Aphra Behn, l’erede di Saffo

Aphra Behn

Aphra Behn nasce a Canterbury il 10 luglio del 1640 e nel panorama letterario inglese di fine 1600 è stata un importante poetessa e drammaturga, come ci ricorda Virginia Woolf nel suo lungimirante saggio A Room of One’s Own, Aphra Behn fu la prima donna scrittrice che riuscì a vivere grazie ai suoi soli guadagni da scrittrice.
Considerata l’erede della poetessa greca Saffo, Aphra Behn riprende in maniera sostanziale l’eredità poetica lasciata da un’altra importante scrittrice inglese nata nel 1632, ossia Katherine Philips.
Il verso di Aphra Behn può essere definito musicale e si rifà in gran parte al lavoro condotto dai poeti cinquecenteschi come Spenser ma anche Shakespeare, nei suoi componimenti che sono principalmente uniti in due raccolte ossia Poems upon Several Occasions: with A Voyage to the Island of Love (1684) e Lycidus: Or The Lover in Fashion (1688) Aphra Behn anticipa alcune tematiche, come quella pastorale, che saranno ampiamente affrontate nelle opere di poeti e scrittori settecenteschi tra cui ricordiamo Alexander Pope.

Le poesie di Aphra Behn sono criptiche e parlano di relazioni amorose e sessuali spesso anche destando scandalo tra i suoi lettori a causa di poesie che alludono a relazioni tra sole donne, non mancarono componimenti che affrontarono la questione della marginalità della donna e della sua subalternità rispetto all’uomo nella società dell’epoca.

In questo articolo vedremo 2 tra le più belle poesie di Aphra Behn 

1. A Thousand Martyrs – Aphra Behn

A thousand martyrs I have made,
   All sacrificed to my desire;
A thousand beauties have betrayed,
   That languish in resistless fire.
The untamed heart to hand I brought,
And fixed the wild and wandering thought.
 
I never vowed nor sighed in vain
   But both, though false, were well received.
The fair are pleased to give us pain,
   And what they wish is soon believed.
And though I talked of wounds and smart,
Love’s pleasures only touched my heart.
 
Alone the glory and the spoil
   I always laughing bore away;
The triumphs, without pain or toil,
   Without the hell, the heav’n of joy.
And while I thus at random rove
Despise the fools that whine for love.

Traduzione Mille Martiri – Aphra Behn

Mille martiri ho collezionato
sacrificati al mio desiderio;
mille bellezze ho tradito
che si lagnano nel fuoco eterno.
Ho tra le mani un cuore indomabile
e affermo un pensiero selvaggio, apolide.

Non giuro e non sospiro invano:
accolgo le false promesse altrui.
Alla fiera piace farci soffrire
e credo a tutto ciò che desidera.
Benché confidi nella ferita d’amore
soltanto il piacere ha scalfito il mio cuore.

Soltanto gloria e razzia voglio:
mi fate ridere, mi annoiate:
modesti trofei, trionfi ottenuti senza fatica,
al di là dell’inferno, della gioia del paradiso.
E mentre vagabondo per le vie del caos
disprezzo i cretini che piagnucolano d’amore.

In questa poesia Aphra Behn si mostra totalmente in grado di gestire le sue emozioni e dotata di un cuore indomabile: una donna che risponde alla sua passione e che è in grado di accumulare “martiri”, passando da una persona all’altra senza piagnucolare per il vero amore.

2. The Dream – Aphra Behn

All trembling in my arms Aminta lay,
Defending of the bliss I strove to take;
Raising my rapture by her kind delay,
Her force so charming was and weak.
The soft resistance did betray the grant,
While I pressed on the heaven of my desires;
Her rising breasts with nimbler motions pant;
Her dying eyes assume new fires.
Now to the height of languishment she grows,
And still her looks new charms put on;
Now the last mystery of Love she knows,
We sigh, and kiss: I waked, and all was done.
 
‘Twas but a dream, yet by my heart I knew,
Which still was panting, part of it was true:
Oh how I strove the rest to have believed;
Ashamed and angry to be undeceived!

 

2.Il Sogno – Aphra Behn

Tutta tremante giaceva Aminta fra le mie braccia,
io lottavo per difendermi dalla beatitudine;
il mio rapimento aumentava a causa del suo gentile indugiare,
la sua debole forza era così attraente.

La tenera resistenza tradì la volontà
mentre mi avvicinavo al cielo dei miei desideri;
i suoi seni protesi palpitavano in svelto movimento;
i suoi occhi rapiti assumevano nuovi fuochi.

Ora saliva alle vette del languore,
e ancora i suoi sguardi davano inizio a nuovi incanti,
ora conosceva l’ultimo mistero dell’Amore,
sospirammo, ci baciammo:

mi svegliai e sì, fu solo un sogno,
ma nel mio cuore sapevo,
giacché esso era ancora ansante,

che parte di ciò era vero:
oh, come avevo lottato per credere al resto
e come fui sconcertata e furiosa nell’essere disillusa!

In questa poesia Aphra Behn ci narra di una relazione omoerotica, sogna di baciare una donna la quale viene descritta dalla poetessa come dotata di grande beatitudine e di uno sguardo infuocato e misterioso: è interessante notare il modo in cui la descrizione di una donna consegnataci da Aphra Behn differisce notevolmente dai ritratti femminili forniti dalla maggior parte degli uomini del tempo che, invece, si focalizzavano unicamente sugli aspetti sessuali molto spesso riducendo le donne al solo corpo, privandole dell’intelletto.

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Christian Izzo

Studente di lingue e letterature, amante della letteratura e dell'arte in ogni sua forma.

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