Antro della Sibilla Cumana: la mitologia al lago d’Averno

Antro della Sibilla Cumana

L’Antro della Sibilla Cumana è una galleria artificiale di epoca greco-romana ritrovata a seguito degli scavi archeologici della città di Cuma. La leggenda narra che la Sibilla Cumana divulgasse i suoi oracoli all’interno della grotta.

L’Antro della Sibilla Cumana è situato presso il lago D’Averno da dove il pio Enea e la Sibilla entrarono nel mondo dei morti. Amedeo Maiuri, nel 1925, rinvenne la cosiddetta Crypta Romana e credeva fosse l’Antro della Sibilla, ma in realtà si trattava di un percorso militare, di epoca augustea, di circa 180 mt di lunghezza ideata da Cocceio per facilitare il collegamento tra il Portus Julius e il porto di Cuma.

Durante gli scavi del 1932 emerse un nuovo ambiente nel tufo a forma quadrangolare e su una parete c’era un’apertura trapezoidale, elementi che riportavano alle fonti sull’Antro di uno scrittore conosciuto come pseudo-Giustino, che portò l’archeologo Maiuri a capire che quello fosse il tanto cercato Antro. Ad oggi l’antro della Sibilla Cumana è divenuto un luogo turistico, ma forse non tutti conoscono la leggenda della donna della grotta.

1. Chi era la Sibilla?

L’Antro della Sibilla Cumana prende il suo nome dalle Sibille, sacerdotesse ritratte come delle giovani e belle donne mentre, in altri casi, venivano ritratte come delle donne trasandate e decrepite. In entrambi i casi però, erano predisposte all’arte divinatoria.

La Sibilla Cumana è davvero esistita e si narra che fosse una giovane vergine che aveva il dono di prevedere il futuro e indicare il destino positivo o negativo di una persona. I verdetti della Sibilla Cumana, però, non erano di facile interpretazione per i romani, i quali le attribuivano un’aura sinistra e la cui parola aveva un potere decisionale forte, una vera e propria legge sacra e inviolabile.

La Sibilla Cumana viveva negli antri, lontana dalla popolazione, i quali avevano un’aria spirituale, con candele che indicavano il cammino ai visitatori che volevano presentarsi al cospetto della donna. Infatti, uomini e donne si recavano al trono nell’Antro della Sibilla Cumana per porle delle domande. Secondo la leggenda, la Sibilla prima di rispondere alle domande si immergeva in tre vasche d’acqua presenti nell’antro. Dopo questo rituale si rivolgeva all’oracolo e sulle foglie di Apollo mosse dal vento erano presenti le risposte alle loro domande. Le foglie di palma componevano i Libri Sibillini, molto antichi e consultabili per predire eventi futuri.

2. La leggenda dell’Antro della Sibilla Cumana

Secondo la mitologia, la Sibilla dell’Antro della Sibilla Cumana era una giovane donna bellissima di origine greca. Il Dio Apollo si innamorò a prima vista della donna e per conquistarla le promise di esaudire ogni suo desiderio. Così la Sibilla gli chiese di voler vivere in eterno come i granelli di sabbia. L’unica cosa che dimenticò di chiedergli è che avrebbe voluto vivere quegli anni in gioventù. La sua dimora era Cuma, dov’è appunto presente l’Antro della Sibilla Cumana e da cui prende il nome, luogo in cui praticava la sua arte divinatoria e dove Apollo la amò follemente.

Si sa che il tempo può cambiare ogni cosa e infatti anche l’amore tra i due andò con gli anni scemando. Lei invecchiava e le malattie e gli acciacchi dell’età non facevano altro che aumentare, fin quando il suo corpo si trasformò in una larva e l’unica cosa che chiedeva era “apotanein thelo”, ovvero “voglio morire”. Apollo per proteggerla la rinchiuse in una gabbietta all’interno dell’Antro, finché di lei rimase solo la voce, voce che continuò ancora a lungo a prevedere il futuro. L’unica cosa che avrebbe potuto spezzare l’incantesimo di Apollo di vivere in eterno era un pugno di terra natia, dato che anche quest’ultima avrebbe vissuto per l’eternità e avrebbe permesso così alla Sibilla di morire in pace.

Fonte immagine di copertina: Wikimedia Commons

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