Nell’incipit del romanzo Adua di Igiaba Scego il lettore incontra già il personaggio che dà il titolo al romanzo, Adua, presentata anche attraverso le parole del padre, Zoppe. Adua, il cui nome è un omaggio alla prima vittoria africana contro l’imperialismo europeo e italiano, è una giovane donna somala che sogna di diventare una stella del cinema. Per realizzare questo sogno di essere un’attrice, Adua si mette alla ricerca degli italiani che, nella sua città, Magalo, negli anni Settanta si dedicavano ad ogni tipo di affari. Tale sogno, però, si converte in un incubo nel momento in cui arriva in Italia. Qui Adua è vittima dell’infamia e la sua storia comincia a incrociarsi con quella del padre, Zoppe, il quale, molto giovane, arriva a suo tempo in Italia per lavorare al servizio dei fascisti come interprete.
I capitoli del libro vedono quindi un’alternanza, nella narrazione, tra le parti raccontate da Adua e Zoppe e le paternali del padre, espressione del rapporto conflittuale padre- figlia.
Le due storie, del padre e della figlia, sono caratterizzate dal dolore e dalla brutalità, ma, nonostante tutto, in Adua si ritrovano immagini che contrastano con quelle espressioni degli aspetti su citati: il profumo della cannella a Mogadiscio, l’arcobaleno, un turbante azzurro…, tutte immagini che si contrappongono alla crudeltà del mondo dei colonizzatori italiani. Altri protagonisti del libro sono le città di Roma e Mogadíscio: la Scego descrive Roma come una città latrina, allegoria della fine delle illusioni e della speranza, che è contrapposta a Mogadíscio.
La contrapposizione tra aspetti differenti è una costante in Adua: per esempio, la contrapposizione tra Adua e Zoppe, narratori del presente (quello degli anni Sessanta e Settanta) e del passato coloniale o, ancora, il doppio sguardo, con la funzione di denunciare la parte occulta della Storia; la contrapposizione Italia-Somalia, riflesso degli errori del colonialismo…
Altri aspetti rilevanti in Adua sono, per esempio, il tema del corpo torturato, che è sempre quello dei popoli colonizzati; gli stereotipi legati al corpo femminile; la presenza di metafore e similitudini, o di altre figure retoriche per descrivere le città.
In Adua è anche particolarmente importante l’aspetto linguistico: troviamo parole somale o espressioni trascritte secondo come vengono lette in italiano e nella parte finale del libro c’è un glossario elaborato dall’autrice per spiegare i termini somali presenti nel romanzo.
Ricezione dell’opera di Igiaba Scego in Brasile
L’opera di Igiaba Scego in Brasile ha una ricezione positiva: la stessa autrice, durante la sua partecipazione al festival letterario Litercultura nel 2019, ha sottolineato i tanti legami con il Brasile. Il suo sguardo di autrice di opere di letteratura postcoloniale abbraccia Europa e Africa, oltre all’ America Latina e all’ Asia, la scrittrice analizza le conseguenze del colonialismo e le relazioni di potere, come nel caso dell’articolo In morte di João ed Eli, del maggio del 2008, dove la Scego parla dell’assassinio di due attivisti brasiliani.
L’interesse dell’autrice italiana per il Brasile è evidente inoltre in quanto ad aspetti culturali come in Come cadi cadi bene, articolo del 2009 in cui tratta della capoeira in Italia; ancora, definisce Caetano Veloso una delle sue grandi passioni.
Sono comunque sicuramente le traduzioni di alcune opere della Scego, tra cui Adua o del libro dedicato a Caetano Veloso, Camminando contro vento, ad opera di Francesca Cricelli, ad aver contribuito al successo della scrittrice in Brasile.
Francesca Cricelli definisce Igiaba Scego una delle rivelazioni della letteratura italiana contemporanea per diversi motivi, tra cui cita l’originalità della sua scrittura, caratterizzata da un registro colto della lingua italiana insieme ad un registro collegato alla tradizione orale somala o da un tentativo di decolonizzazione delle idee.
Fonte immagine: Società Missioni Africane.