Picasso lo straniero: il percorso di un’artista senza patria

Picasso lo straniero, mostra a Roma a palazzo cipolla

Su Picasso si è scritto molto. Da sempre è uno degli individui che ha suscitato più dibattiti e controversie nel panorama artistico. Ma quanti conoscono davvero la storia dell’uomo dietro il mito? “Picasso lo straniero”, mostra presente al Museo del Corso dal 27 febbraio al 29 giugno 2025, fa emergere un lato dell’artista a molti ancora oggi sconosciuto.

L’esposizione comprende oltre 100 opere tra dipinti, ceramiche e disegni dell’artista, arricchite da video e documenti che non mirano semplicemente a raccontare la sua arte ma che si soffermano sulla vita del pittore e sulla sua condizione di straniero fuori dalla madrepatria. Inoltre, è possibile godere di un nucleo di opere mai esposte prima, quelle relative alla ‘primavera romana”. Insomma, “Picasso lo straniero” è un evento imperdibile per gli amanti dell’arte, che non si presenta soltanto come un tributo all’artista spagnolo, ma anche come un’occasione per comprendere un difficile percorso fatto di ostacoli, rifiuti e rinascite.

Dalla Spagna a Parigi: la vita di Picasso tra successo e rifiuto

Picasso approda a Parigi nel 1900 all’età di soli 19 anni. Nonostante la città nell’immaginario collettivo appaia brillante e all’avanguardia, per il giovane artista si rivela un oscuro labirinto, pieno di inaspettate insidie. Il pittore non conosce la lingua e le istituzioni francesi guardano allo straniero con sospetto, specialmente se considerato eccentrico o ‘ribelle’.

Un dipinto emblematico di questo periodo è “Groupe de Catalans à Montmartre”, che ritrae Picasso insieme a un gruppo di amici catalani. Egli stesso si rappresenta con un’aria quasi clandestina: una sciarpa gli nasconde il volto, palesando consapevolezza di essere visto con diffidenza.

Nonostante le difficoltà, Picasso non è solo. A Parigi trova artisti, poeti e connazionali che lo aiutano ad inserirsi nel fermento culturale della capitale. La mostra menziona alcuni di questi, come Guillaume Apollinaire, poeta rivoluzionario dell’epoca, e Max Jacob, che attraverso la poesia insegna al giovane pittore la lingua francese.

La sua arte si evolve rapidamente passando dal periodo blu, dominato da atmosfere malinconiche e soggetti emarginati, al periodo rosa, più luminoso e popolato da figure circensi. Ma questo è solo l’inizio di una rivoluzione artistica che cambierà la storia dell’arte.

Nel 1906, dopo un periodo di isolamento nei Pirenei, Picasso torna a Parigi con un’energia rinnovata. Proprio in questi anni insieme a Georges Braque, dà vita ad uno dei più celebri movimenti artistici, il cubismo, che interrompe la tradizione prospettica rinascimentale in favore di una rappresentazione sfaccettata della realtà. I punti di vista sono molteplici e le figure si scompongono in forme geometriche essenziali, quasi astratte, con l’obiettivo di cogliere la loro vera essenza.

Tra le opere esposte, “Mère et enfant”, “Nu couché avec personnages” e “Homme à la pipe”, mostrano la sua evoluzione artistica. Tuttavia, questa fase culmina con “Les Demoiselles d’Avignon”, un’opera che sconvolge il mondo dell’arte, ponendo le basi per l’avanguardia del Novecento.

Il cubismo, però, non è ben visto dalle istituzioni francesi e con l’inizio della Grande Guerra la galleria del mercante d’arte tedesco Kahnweiler viene sequestrata, e con essa, le 700 opere di Picasso poi svendute all’asta. Una vera e propria mutilazione artistica.

L’ostilità nei confronti del pittore continua. Eppure, Picasso non si arrende e giunge ad un nuovo capitolo della sua vita grazie al teatro. L’artista comincia a collaborare con Jean Cocteau nel balletto russo, con il quale si reca a Roma per lavorare ai costumi e alle scenografie di Parade, accompagnate dalle sinfonie di Erik Satie. Nel mentre, non si lascia sfuggire la possibilità di visitare Napoli e Pompei, dove il fascino dell’arte classica cattura la sua attenzione. L’incontro con l’antichità influenzerà profondamente la sua produzione successiva, portandolo ad un ritorno al figurativo.

Nel 1937, la devastante Guerra Civile Spagnola segna profondamente Picasso, che, distante dalla sua terra, vive con estremo dolore il bombardamento nazista della città di Guernica. è così che nasce la sua opera più celebre, “Guernica, simbolo universale contro la violenza della guerra. Con la sua composizione caotica colma di figure straziate, sui toni del bianco e del nero, l’opera oltre che fungere da denuncia politica, diventa una sintesi perfetta del linguaggio picassiano.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, il pittore aderisce al Partito Comunista e disegna “la colomba”, poi adottata come emblema dei movimenti per la pace. Intanto, la Francia riconosce finalmente il suo spessore artistico e De Gaulle gli offre la Legion d’Onore. Ma Picasso non dimentica. In ricordo della negazione di cittadinanza francese del 1940, la rifiuta, scegliendo di restare “Picasso lo straniero”. 
In seguito, si ritira in Provenza lontano dal caos parigino, e continua a creare instancabilmente fino alla sua morte nel 1973.

Un percorso espositivo che valorizza l’arte

Palazzo Cipolla, situato nel cuore di Roma, offre un ambiente espositivo di grande fascino. Le pareti di colore rosso scuro creano un’atmosfera calda, capace di trasmettere tranquillità, mentre le didascalie, chiare e concise, informano senza distogliere l’attenzione del visitatore dalle opere precisamente contestualizzate. Ad ogni sala corrisponde un preciso periodo della vita di Picasso, permettendo di seguire cronologicamente la sua evoluzione artistica. All’interno del percorso espositivo, oltre alle opere sopra menzionate, spiccano una serie di disegni dedicati a figure circensi, figure femminili, ritratti dedicati alla madre piuttosto che alle rappresentazioni del minotauro, alter ego artistico del pittore. Tuttavia, a causa della forte affluenza di visitatori, è consigliato acquistare i biglietti online attraverso il sito di Vivaticket. 

La mostra “Picasso lo straniero” non è soltanto un viaggio nell’arte, bensì nella vita di un uomo costantemente in bilico tra rifiuto e riconoscimento. Presentandosi, perciò, come un’occasione imperdibile per riscoprire un Picasso meno noto, ma profondamente umano.

Fonte dell’immagine: sito Museo del Corso

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