Come ci si libera da una relazione tossica? La domanda di una ragazzina di sedici/diciassette anni alla psicoterapeuta, verso la fine di un incontro scolastico sull’educazione all’affettività.
Come ci si libera. Se a sedici anni avessi avuto la consapevolezza della tossicità di una relazione, mi sarei risparmiata tanti sforzi, tante lacrime, tanto tempo. Ma dieci anni fa non avevamo contezza nemmeno di qualche pillola di psicologia “spicciola” (quella che ormai si diffonde – con tutte le sue inesattezze e luoghi comuni – sui social network) e nessuno si prendeva la briga di venire in classe a spiegarci cosa stava succedendo ai nostri corpi, alla nostra crescita relazionale.
Come ci si libera. Una persona tossica (in una relazione tossica) – consapevolmente o inconsapevolmente è indifferente – ti succhia via ogni energia, lasciandoti in un limbo di pensieri ed emozioni “negative” (dolore, frustrazione, incertezza) che a lungo andare riconosci come “rassicuranti”, addirittura piacevoli, perché non ti espongono alla paura delle “cose nuove”. Crea, in qualche modo, un rapporto di “dipendenza emotiva e/o affettiva” (parole della psicoterapeuta): sono il solo/la sola a capirti, che può amarti, che può accettarti per quello che sei. Anche se non ti voglio. Perché una persona tossica desidera, narcisisticamente, nel tempo in cui non può avere, per poi rifiutare, ripetutamente, e tornare, per assicurarsi che tutto sia ancora lì, come lo aveva lasciato. Desiderare ancora, e rifiutare ancora, e tornare ancora. In un ciclo infinito, dal quale è difficili sganciarsi, specialmente se si vivono già condizioni di estrema fragilità (testato: ho avuto due “relazioni tossiche” nella mia vita, entrambe in periodi difficili e di scarsa autostima).
Quindi, come ci si libera? Sarebbe stato più facile – sicuramente più “romantico” – dire a quella ragazzina timorosa che un giorno avrebbe incontrato “la persona giusta” e che l’avrebbe “salvata” da ogni relazione tossica. Ma la verità è che incontriamo soltanto persone profondamente affini a noi stessi, che stuzzicano aspetti del nostro passato, dei nostri nodi irrisolti, o del nostro più intimo “io”. Emanciparsi da una persona tossica significa liberarsi della tossicità che è dentro noi stessi, della nostra paura di essere abbandonati, del nostro timor di vivere, di rischiare, di ferirci ancora, e ancora. La liberazione è un atto d’amore verso noi stessi. Fa male? Moltissimo. Si può fallire? Più volte. Cambiare? Certamente. Ma per far sì che il nostro corpo si rigeneri (e viva), è necessario che alcune cellule muoiano. In questo sta il cambiamento, la trasformazione. Imparare a vivere significa imparare a morire.
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