Miró, Il costruttore di sogni, l’attesissima mostra dell’artista Joan Miró, arriva a Roma. Le sue opere sono visitabili dal 14 settembre 2024 al 23 febbraio 2025, presso il Museo Storico della Fanteria.
L’esposizione è curata dal critico d’arte italiano e fondatore della Transavanguardia Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo -noto storico di arte cinese- ed è organizzata da Navigare Srl.
Chi era Joan Miró?
Joan Miró (1893-1983) è stato un artista e pittore spagnolo del Novecento, nonché uno dei più noti esponenti del movimento surrealista. Ha incominciato a disegnare a soli 8 anni, per poi proseguire i suoi studi presso la Scuola di Belle Arti La Llotja la Scuola di Arte e Mestieri, entrambe situate a Barcellona -sua città natale. Tuttavia, non li portò a termine. Nel 1924 entrò a far parte del gruppo di arte surrealista, differenziandosi dagli altri membri per l’uso libero di colori e forme.
L’arte surrealista
Miró rappresenta uno degli artisti più alternativi del surrealismo. Il suo talento, infatti, gli ha permesso di distinguersi dagli altri colleghi – Dalí e Picasso – per via del suo approccio differente verso la pittura, ceramica, murales e scultura. Le sue opere sono caratterizzate da immagini oniriche, simboli e forme astratte. Il loro impiego è un vero e proprio invito a evadere dalla noia ordinaria della vita di tutti i giorni, che spesso finisce per diventare una routine. A tal motivo, l’arte di Miró è un inno alla felicità, che riprende i temi principali del surrealismo, ovvero: l’amore, la liberazione dell’individuo e dalla convenzioni sociali, il sogno e la follia. Quest’ultimi due rappresentano dei mezzi per andare oltre la razionalità umana. Lo scopo di questo movimento artistico, infatti, è quello di costruire e mostrare un mondo caratterizzato e dominato da irrazionalità e psiche.
Miró, Il costruttore dei sogni
Le 150 opere di Miró esposte a Miró, Il costruttore di sogni, mostrano tutta l’abilità artistica del pittore spagnolo. Tra queste vi sono: Les Essènces de la terra (1970) e Sans Titre (1949). Secondo quest’ultimo: “Più del quadro in sé conta quel che esso emana e diffonde. Se viene distrutto non importa. L’arte può anche morire, ma quel che che conta è che abbia sparso i semi sulla terra”. Per l’artista, infatti, i suoi quadri si configurano come un modo per sfuggire alla monotonia, inerzia e caducità della vita. Il loro fine ultimo è quello di distrarre le persone dal loro essere estremamente drammatiche, proprio come lo stesso Miró: “Se vi è qualcosa di umoristico nella mia pittura, non è il risultato di una ricerca cosciente. Questo humour deriva forse dal bisogno di sfuggire al lato tragico del mio temperamento”. A tal motivo, i colori principali dei suoi lavori (rosso, verde, giallo, blu) catturano l’attenzione sin da subito, proprio per allontanare i pensieri negativi. Le linee fluide e del tutto imprecise rappresentano dei simboli da osservare e analizzare, come se fossero dei sogni ricchi di significati, che portano l’osservatore in una dimensione psichica -tanto amata dall’artista. Ricordiamo, infatti, che lo stile di Miró è influenzato dal suo desiderio di sperimentare la sua arte facendo ricorso all’astrazione, senza rinunciare alla bellezza sofisticata, classica ed elegante.
Orari di apertura della mostra Miró, Il costruttore di sogni:
Lunedì-venerdì, ore 9.30 – 19.30
Sabato-domenica, ore 9.30 – 20.30
L’immagine di copertina e le foto usate all’interno dell’articolo sono state scattate in loco.