Giovanni Boccaccio, 5 cose che ti sorprenderanno sull’autore toscano!
Il 16 giugno ricorre la data della nascita di Giovanni Boccaccio, data presunta, poiché gli unici dati certi che abbiamo sono che il poeta nacque in Toscana (a Firenze o a Certaldo) tra il giugno e il luglio del 1313, e che fosse figlio illegittimo del mercante Boccaccio da Chiellino, detto Boccaccino, e di una donna di cui non si sa nulla. Tutti conoscono Boccaccio come parte fondante della “tradizione letteraria” italiana, assieme a Dante, con la sua Commedia e a Petrarca, con il suo Canzoniere. Molti lo ricordano principalmente per il suo capolavoro, il Decameron, raccolta di cento novelle, che quasi tutti hanno sfogliato almeno una volta tra i banchi di scuola, spesso trovandosi a sorridere per gli epiloghi divertenti di alcune storie. Ma, forse, non tutti sanno che:
1. Giovanni Boccaccio non scrisse solo il Decameron
Boccaccio non fu semplicemente un autore di novelle, fu uno scrittore molto prolifico: scrisse romanzi come il Filostrato e il Filocolo, un poema epico, il Teseida, ed uno allegorico, come la Commedia delle ninfe fiorentine. E poi liriche, epistole, opere in latino, come la Genealogia deorum gentilium, etc. Ma, soprattutto, fu uno dei primi letterati a coltivare la cultura dei classici latini e greci: dal 1360 in poi la casa di Giovanni Boccaccio diventò teatro di riscoperta di decine di codici di scrittori antichi, dal latino Ovidio al greco Omero, che andavano a costituire una delle prime collezioni di classici raccolte e fatte circolare in Europa; la sua biblioteca personale era la più fornita dell’epoca, tanto da essere invidiata dall’amico Petrarca.
2. Giovanni Boccaccio fu un abile copista, amava trascrivere codici e disegnare
Giovanni Boccaccio fu anche un copista, un instancabile trascrittore di manoscritti, come dimostra il codice autografo (manoscritto noto come Miscellanea latina) visibile nella teca digitale messa a disposizione dalla Biblioteca Medicea Laurenziana.
Il segno di riconoscimento dell’attività di Boccaccio come copista è quello della manicula, una piccola mano disegnata dallo scrittore con il dito puntato, a margine di passi considerati particolarmente significativi. Boccaccio inoltre amava disegnare le iniziali, corredandole di fiori e ghirigori, esercitando quello che era il ruolo tipico dell’amanuense. Ma è nel Codice Parigino italiano 482, conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi, che si possono ammirare ben 17 disegni che lo scrittore realizzò a penna, che illustrano le carte dedicate ad alcune novelle del Decameron.
3. Non solo narratore: sapevate che Giovanni Boccaccio ha scritto delle Rime?
Conosciuto soprattutto per la sua vocazione narrativa, Boccaccio, in realtà, non appena ventenne, cominciò a scrivere componimenti lirici e continuò a farlo fino a poco prima di morire. A quanto pare, però, il poeta non era molto contento delle sue Rime, tanto da confessare, in una lettera all’amico Pietro Piccolo, di aver gettato nel fuoco le sue poesie, per la vergogna e forse per il timore che non fossero all’altezza di quelle di Petrarca o del “maestro” Dante.
Nelle sue Rime, la figura femminile protagonista è quella di Fiammetta, donna in carne ed ossa, lontana dalla Beatrice di Dante, incarnazione della donna-angelo. Le ambientazioni, invece, sono soprattutto marine, come nel gruppo dei “sonetti di Baia”, località balneare campana, luogo di piacere per eccellenza che il poeta aveva frequentato da giovane: «Iscinta e scalza, con le trezze avvolte,/e d’uno scoglio in altro trapassando,/conche marine da quelli spiccando,/giva la donna mia con altre molte».
4. La faccenda dell’esilio
L’esilio di Dante Alighieri è noto a tutti: egli, in sostanza, fu esiliato in quanto personaggio “scomodo” poiché si oppose all’intromissione di Papa Bonifacio VIII nella vita pubblica della città. Anche Boccaccio si fece dei nemici e per questo si allontanò dalla città di Firenze, presso la quale la Signoria gli aveva assegnato importanti cariche pubbliche e missioni diplomatiche, inviandolo persino ad Avignone presso il papa Innocenzo VI. Egli affrontò un esilio volontario a Certaldo, databile intorno al 1361: malvisto dal governo, in quanto amico di alcuni congiurati, tra cui Pino De’Rossi (destinatario della lettera Consolatoria a Pino De’Rossi), che avevano progettato un colpo di stato nel 1360, cadde in disgrazia e non ricoprì più cariche pubbliche fino al 1365.
5. Boccaccio e la Napoli angioina
Boccaccio si trovò a Napoli tra il 1327 e il 1341, alla corte di Roberto d’Angiò, per tornarci poi in seguito per brevi periodi. Qui conobbe molti artisti, tra cui Tino di Camaino e Giotto. Proprio grazie alla frequentazione dei salotti aristocratici, fece la conoscenza di Maria d’Aquino, figlia illegittima di re Roberto, che diventerà la sua musa ispiratrice, con il nome di Fiammetta. Del soggiorno partenopeo si trovano numerose tracce in molte opere del poeta, tra suggestioni e ricordi dei luoghi affascinanti della città. Per quanto riguarda i luoghi citati, gli studiosi hanno cercato di individuare con piante urbanistiche alla mano a quali strade e quartieri corrispondano. Nel Filocolo, ad esempio, Boccaccio fa riferimento ad «un bel tempio in Partenope», in cui avvenne l’incontro con Fiammetta, e pare che alluda alla chiesa di San Lorenzo Maggiore, sita al centro storico.
Giovanni Boccaccio, opere
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