L’Ara com’era: L’Ara Pacis Augustae come non l’avevate mai vista

L'Ara com'era: l'Ara Pacis Augustae come non l'avevate mai vista

L'Ara com'era: l'Ara Pacis come non l'avevate mai vistaAlzi la mano chi almeno una volta ha desiderato fare un tuffo nell’antica Roma per sbirciare com’era la vita allora. Alzi la mano chi almeno una volta ha immaginato templi, case e costruzioni nel loro fasto originale, rievocazioni stridenti rispetto alle affascinanti rovine che il tempo ci ha concesso di ammirare. Per i sognatori più incalliti e per i fantasticatori seriali adesso sarà possibile l’immersione totale nel passato grazie al racconto virtuale della storia dell’Ara Pacis, altare fatto costruire dall’imperatore Augusto a Roma.

Attraverso l’interessantissimo progetto L’Ara com’eraaccessibile al pubblico a partire dal 14 ottobre per  tutti i venerdì e i sabato dalla 20 a mezzanotte, il più importante retaggio tangibile dell’età augustea viene ricostruito nella sua concretezza originale.

L’Ara com’era, l’Ara Pacis Augustae in realtà aumentata

Il percorso virtuale dura all’incirca 45 minuti ed è ripartito in nove punti di interesse (POI). Si parte dal plastico del Campo Marzio Settentrionale e dell’Ara Pacis e, durante la visita, sarà possibile la rievocazione di una serie di tappe storiche salienti, oltre che scoprire curiosità riguardo i sacrifici che venivano compiuti per prevedere il futuro. Verranno raccontate anche le trasformazioni che l’Ara ha subito nel tempo fino ad essere coperta dagli strati della Roma medievale e moderna. Attraverso la lettura dei rilievi che incastonano l’altare, si potranno inoltre conoscere una serie di intrighi che avevano coinvolto la gens Giulio-Claudia per poi arrivare ad ammirare l’Ara con i suoi colori originali e, infine, ripercorrere a grandi linee la storia generale della città a partire da Romolo e Remo. La visita si chiuderà con la ricostruzione di un solenne corteo e con l’apparizione di Augusto in persona, seguito dalla sua famiglia che lo circonderà durante il sacrificio.

Un’esperienza unica, resa ancora più realistica e verosimile grazie alla tecnologia di ultima generazione utilizzata, come i sensori AR, insieme a plastici animati e a personaggi in 3D con le voci di Luca Word e Manuela Mandracchia.

Ma cos’è l’Ara Pacis Augustae?

Per chi non lo sapesse, l’Ara Pacis Augustae  è un altare fatto costruire da Augusto tra il 13 e il 9 d.C. e dedicato alla Pace nella sua accezione di divinità. Questa voleva essere il simbolo della prosperità inaugurata dall’imperatore e dalla sua politica di progresso caratterizzata da un clima sereno e non belligerante.

Il monumento si presenta a noi vestito di candido bianco, ma le descrizioni antiche ce lo raccontano come un tripudio di colori. Ha un perimetro quadrangolare e i fregi che lo adornano sono influenzati dall’arte greca classica ed ellenistica.

L’aspetto più rilevante consiste nel marcato legame tra Augusto e la pace, con evidenti riferimenti anche ad Enea, che già nell’Eneide di Virgilio era stato riconosciuto come capostipite della stirpe Giulio-Claudia e, di conseguenza, come antenato dello stesso imperatore.

Grazie a questa monumentale esaltazione delle capacità politiche di chi l’ha voluto, l’Ara Pacis è ancora oggi uno degli elementi più importanti della storia romana. La sua valorizzazione, con la diffusione di questa ricostruzione virtuale, è frutto della collaborazione tra passato e progresso, che si sono fusi insieme per dare vita ad una poetica evocazione di una racconto che fa parte della nostra identità comune.

A proposito di Martina Benadusi

Martina Benadusi nasce a Napoli e fin da quando era bambina ha dimostrato un grande interesse per la materie umanistiche. Consegue il diploma classico europeo al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II e si laurea alla Federico II presso la facoltà di Lettere Moderne. Iscritta alla magistrale di Filologia Moderna, ha collaborato in passato con altri giornali online e attualmente scrive recensioni per libri di scrittori emergenti. Sono proprio i libri ad essere una delle sue passioni/ossessioni più grandi, assieme all’amore viscerale che prova nei confronti della sua città.

Vedi tutti gli articoli di Martina Benadusi

Commenta