Arlecchino e Pulcinella: differenze e storie a confronto

Arlecchino e Pulcinella: differenze e storia a confronto

Arlecchino e Pulcinella sono due tra le maschere più celebri e rappresentative della Commedia dell’Arte, nonché simboli indiscussi del Carnevale italiano. Sebbene entrambi i personaggi condividano l’origine teatrale e la funzione comica, presentano differenze sostanziali in termini di storia, carattere, linguaggio, costume e diffusione geografica. Questo articolo si propone di mettere a confronto Arlecchino e Pulcinella, evidenziandone le peculiarità e analizzandone il ruolo all’interno della tradizione teatrale e culturale italiana. Entrambi i personaggi, pur nelle loro diversità, hanno contribuito a rendere grande la Commedia dell’Arte e a diffonderne la fama in tutto il mondo.

Introduzione: Arlecchino e Pulcinella, simboli del teatro e del Carnevale

Arlecchino e Pulcinella sono due figure emblematiche che incarnano l’essenza stessa del teatro popolare e della festa carnevalesca. Le loro maschere, i loro costumi e i loro modi di fare sono entrati nell’immaginario collettivo, diventando simboli riconoscibili e amati in tutto il mondo.

Arlecchino: origini e storia della maschera bergamasca

Le origini di Arlecchino sono complesse e affascinanti, un intreccio di elementi diversi che si sono fusi nel corso del tempo. Alcuni studiosi fanno risalire la sua figura a personaggi del folklore medievale, in particolare a Hellequin (o Herlequin), un demone a capo di una schiera di diavoli protagonisti di leggende e racconti popolari diffusi in Francia e in altre parti d’Europa.

Hellequin e la caccia selvaggia: le radici medievali di Arlecchino

La figura di Hellequin, demone presente in diverse leggende medievali francesi, è stata spesso associata ad Arlecchino. Hellequin era descritto come un personaggio oscuro e inquietante, a capo della “caccia selvaggia” (o “Mesnie Hellequin”), un corteo di anime dannate e creature infernali che vagavano di notte, terrorizzando i villaggi. Questa associazione tra Arlecchino e il mondo demoniaco potrebbe spiegare alcuni aspetti del suo costume, come la maschera nera. Approfondisci su Wikipedia.

Tristano Martinelli e la nascita dell’Arlecchino della Commedia dell’Arte

La maschera di Arlecchino, come la conosciamo oggi, prende forma nel XVI secolo con la Commedia dell’Arte, in particolare grazie all’attore bergamasco Tristano Martinelli (1557-1630). Martinelli, considerato il primo grande Arlecchino, definì il carattere, il costume e il linguaggio del personaggio, attingendo alla tradizione degli “zanni” (i servi bergamaschi) e arricchendola con la sua straordinaria abilità mimica, acrobatica e di improvvisazione. Fu Martinelli a rendere popolare il costume a toppe colorate, diventato poi un tratto distintivo di Arlecchino.

Pulcinella: origini e storia della maschera napoletana

Le origini di Pulcinella sono profondamente radicate nella cultura popolare napoletana. A differenza di Arlecchino, la cui figura ha una dimensione più internazionale, Pulcinella è un simbolo di Napoli e della sua storia. Alcuni studiosi collegano il personaggio alle Fabulae Atellanae, antichi spettacoli popolari romani caratterizzati da personaggi fissi e da una comicità basata sull’improvvisazione, mentre altri vi riconoscono elementi di riti pagani legati alla fertilità.

Le Fabulae Atellanae e i riti pagani: le possibili origini di Pulcinella

Le Fabulae Atellanae, rappresentazioni teatrali di origine osca diffuse nell’antica Roma, potrebbero aver fornito un modello per la creazione di Pulcinella. Questi spettacoli, caratterizzati da personaggi fissi come Maccus (il servo sciocco) e Pappus (il vecchio avaro), presentavano elementi di comicità e di satira sociale che ritroviamo in Pulcinella. L’ipotesi di un legame con riti pagani, invece, si basa sulla possibile associazione del personaggio con la fertilità e il rinnovamento della natura.

Silvio Fiorillo e la creazione del Pulcinella moderno

Anche Pulcinella, come Arlecchino, si afferma nel contesto della Commedia dell’Arte. L’attore Silvio Fiorillo, attivo a Napoli tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, è considerato il “padre” del Pulcinella moderno, colui che ne definì il carattere e il costume, ispirandosi, secondo alcune fonti, a un contadino di Acerra di nome Puccio d’Aniello. Fiorillo diede vita a un personaggio complesso, un servo astuto e pigro, affamato e sognatore, capace di suscitare risate ma anche riflessioni profonde sulla condizione umana.

Arlecchino e Pulcinella: due caratteri a confronto

Arlecchino e Pulcinella, pur condividendo l’origine nella Commedia dell’Arte e la funzione comica, presentano caratteri molto diversi tra loro. Arlecchino è l’azione, l’energia, il movimento, la vitalità. Pulcinella è la parola, il pensiero, la riflessione, la malinconia. Questa differenza si riflette nel loro modo di stare in scena, nel loro linguaggio e nel loro rapporto con il pubblico.

Arlecchino: l’astuzia, l’ingenuità e l’acrobazia dello zanni

Arlecchino è un personaggio vivace, sempre in movimento, un acrobata della scena. È astuto e ingegnoso, ma anche ingenuo e credulone, il che lo rende spesso vittima dei suoi stessi inganni. In quanto “zanni”, Arlecchino è un servo, ma un servo ribelle, che non si sottomette mai completamente al padrone e che cerca sempre di trarre vantaggio dalle situazioni. La sua comicità si basa sull’azione fisica, sui lazzi, sulle cadute, sulle acrobazie e sull’improvvisazione.

Pulcinella: la complessità, le contraddizioni e la critica sociale del buffone

Pulcinella è un personaggio più complesso e contraddittorio di Arlecchino. È un “buffone”, nel senso più nobile del termine, colui che, attraverso la comicità e l’ironia, può permettersi di dire verità scomode. Pulcinella incarna le contraddizioni dell’animo umano: è pigro ma intraprendente, furbo ma ingenuo, triste ma allegro. La sua figura è spesso utilizzata per esprimere una critica sociale, per mettere a nudo i vizi e le ipocrisie dei potenti e della società.

Il linguaggio di Arlecchino e Pulcinella: due stili comici differenti

Anche il linguaggio di Arlecchino e Pulcinella riflette le differenze di carattere e di stile comico. Arlecchino si esprime soprattutto attraverso il corpo, mentre Pulcinella fa un uso più ampio della parola.

Il linguaggio del corpo di Arlecchino: gestualità, acrobazie e il “batocio”

Il linguaggio di Arlecchino è fatto di gesti, movimenti, acrobazie e lazzi. Il suo corpo è uno strumento espressivo potentissimo, che egli utilizza per comunicare emozioni e stati d’animo. Arlecchino è un maestro della mimica, capace di esprimere con il volto e con il corpo una gamma infinita di sentimenti. Il “batocio”, un bastone di legno, è un elemento caratteristico del suo linguaggio gestuale, un prolungamento del suo corpo che egli utilizza per sottolineare le sue battute e per interagire con gli altri personaggi. Scopri di più sul batocio.

Il linguaggio verbale di Pulcinella: giochi di parole, doppi sensi e antifrasi

Il linguaggio di Pulcinella è più verbale di quello di Arlecchino, anche se non mancano elementi gestuali. Pulcinella è un maestro della parola, del doppio senso, dell’antifrasi (dire una cosa per intenderne un’altra). Il suo linguaggio è ricco di giochi di parole, di proverbi, di modi di dire popolari, che riflettono la vivacità e la creatività del popolo napoletano. Attraverso il linguaggio, Pulcinella esprime la sua visione del mondo, la sua critica sociale e la sua inesauribile voglia di vivere, spesso ricorrendo a un umorismo sottile e a una saggezza popolare che lo rendono un personaggio amato e rispettato.

Il costume di Arlecchino: l’evoluzione delle toppe colorate

Il costume di Arlecchino è uno degli elementi più iconici e riconoscibili del personaggio. Inizialmente costituito da toppe irregolari e multicolori, cucite su un abito logoro, a simboleggiare la povertà del servo, si è evoluto nel tempo. Nel XVII secolo, le toppe divennero rombi (o losanghe) disposti in modo simmetrico, creando un motivo geometrico distintivo. I colori vivaci (rosso, verde, giallo, blu) rappresentano l’allegria e la vitalità di Arlecchino. Completa il costume una maschera nera che copre metà del volto, un cappello (che può variare) e il batocio.

Il costume di Pulcinella: il bianco e il nero, tra sacro e profano

Il costume di Pulcinella è radicalmente diverso da quello di Arlecchino. È composto da un ampio camicione bianco, pantaloni bianchi e una maschera nera con un lungo naso adunco. Il contrasto tra il bianco e il nero è stato interpretato in vari modi: come simbolo della dualità dell’animo umano (bene e male, vita e morte), o come riferimento al mondo del sacro (il bianco) e del profano (il nero). Il cappello a punta, detto “coppolone”, aggiunge un tocco di goffaggine al personaggio.

Arlecchino e Pulcinella: diffusione e varianti internazionali

Entrambe le maschere hanno valicato i confini nazionali, subendo trasformazioni e dando vita a nuove figure, pur mantenendo elementi in comune con i personaggi originali.

Arlecchino: da Bergamo all’Europa

Arlecchino, pur essendo nato a Bergamo, ha avuto una diffusione internazionale, diventando una maschera conosciuta e amata in tutta Europa. In Francia, si è trasformato in Harlequin, un personaggio più elegante e raffinato. In Inghilterra, ha ispirato la figura di Harlequin, protagonista del teatro pantomimico.

Pulcinella: da Napoli al mondo

Anche Pulcinella, pur rimanendo profondamente legato a Napoli, ha conosciuto una diffusione internazionale. In Francia è diventato Polichinelle, in Inghilterra Punch (protagonista degli spettacoli di burattini “Punch and Judy”), in Russia Petruska. Queste varianti testimoniano l’universalità del personaggio e la sua capacità di adattarsi a culture diverse.

Arlecchino e Pulcinella nell’arte e nella cultura

Arlecchino e Pulcinella hanno ispirato non solo il teatro, ma anche la letteratura, la musica, la pittura e le altre arti. Sono stati rappresentati in dipinti, sculture, incisioni e illustrazioni, e sono diventati protagonisti di opere letterarie, musicali e cinematografiche. La loro presenza costante nell’arte testimonia la loro forza simbolica e la loro capacità di incarnare valori e sentimenti universali.

I grandi interpreti di Arlecchino e Pulcinella: da Martinelli a Soleri, da Fiorillo a De Filippo

Numerosi attori, nel corso dei secoli, hanno dato vita a Arlecchino e Pulcinella. Tra i più celebri interpreti di Arlecchino ricordiamo Tristano Martinelli, Carlo Bertinazzi (detto Carlino), Marcello Moretti, Enrico Maria Salerno e Ferruccio Soleri, che per oltre cinquant’anni ha interpretato Arlecchino nello spettacolo “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Per Pulcinella, invece, spiccano i nomi di Silvio Fiorillo, Antonio Petito, Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo e Massimo Troisi. Ognuno di questi attori ha contribuito a definire e a far evolvere il personaggio, arricchendolo di nuove sfumature e interpretazioni. Clicca qui per saperne di più sullo spettacolo di Arlecchino.

Conclusioni: Arlecchino e Pulcinella, due maschere immortali

Arlecchino e Pulcinella, pur nelle loro differenze, rappresentano due pilastri della Commedia dell’Arte e della cultura italiana. Sono due maschere immortali, che continuano a vivere e a ispirare nuove generazioni di artisti e di spettatori. Arlecchino, con la sua energia e la sua astuzia, e Pulcinella, con la sua complessità e la sua ironia, incarnano due aspetti fondamentali dell’animo umano e della società. La loro storia è un esempio di come la tradizione possa essere fonte di continua innovazione, e di come personaggi nati dal teatro popolare possano diventare icone culturali senza tempo, capaci di parlare a tutti, superando le barriere linguistiche e culturali.

Fonte immagine: generata con AI

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