L’estetica della deformazione: protagonisti dell’espressionismo italiano a Roma

l'estetica della deformazione

Presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma, dal 6 luglio 2024 al 2 febbraio 2025, è possibile visitare “L’estetica della deformazione: protagonisti dell’espressionismo italiano”. La mostra esplora l’evoluzione dell’espressionismo italiano attraverso opere che sfidano i canoni estetici classici, offrendo una visione profonda e ribelle della realtà. Provenienti da prestigiose collezioni, le opere esposte conducono i visitatori in un viaggio intenso, a tratti liberatorio, tra colori che prevalgono sul disegno e forme distorte, simbolo di una ricerca artistica autentica e anticonvenzionale.

Da dentro a fuori, spremere la visione della vita e del mondo attraverso il proprio animo e il proprio vissuto. Questo è il senso dell’Espressionismo. Un esercizio personale e intimo, ma che diviene anche collettivo, grazie alla coesione di personalità profondamente differenti in quanto a stile, ma che condividono la profonda inquietudine esistenziale e la fiamma della protesta.          
L’estetica della deformazione è incentrata su alcune personalità di spicco dell’espressionismo italiano che dagli anni Venti agli anni Quaranta hanno dato voce ad un linguaggio antiaccademico focalizzato sull’esperienza interiore e sulla sua forza dirompente, con uno squisito collegamento con gli espressionisti parigini, le cui contaminazioni rendono le tele poesia.

Attraverso le sale della mostra è possibile ripercorrere l’espressionismo nelle sue diverse declinazioni, e a permettere ciò sono le 130 opere provenienti da diverse collezioni, tra cui la Casa Museo di Alberto Moravia e il Museo di Villa Torlonia, oltre quella della stessa Galleria d’Arte Moderna. L’organizzazione strategica del percorso, poi, accompagna il visitatore in un viaggio ribelle, sì, ma dotato di senso.

Roma, Milano, Torino: il percorso

I punti nevralgici dell’esposizione sull’estetica della deformazione sono Roma, da cui inizia il viaggio con la Scuola di via Cavour, Torino, che mette al centro il Gruppo dei Sei, e Milano, col gruppo Corrente, formato da giovani artisti dall’animo dirompente. È Il Cardinal Decano di Scipione (1930) al centro della scena, che con la sua imponenza sembra accogliere il visitatore e fornirgli la mappa cognitiva secondo cui orientarsi nella sala romana. Mappa che, ben presto, viene ridotta a brandelli dalle rappresentazioni romane viste dalle demolizioni oniriche di Mario Mafai e dallo sguardo metafisico di De Pisis. Al secondo piano è possibile immergersi nelle opere dei Sei, attorniati da altri artisti, che esprimono la poetica espressionista torinese. La libertà delle loro menti si impone come unico e solo contesto del visitatore, che non può passare indifferente tra gli sguardi dei ritratti di Francesco Menzio e Carlo Levi.
Al terzo piano, il gruppo di Corrente viene fieramente presentato dalla Battaglia dei tre cavalieri di Aligi Sassu, col suo rosso dirompente che sa di sangue. L’inquietudine, tipica negli artisti espressionisti come Edvard Munch, è nei colori, al di là del soggetto rappresentato: città, strade, oggetti e persone che brillano di rosso e arancio, come ad esserne invase, come ad aver ingoiato quei toni senza potersene mai più liberare.

L’estetica della deformazione e il concetto di bellezza

La deformazione e il colore più volte sono stati utilizzati come strumenti linguistici e nel periodo che va dagli anni Venti agli anni Quaranta, i protagonisti dell’espressionismo italiano realizzano su tela poesie d’inquietudine, interpretando gli umori del tempo. Il colore è impulso, eccentricità, emozione nuda, espressione del selvaggio.      
La bellezza nell’estetica della deformazione esce dai suoi canoni classici e ha il coraggio di gettarsi nel mondo in una modalità inedita e ribelle, accompagnata da una rappresentazione della vita che parte dal dato interiore. Ed è utile ribadire, ad ogni vorticosa pennellata che andrà a comporre l’abisso di uno sguardo o di una strada apparentemente senza uscita, le parole di Arnaldo Badodi, che campeggiano sulle pareti, come ad accompagnare il visitatore: «la deformazione è un principio fondamentale dell’arte; e la deformazione – come volgarmente si usa dire oggi – non equivale ad abbruttimento. Essendo placido che l’arte non si basa su misure metriche, la deformazione rappresenta l’emozione che il singolo artista ha nei riguardi di una realtà teorica».

L’estetica della deformazione: protagonisti dell’espressionismo italiano a Roma

L’espressionismo come viaggio interiore

Gli espressionisti hanno rivoluzionato l’arte rompendo con i canoni stilistici tradizionali, creando ritratti e nature morte che sfidano le percezioni abituali. I volti possono apparire distorti, i colori innaturali e le nature morte si dissolvono in forme astratte. Un senso di libertà pervade l’avventore che si accinge ad attraversare le sale, poiché la consapevolezza di non doversi attenere ai canoni estetici è una ventata d’aria, un respiro a pieni polmoni. Ma la sensazione dura, appunto, il tempo di un respiro, poiché la deviazione dai modelli classici, quale ricerca profonda di autenticità espressiva, genera mostri.
Messo a confronto con il proprio mondo interiore, l’essere umano percepisce la vertigine della responsabilità di non dover rappresentare il mondo così com’è, ma come viene vissuto interiormente.

L’estetica della deformazione: un’esperienza multisensoriale

L’estetica della deformazione è un invito a guardare oltre l’apparenza, a percepire l’emozione, l’angoscia, la gioia o la sofferenza che si celano dietro ogni pennellata, che è riflesso del tempo attuale dell’artista, ma anche del tempo interiore dello spettatore, che non conosce epoche. L’arte diventa così uno specchio dell’anima, una testimonianza visiva della complessità e della ricchezza dell’essere umano, che i canoni classici spesso non riescono a catturare.

La densità emotiva e visiva percepita all’interno delle sale dell’estetica della deformazione viene offerta anche in modalità multisensoriale: è stato concepito anche un percorso dedicato agli ipovedenti che contempla alcune opere tradotte in Braille con disegni in rilievo e contenuti audio.

La mostra è visitabile presso la Galleria d’Arte Moderna Via Francesco Crispi 24 a Roma, dal 6 luglio 2024 al 2 febbraio 2025, dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 19:00.

Fonte immagini: locandina dell’evento e foto scattate in loco.

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