Stile d’animazione e tecnica di disegno
Norstein usa una tecnica speciale nella sua animazione che coinvolge più piani di vetro per dare ai suoi cartoni animati un aspetto tridimensionale. La telecamera è posizionata in alto e guarda verso il basso una serie di piani di vetro profondi circa un metro (uno ogni 25-30 cm). I singoli piani di vetro possono muoversi orizzontalmente e anche verso e lontano dalla telecamera a seconda dei movimenti del personaggio o degli elementi che si vogliono mettere in azione nell’inquadratura.
Con l’avanzare di un’esperienza decennale, lo stile d’animazione di Norstein è divenuto sempre più raffinato, assomigliando meno a ritagli piatti e più a dipinti in movimento fluido o schizzi a matita sofisticati, stile che ritroviamo nel cartone animato che analizzeremo oggi.
Il riccio nella nebbia (Ёжик в тума́не, 1975)
Questo cartone animato dura solo 10 minuti, eppure solleva tante questioni su cui meditare.
Trama
Il tenerissimo riccio protagonista del racconto viene animato nelle sue avventure mentre va a trovare il suo amico orsetto per bere un tè con marmellata di lamponi e contare le stelle. La strada lungo la quale si muoverà, attraversa diversi paesaggi come campi deserti e boschetti che fungeranno da luoghi d’incontro con alcuni bizzarri personaggi.
Nella nebbia della prima sera, il mondo sembra misterioso e ogni tanto al piccolo riccio appaiono immagini stravaganti di personaggi insoliti. Tra queste c’è un gufo reale che guarda in un pozzo, una lumaca che si trasforma improvvisamente in un elefante, un pipistrello con un’apertura alare spaventosa e un cane che restituisce il fagottino di marmellata al riccio quando lo perde. Il riccio è particolarmente colpito da un cavallo bianco, la cui sagoma sfocata appare più volte nella foschia.
Attraverso la nebbia, si sente a intervalli la voce dell’orsetto che chiama l’amico riccio. Preso alla sprovvista, affrettandosi a rispondere alla chiamata, l’eroe protagonista cade sbadatamente nel fiume. Il suo salvatore è un misterioso “qualcuno” che lo porta in salvo sulla riva.
Giunto finalmente a casa dell’amico orsetto dopo strane avventure, il riccio ascolta il suo amico che gli riferisce di aver già preparato il samovar sul portico per il tè serale, raccolto rami di ginepro per accendere un piccolo fuoco e spostato le sedie di vimini per essere più comodi. Inoltre, l’amico orso fa un’osservazione: osserva che il riccio è l’unico compagno con cui riesce davvero a contare le stelle.
Analisi e possibili interpretazioni sui significati del cortometraggio
L’animazione e la letteratura per bambini dell’Unione Sovietica si trovarono di fronte al compito di produrre contenuti politicamente accettabili e ideologicamente didattici. Ma quali messaggi voleva comunicare Norstein con il suo breve film controcorrente?
L’antropologo Serguei Oushakine riconosce questa atmosfera di rinvio indefinito nell’animazione, affermando: «La cosa principale è il lavoro dell’immaginazione, o più precisamente, il terrore e il piacere a cui è collegato. La scena finale di piacere, a cui queste varie esperienze fantasmatiche e/o realistiche avrebbero dovuto effettivamente condurre, non è inclusa nella trama». Ciò è evidente attraverso l’ansia e la fissazione del riccio sull’incontro con il cavallo, anche dopo essere riuscito a incontrare l’amico orso per il tè.
Ma l’atmosfera di rinvio indefinito è solo uno degli elementi su cui riflettere. Nella produzione tecnica dell’animazione, Norstein, oltre a creare diversi strati di vetro, ha creato anche diversi strati di significato nascosti all’interno del cartone animato.
Il primo livello di significato è la trama principale stessa
Come spiegato inizialmente, il piccolo riccio è in viaggio verso il suo migliore amico orso e alla fine gli porterà un barattolo di marmellata ai lamponi. Nonostante lungo la strada il riccio venga travolto da una nebbia misteriosa e in mezzo a questa incontrerà insoliti animali, tutto finisce bene: il piccolo riccio si è perso nella nebbia, ma poi viene ritrovato. Ad eccezione del personaggio incognito che salva il protagonista, non c’è nessun significato nascosto, solo un lieto fine: la sera il piccolo riccio e l’orso bevono tè caldo da un samovar, gustano la marmellata e contano le stelle.
Il secondo livello di significato contiene messaggi deducibili
In qualche modo, il viaggio che il riccio compie è molto simile al viaggio che farebbe un coniuge espatriato per raggiungere la propria famiglia nel paese di migrazione. In questo modo Norstein avrebbe rappresentato la realtà di molte famiglie ebree di quegli anni, inclusa la propria: un viaggio difficile e talvolta offuscato, per raggiungere un caro familiare ai tempi dell’URSS.
Come le avventure stravaganti vissute dall’eroe protagonista, potremmo incontrare un sacco di persone diverse, affrontare uno shock culturale, persino crederci disperatamente persi… Ma se c’è qualcuno che ci ama e ci aspetta e ci cerca perfino nella nebbia, sappiamo di non essere realmente soli.
Dunque il significato nascosto potrebbe essere lì per ricordarci quanto è importante avere un posto dove andare, un posto che puoi chiamare casa e quanto sia importante fare anche cose semplici insieme, come bere il tè e contare le stelle con la persona amata.
Il terzo livello di significato è nascosto e filosofico: non dovremmo scappare dalle cose che ci spaventano perché finiremmo per portare con noi la nostra paura.
Dovremmo seguire la corrente? Dovremmo andare controcorrente? La soluzione non è nessuna delle due: dovremmo andare dove vogliamo essere.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons