L’adolescenza nelle isole Samoa: la ricerca di Margaret Mead
Margaret Mead, nata a Filadelfia il 16 dicembre 1901, è stata un’antropologa statunitense, allieva di Franz Boas, il capostipite della moderna scuola antropologica nordamericana. Margaret Mead è stata anche la prima donna antropologa in assoluto a svolgere la ricerca sul campo, sperimentata per la prima volta pochi anni prima dall’antropologo Bronisław Malinowski. Durante gli anni ’20 del 900, i medici statunitensi ritenevano che tutte le problematiche largamente diffuse tra gli adolescenti (ansia, depressione, stress, angoscia, atteggiamenti ribelli, ecc.), fossero dovute semplicemente a questa specifica fase di crescita, cioè caratteristiche naturali del processo di sviluppo. Franz Boas e Margaret Mead intendono dimostrare che, contrariamente a quanto affermato dai medici, questi atteggiamenti sono determinati o influenzati da fattori ambientali e culturali. È grazie alle adolescenti samoane che l’antropologa riesce ad ottenere i risultati a sostegno della tesi. La ricerca sul campo: Margaret Mead raggiunge le isole Samoa Nel 1925, due anni dopo la laurea, Margaret Mead viene inviata dal suo professore, Franz Boas, sull’isola Ta’ū, nell’Oceano Pacifico, per condurre una ricerca sulle adolescenti samoane. La fase di crescita a cui Margaret Mead ha sempre mostrato particolare interesse, non solo nella ricerca alle isole Samoa, è quella che va dall’infanzia all’impatto con la cultura. Questo perché pare che, proprio durante questa fase, la cultura influisca in modo particolare sulla trasformazione dell’individuo. Alle isole Samoa, Margaret Mead scopre che l’adolescenza non ha nulla a che vedere con le caratteristiche ritenute universali e naturali, come affermavano i medici a quei tempi. È ritenuto, invece, il periodo più bello della vita, vissuto con molta libertà e spensieratezza, anche dal punto di vista sessuale. Margaret Mead impara la loro lingua, vive come loro, mangia come loro, trascorre molto tempo con le adolescenti. A differenza degli altri antropologi, però, la sua esperienza si contraddistingue per non essersi immersa completamente nella loro cultura, concentrandosi prevalentemente sullo studio delle adolescenti. A seguito della sua esperienza, Margaret Mead pubblica il libro Coming of Age in Samoa: A Psychological Study of Primitive Youth for Western Civilization (1928), in cui sono raccolte tutte le informazioni riguardanti il suo studio sull’adolescenza sulle isole Samoa. Nella fase di stesura del testo, l’antropologa sceglie, di proposito, di utilizzare un linguaggio poco accademico, con lo scopo di renderlo accessibile a tutto il mondo. La ricerca di Margaret Mead e, in generale, l’antropologia, ci aiutano a capire come molte pratiche e atteggiamenti della vita quotidiana che consideriamo “naturali”, in realtà hanno una matrice culturale. Sono culturali le emozioni, i sentimenti, i gusti alimentari ed estetici. Come si suol dire, “il mondo è bello perché è vario”! Mettere a confronto le differenze culturali, di qualsiasi genere, aiuta ad oltrepassare i nostri limiti, a guardare da un’altra prospettiva e a capire che, spesso, tutto ciò che può apparirci come “naturale”, universale, in realtà è semplicemente “culturale”. Fonte immagini: Wikimedia Commons