Marcia per il Clima e contro le Grandi Opere Inutili: l’appuntamento lanciato dai comitati ambientali italiani è il 23 marzo a Roma. A lanciare la manifestazione nazionale, decine di movimenti, associazioni e singoli cittadini da sempre impegnati nelle battaglie contro le grandi opere (Tav, Tap, Ponte etc.). L’obiettivo è il lancio di una nuova stagione di mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia del Pianeta.
Un percorso che parte da lontano, non solo dai lunghissimi anni di battaglie territoriali, ma da diversi incontri che hanno attraversato tutto il Paese: da Venezia e Venaus, in Val di Susa, per arrivare a Melendugno e Napoli, passando per Torino, Firenze, Sulmona, Niscemi.
La Marcia per il clima metterà al centro del dibattito, innanzitutto, il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere, ritenute non solo spreco di risorse pubbliche, sinonimo di corruzione, di devastazione ambientale dei territori, di danni alla salute, ma – appunto – l’incarnazione di un modello di sviluppo che sta conducendo il pianeta verso una vera e propria catastrofe ecologica.
I cambiamenti climatici di cui oggi si discute nella società a tutti i livelli, dalle scuole, ai mass media, passando per le istituzioni, non sono più ormai un semplice e noioso argomento di studio, ma una realtà con cui tantissime persone nel mondo sono costrette a fare i conti. In Italia si declinano in modo drammatico: la mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti non solo con la venuta di catastrofi naturali, come i terremoti, ma ad ogni ondata di maltempo. Le catastrofi naturali colpiscono tutti allo stesso modo, ma chi vive ai margini della società ne paga doppiamente i costi, vista la mancata messa in sicurezza dei territori. La cementificazione e la devastazione ambientale colpiscono sia l’ambiente e la natura al di fuori dei grandi centri cittadini, sia i grandi agglomerati urbani, sempre più inquinati, in cui persino i rifiuti diventano un business redditizio. Molti dei migranti che vengono respinti ai confini dell’Europa, inoltre, sono migranti climatici, costretti a lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili.
Tra le Grandi Opere contestate dai comitati ambientali, oltre al TAV in Val di Susa e al TAP a Melendugno, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, le trivellazioni petrolifere che mettono a rischio lo Ionio, l’Adriatico, la Basilicata e la Sicilia.
Le proposte della Marcia per il clima sono:
- la cessazione della contrapposizione tra salute e lavoro, come invece è avvenuto di fatto a Taranto;
- la riduzione dell’uso delle fonti fossili e del gas;
- lo stop al consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi, gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini;
- rigore e decisione nella costruzione di un modello energetico alternativo, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal mercato;
- l’abbandono di progetti di infrastrutture inutili e dannose, con il finanziamento di interventi come la messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori, le bonifiche, la riconversione energetica, l’educazione e la ricerca ambientale;
- garantire a tutti il diritto all’acqua pubblica;
- una nuova Strategia Energetica Nazionale;
- una soluzione definitiva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e riducendo le spese militari.