Antigone e l’irrisolvibilità del conflitto

Antigone e l'irrisolvibilità del conflitto

Antigone è un modello sul quale ci si è basati per comunicare al pubblico, che sia di lettori o di chi riempie le file dei teatri e dei cinema, l’irrisolvibilità del conflitto. Il suo mito è diventato un modo per raccontare un contesto in cui è possibile rintracciare similitudini con il presente e augurarsi un avvenire migliore, più etico-morale.

Tuttora è accostato ad episodi di cronaca dai titoli dei giornali, i quali decontestualizzano la figura dell’eroina. Ella, per esempio, ha la capacità di diventare simbolo dei corpi dei terroristi, che a Molenbeek – il quartiere di Bruxelles in cui sono passati molti attentatori jihadisti – sono stati privati di una sepoltura ed alle cui famiglie non è stato concesso di vedere i propri figli per l’ultima volta. Dov’è la ragione e dove il torto, se si parla di seppellire defunti che hanno strappato via altre vite? Fino a che punto si può parlare di leggi e non di tirannia? Sono domande poste fin dalle origini del mito di Antigone e che sono in fin dei conti ancora irrisolte, pur avendo provato a rispondere nel corso dei secoli. Antigone non solo trasgredisce la legge per seppellire il corpo del fratello, ma è soprattutto colei che va contro un editto dello Stato, difendendo i propri ideali a costo della morte ed il suo suicidio è stato assunto come un gesto coraggioso contro i poteri forti, affinché la giustizia abbia voce: «oggi più che mai si ha bisogno di parole incisive, scomode, inedite, che possano provocare un cambiamento radicale» (Sotera Fornaro, in Visioni del tragico).

Antigone ed il femminismo

Sono state tante anche le teorie femministe che hanno visto in Antigone un’antica portavoce di messaggi di parità dei diritti tra uomini e donne, di libertà da un sistema patriarcale che urge una rivoluzione ed un simbolo decisivo per i gender studies. La risposta più pregnante si deve alla filosofa Judith Butler, femminista e pensatrice del movimento GLBT che rifiuta, innanzitutto, le canoniche posizioni femministe sul mito di Antigone, reputando quest’ultima una figura ormai in crisi, ma rifiuta anche l’interpretazione hegeliana circa le relazioni parentali.

Infatti, la Butler sostiene che la rilettura di Antigone vada fatta compiendo «un passo indietro e chiedersi: in che senso è possibile fare di Antigone una figura di identificazione, per donne e ragazze, di un certo impulso femminista se, a partire dall’analisi dei suoi gesti e delle sue parole, la sua funzione rappresentativa risultasse in crisi?» (Eleonora Missana, Il femminile e la polis, in Antigone, volti di un enigma. Da Sofocle alle Brigate Rosse) ed è proprio qui la chiave. L’errore è stato quello di avere visto in Antigone una rappresentazione dell’ordine antipolitico della parentela, inteso in opposizione all’ordine politico dello Stato, mentre l’attualità del mito risiede nella sua capacità di mostrare la contingenza tra i due poli opposti ed in che modo si articola questo legame. Ponendo lo scontro tra Antigone e Creonte nello scontro tra leggi divine della famiglia e leggi umane dello Stato, secondo la Butler, non si terrebbe conto del fatto che Antigone con il suo agire, affinché venga data degna sepoltura al corpo del fratello, vada oltre il legame di parentela, anzi, lo sovverta insieme alla sua sessualità, proprio lei frutto di un incesto e votata ad un amore immenso verso Polinice e proprio lei, che si approssima al linguaggio di Creonte-sovrano, indossando le vesti di un uomo.

Creonte, infatti, accusa Antigone di una duplice colpa: l’aver commesso la trasgressione delle leggi (identificate con la decisione sovrana dello stesso Creonte) e la seconda, più grave, di rivendicare il fatto, con ciò ponendosi appunto sul suo terreno virile, ovvero il terreno della sovranità. Non può essere più che attuale in una contemporaneità in cui vi sono nuovi tipi di famiglie, da quelle allargate o con un solo genitore, a quelle omosessuali ed a quelle che seguono il flusso delle migrazioni, per cui ci si chiede in che modo possa realizzarsi un’idea di parentela senza l’appoggio dello Stato ed in che modo possa sussistere lo Stato senza il sostegno della famiglia. Antigone, quasi un’eroina queer, riemerge come una questione politica che porta a discutere quelle norme che regolano l’organizzazione della parentela da un punto di vista giuridico e sociale nelle società contemporanee.

La Butler, allora, parte dall’assumere Antigone al posto di Edipo come fulcro della psicanalisi post-edipica: se la colpa ereditaria di Edipo «è quella di avere offerto una nuova legittimazione a un ordine della parentela fondato sulla distinzione delle posizioni del Padre e della Madre come colui e colei con cui il figlio e la figlia non possono giacere» (Ibidem) Antigone, al contrario, potrebbe mettere in discussione il tabù dell’incesto e con questo non si intende abolirlo ma si tratta «della possibilità di reinscrivere il sociale nel simbolico» (Ibidem). È qui che per la Butler risiede l’elemento tragico, nell’impossibilità di Antigone di vivere e amare senza sottostare ad un sistema normativo eterosessuale; qui l’attualità dell’eroina, nel suo essere viva ma anche morta come tutte quelle esistenze che per varie ragioni, non vengono ancora riconosciute né da un punto di vista giuridico né nel percepirle come esistenti nel campo dell’informazione e della consapevolezza.  

Il mito: un potere inesauribile

Di esempi ne esistono tanti altri ancora ed in futuro continueranno ad essercene di altrettanti. Ma all’interno di questo panorama così vasto, è fondamentale porsi delle domande: perché il mito di Antigone è stato capace di avere una così ampia risonanza a distanza di generazioni? Cosa lo rende inesauribile ancora oggi? E tutte queste interpretazioni nel campo del diritto, della politica, degli studi di genere, della filosofia e della psicanalisi disambientano Antigone o è Antigone stessa un’antenata di tali discussioni così attuali? Provare a rispondere in maniera univoca e precisa al perché è difficile e forse non avrebbe neanche tanto senso: adoperando un metodo filologico, risulterebbe vero che il senso originario di Antigone si è perso, dal momento che il contesto politico e/o culturale in cui scrisse Sofocle ormai è passato e il significato dell’esperienza teatrale che c’era per i Greci non può più essere vissuto interamente. Sul versante modernista, invece, si comprenderebbe il carattere interdisciplinare della letteratura, la quale non è il prodotto di una relazione biunivoca tra l’autore ed il suo lavoro, ma è un dialogo che coinvolge diversi fattori, come le implicazioni storiche e culturali di appartenenza ed anche i rapporti di riscrittura tra le varie opere, nonché quelli con le altre arti.

Allora, si tratta di trovare un metodo equilibrato che dia conto della vastissima trasversalità del mito di Antigone, compiendo un lavoro di selezione tra le varie proposte offerte nel corso del tempo. Se immaginiamo che tra noi ed un testo esista un ponte levatoio, comprenderemmo che non tutti i ponti hanno la stessa solidità, ma sono quelli che attraversano con cognizione di causa lo spazio semantico della ricezione a consentirci di pervenire a un fondato e consapevole approccio al testo e alla sua fortuna. Più opportuno sarà quindi valutare di volta in volta il valore o meno dell’interpretazione in questione in base ai parametri che il metodo di ricerca adottato fornisce, indicando non solo i modi e le finalità, ma anche i rischi che lo accompagnano.

Facendo dialogare il rapporto tra la tragedia sofoclea e le sue successive riscritture, distinguendo anche tra le diverse culture in cui Antigone è stata scritta, sorge spontaneo chiedersi fino a che punto tutte queste interpretazioni nascono e si esauriscono nel proprio contesto di appartenenza o è la stessa Antigone ad avere lottato fin da subito per tutti gli ideali associatele.

È possibile che ella non abbia fatto altro che adempiere al proprio ruolo di sorella che difende un amore rivolto unicamente alla sfera privata della sua famiglia, ma è anche vero che se si è vista in lei un’eroina libertaria, femminista e che combatte per nobili cause, significa anche che stesso Antigone con il suo gesto ha fornito un terreno fertile per determinate nuove percezioni del mito. Il punto, quindi, è quello di non ricercare delle definizioni irreversibili, altrimenti si rischia di degenerare in un approccio aut aut tra la tragedia originaria e le sue riscritture. È lo stesso pericolo, tra l’altro, che si incontra nell’intendere lo scontro tra Antigone e Creonte ed è tutto qui il senso: si parla di irrisolvibilità del conflitto, non di una spaccatura netta tra una presa di posizione giusta ed una sbagliata.

L’obiettivo è quello di porsi delle domande, affinché ci sia sempre la curiosità di indagare e ricreare secondo la propria soggettività. In tal modo si perpetua lo spessore della letteratura, da quella orale a quella scritta a quella che intesse rapporti stretti con l’arte: la sua grandiosa abilità di interrogare le coscienze, esprimendo valori e disvalori, i quali non sono mai uguali per tutti. Ed è così che la letteratura si fa metafora della variegata complessità umana, screziata da molteplici sfumature, rispetto alle quali si dovrebbe interagire e non rinchiudersi in un mutismo perentorio. Quale sarà la prossima Antigone?

Fonte immagine: Wikimedia

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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