Intervista ad Andrea Rossi, ideatore del progetto Alici come prima
Affezionatissimo alla sua Napoli e costretto ad allontanarvisi per coltivare i propri sogni, Andrea Rossi è la mente (e il volto) dietro il progetto Alici come prima. Ironico e socievole come tradizione partenopea richiede, dal 2013 è conosciuto per le sue video-inchieste e le “interviste” fatte durante serate e compleanni.
Ad oggi fa la spola tra Napoli e Milano, ritenendosi uno dei “pochi” che ha la fortuna di essersi trasferito ma poter lavorare in entrambe le città.
Da Alici come prima a Le iene: la volontà di fare la differenza
Come è iniziato il progetto Alici come prima?
Io scrivo su dei giornali da quando avevo quattordici anni, a partire dal giornalino della scuola. Poi una volta diplomato ho cominciato a scrivere per un giornale locale, Lo strillo, e successivamente sul Roma. C’è stato poi un evento particolare, nel 2013: l’incendio a Città della Scienza. E per me, da napoletano verace, fu terribile. Sentii di dover fare qualcosa. Lo strillo però era un mensile, avrei dovuto quindi aspettare tre settimane prima dell’uscita della notizia, quando tutti ne avevano già parlato. Quindi pensai che dovevo rendermi indipendente. Contemporaneamente ritenni che il modo più veloce per raggiungere le persone fosse il video, perché nessuno legge ormai più, né libri né giornali. E dopo una notte insonne ho deciso di creare una pagina Facebook. Scesi a comprare una telecamera e il giorno successivo feci il primo video. In tre giorni ho fatto tutto.
E come sei passato alla tipologia di video legata al mondo delle discoteche e delle feste di compleanno?
Nelle discoteche e agli eventi ci sono, in realtà, capitato per caso. Sono partito dalla strada, andavo in giro. Approfittando poi della popolarità di Alici come prima qualcuno ha deciso di portarmi agli eventi. Quindi ho semplicemente trasportato il format dalla strada alle discoteche. Non è bullismo, lo dico rispondendo a ciò che a volte mi hanno detto. Non c’è volontà di evidenziare l’ignoranza dei napoletani, io sono innamorato di questa città. Figuriamoci. E proprio per questo vorrei che fosse uno scossone, prenderli e dire “Guagliù, sveglia! Vi rendete conto che i ragazzi di diciotto anni non conoscono Pino Daniele? Vi rendete conto che i ragazzi di diciotto anni non sanno cosa voglia dire lungimirante?” O “cagionevole”, “poliedrico”, parole di uso comune. E quando mi è capitato che venissero ragazzi vicino a me dicendo “Sai, grazie a te ho imparato il significato della parola ‘autoctono’” per me è stata una grande vittoria. Quel servizio ha avuto uno scopo sociale, pedagogico. Poi mi è capitato anche di non farlo intenzionalmente. Magari di chiedere di raccontarmi un aneddoto sulla festeggiata e loro non sapevano nemmeno cosa significasse “aneddoto”.
Ti fa piacere il fatto che molte frasi dei tuoi video siano diventati dei tormentoni?
Ovviamente mi fa piacere che nascano i tormentoni. Quando mi incontrano in mezzo alla strada e mi dicono “Dai, facciamo un video dicendo ‘Cavall dall’ a ber’” io posso assicurarti che non ho mai detto nella mia vita una cosa del genere. Chi me lo chiede non capisce che non sono io a dirlo, quindi non ha senso che io lo ripeta. Però mi fa piacere che si diffondano perché, beh, vuol dire che il video è stato visto. Alla fine, non c’è nulla di violento. Sì, sono tormentoni un po’ volgari ma non pericolosi.
Cosa ami maggiormente del tuo lavoro e degli incontri che fai?
Io amo il rapporto con la gente. Mi piace tantissimo. Io prima di fare Alici, semplicemente quando esco di casa, amo fare amicizia con la gente, parlare con gli sconosciuti. Amo la possibilità di confrontarmi e rimanere legato a quel mondo da cui inevitabilmente mi sto allontanando: quello dei giovanissimi. Sono i nostri “sostituti”, hanno dieci anni in meno a noi. Nella maggior parte degli eventi mi diverto anche, oltre che lavorare – perché è un lavoro a tutti gli effetti – e faccio amicizia. Vengo ingaggiato dall’organizzatore o dallo stesso festeggiato e a quest’ultimo rimane sicuramente un ricordo diverso. C’è un intrattenimento durante l’evento stesso e un ritorno anche postumo. Solo che – una cosa che dico sempre – è a mia discrezione poi la pubblicazione.
Per Alici come prima, ora che sei impegnato, che intenzioni hai?
Io spero che Alici continuerà per sempre, ma l’obiettivo che io avevo è stato raggiunto, ovvero mettermi “in mostra”. Non mi sono rassegnato e mi sono detto “Se valgo, mi chiamano”. L’anno scorso ho avuto un paio di chiamate e chiaramente ho deciso di percorrere una strada. Ad oggi cercherò di portare avanti il progetto, anche se per assurdo dovessi diventare un personaggio di spicco.
Sì, perché Andrea al momento ha intrapreso un bellissimo percorso di cui ci ha fatto qualche accenno in esclusiva e che ora ha rivelato anche sulle sue pagine social. Merita di raggiungere i propri obiettivi e noi gli auguriamo il meglio!