L’acronimo AAVE sta per African American Vernacular English, una varietà di inglese che nel corso del tempo ha acquisito nomi molto diversi. Questo è un acronimo utilizzato dai linguisti e sociolinguisti quando intendono riferirsi alla varietà di inglese parlata dagli African American. Negli anni che vanno dal 1900 al 1960 ci si riferisce a questa varietà, o perlomeno a quella parlata dagli inglesi afroamericani, come Nonstandard o Black English.
La storia di AAVE è legata alla tratta degli schiavi. Questo è qualcosa che ha a che fare con molte varietà di inglese parlate dai neri, per questo comprendere la sua storia è così importante.
Negli anni ’70 ed ’80 del novecento iniziano ad essere di uso popolare i termini come “Black English” e “Black English Vernacular“. L’aspetto positivo di una di queste 2 espressioni (soprattutto del Black English Vernacular) fu che in un certo senso gli studiosi iniziarono a riferirsi a questa varietà di inglese come Vernacolare, da cui la V in AAVE. Stiamo parlando di quella varietà Nonstandard della lingua inglese che spesso chiamamo dialetto. L’espressione Black English Vernacular rappresentava in qualche modo un progresso rispetto alle espressioni precedenti, per la prima volta gli studiosi insistettero sul fatto che la varietà dell’inglese o il modo in cui gli afro-americani parlavano inglese fosse tipica di un “dialetto” è pertanto andava compreso ed analizzato.
Nel 1973 il termine Ebonics divenne quello utilizzato per riferirsi all’inglese degli afroamericani, si diffuse ampiamente ed ancora oggi si conserva il significato di questa parola. La parola Ebonics è una fusione perché deriva dai termini inglesi ebony “black“ e phonics “sounds”. Tutto è legato all’atteggiamento sociale delle persone nei confronti della comunità nera. Fu negli anni ’90 che la parola AAVE è stata introdotta ed è considerata essere la definizione più accurata.
Si iniziò a dibattere su questa sottovarietà di inglese nel 1990, risultato della prima Resolution of Oakland School Board che fu attuata dopo alcune attente analisi sull’apprendimento degli studenti di colore. Si iniziò a capire che la ragione per cui alcune materie risultavano più difficili per loro non era per mancanza di talento, era legato al fatto che i compiti erano ovviamente in inglese standard. Loro parlavano un AAVE, per questo spesso avevano problemi nel comprendere ciò che i test scolastici richiedevano. Gli studenti dovevano prima capire le istruzioni, tradurlo nella loro varietà linguistica e poi sforzarsi di scrivere nella varietà di inglese comunemente usata dal sistema scolastico. Così venne istituita questa Resultion che vedeva l’Ebonics come una vera e propria lingua, non come un dialetto.
La Resolution cita:
«The Superintendent shall immediately devise and implement the best possible academic program for imparting instruction to African-American students in their primary language for the combined purposes of maintaining the legitimacy and richness of Ebonics and to facilitate their acquisition and mastery of English language skills».
La prima risoluzione sostiene che gli afro-americani debbano essere istruiti nell’Ebonics che è adesso una lingua a sé. Questa risoluzione causò grandi polemiche da parte di coloro che ritenevano che questa non fosse una cosa da proporre, perché anche gli afroamericani dovevano prima di tutto imparare l’inglese corretto.
Nel 1997 la società linguistica d’America ha fatto passare una nuova risoluzione che riconfermava l’AAVE come una corretta varietà di inglese.
Dal punto di vista del linguaggio la questione non riguarda solo il modo con cui ci riferiamo ad esso, che venga chiamato lingua o dialetto, non è ciò che conta. Questa risoluzione ha cercato di superare la questione della terminologia. Non importa come vogliamo chiamare la suddetta varietà di inglese, ciò che conta veramente è che questa varietà (Ebonics) deve essere considerata una varietà propria perché è governata da regole come tutte le varietà del parlato naturale.
Nello stesso anno, venne fatta una seconda risoluzione, che però non ha portato cambiamenti in positivo, c’è stato un passo indietro: si riaffermava che l’obiettivo principale dell’insegnamento per ogni studente, compresi gli studenti afroamericani, era quello di istruirli nell’inglese standard e non nell’ebonica.
L’idea era che bisogna rispettare la varietà dell’inglese parlata dagli afroamericani, ma le competenze linguistiche devono essere apprese da tutti gli studenti, devono essere educati usando l’inglese standard e non nella loro prima lingua, che sia essa l’ebonico o qualsiasi altra lingua di cui sono nativi. Tanti studenti hanno partecipato al dibattito ma oggigiorno si continua a sostenere che l’AAVE sia una vera e propria varietà di inglese, la cui caratteristica peculiare sono i dittonghi. Comunque la maggior parte di persone che parla AAVE è capace di parlare anche in inglese standard e può scegliere quale linguaggio usare a seconda della persona con cui si interfaccia.
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