Si racconta che la canzone intrattenne molto lo Zar Nicola II di Russia e Gustavo re di Svezia, e che la Regina Margherita cadde dalla sedia dal ridere quando la sentì eseguita da un posteggiatore. ‘A Risa: un nome, un programma.
Io tengo, ‘a che so’ nato,
‘nu vizio gruosso assaje,
va’ trova lu ppecché.
di stare in allegria.
Io, la malinconia,
nun saccio che rrobb’è.
De tutto rido, e che nce pòzzo fá?
Ah – ah – ah – ah.
Nun mme ne ‘mporta si stóngo a sbagliá.
Ah – ah – ah – ah.
Un trionfo di risate fu dunque la prima canzone in Italia ad essere incisa su un 78 giri nel 1895.
Non sorprende che ‘A risa sia proprio una canzone scritta in napoletano: ai tempi la musica napoletana aveva già una propria storia e una propria identità a partire dalle villanelle, storia e identità invidiate da una “musica italiana” ancora inesistente. La nascita della canzone classica napoletana viene collocata al 1839, corrispondente alla stesura del brano Te voglio bene assaje di Raffaele Sacco e Filippo Campanella e la sua presentazione alla Festa di Piedigrotta.
La nascita di ‘A risa: l’intuizione e il successo
Prima dell’invenzione del disco e del fonografo, le canzoni erano diffuse tramite le esibizioni di posteggia napoletana e tramite le copielle, dei foglietti su cui venivano riportati testi e musica delle canzoni pubblicate. E fu proprio da un fonografo che Bernardo Cantalamessa ebbe un’intuizione per ‘A risa. D’altronde lo sappiamo: le grandi intelligenze musicali, che spesso svoltano la storia della canzone, agiscono per intuizione!
Nicola Maldacea, cosiddetto inventore della macchietta napoletana e re dei caffè chantant, racconta nelle sue memorie di quel pomeriggio alla Galleria Umberto I, in cui, dopo le prove al Salone Margherita, passeggiava con Cantalamessa. I due passarono accanto a uno dei primi modelli di fonografo in mostra a Napoli e Bernardo rimase catturato da una canzone in particolare: The Laughing Song, una canzone composta nel 1891 dall’afroamericano George W. Johnson. ‘A risa viene dunque ad essere una cover ante litteram: era la prima volta che una canzone americana, in lingua straniera veniva riadattata in napoletano.
Cantalamessa fu la prima voce italiana ad essere incisa, ma tanti altri interpreti portarono ‘A risa al successo in tutta Europa. Lo stesso Nicola Maldacea inserì la canzone nel suo repertorio e le diede vita, e si narra che, durante le sue esibizioni, molti dovessero correre in bagno!
In una reinterpretazione moderna, ‘A risa è presente in Morte a Venezia di Luchino Visconti, cantata da Antonio Apicella.
La tradizione, lo spirito e la comicità napoletana trovano sfogo in ‘A risa, che è stata interpretata dai più grandi intrattenitori dei secoli scorsi.
Io rido si uno chiagne,
si stóngo disperato,
si nun aggio magnato,
rido senza penzá.
Mme pare che redenno,
ogne turmiento passa.
Nce se recréa e spassa,
cchiù allero se po’ stá.
Sarrá difetto gruosso chistu cca.
Ah – ah – ah – ah.
Ma ‘o tengo e nun mm’ ‘o pòzzo cchiù levá.
Ah – ah – ah – ah.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia