L’arte di strada, più comunemente nota nel suo corrispettivo inglese street art, comprende tutte le attività creative messe in atto in strada dagli artisti. Inizialmente nata come mezzo per esprimere la propria individualità e identità attraverso tag e messaggi scritti sui muri, si evolve sempre di più fino a diventare una vera e propria manifestazione artistica, alla stregua di un’opera d’arte che veicola un significato, che tocca il fruitore dell’opera. Arte di strada e politica sembrano due parole antonimiche. Ma la street art, soprattutto quella impegnata, non mira a stupire colui che la osserva per la sua bellezza, ma per il messaggio che veicola.
Il rapporto che lega l’arte di strada e la politica
Essendo un’importante forma di espressione, tant’è che si dice “muri puliti, popoli muti”, s’intreccia con la politica generando talvolta incontri e talvolta scontri.
L’arte spesso si scontra con la politica, soprattutto in quei paesi che ospitano regimi in cui la libertà di espressione, di tutta la popolazione o di una parte di essa, è messa seriamente a rischio. Jorit, è uno street artist napoletano, nel 2018 è stato arrestato a Betlemme mentre creava il murales per Ahed Tamini, ragazza palestinese di 17 anni, arrestata da due soldati israeliani.
La guerrilla art è una forma di arte di strada che consiste nel sovvertire le caratteristiche principali di un’opera d’arte, dunque dev’essere: anonima, non contenuta da margini e dunque non trasportabile da un museo all’altro; al contrario si fonde con l’ambiente circostante, con la superficie su cui è stata impressa ed il suo messaggio è strettamente legato all’environment in cui si trova.
Questo collegamento, stretto tra il messaggio veicolato e il luogo di espressione e fruizione, è spesso vincolato dalla politica e dalle istituzioni. Un esempio è il murales di Jorit per Julian Assange rifiutato in moltissimi paesi d’Europa e del mondo, accettato solo dalla Russia, si trova su un palazzo di Mosca e rende omaggio al creatore di Wikileaks. Quest’ultimo ha rivelato a tutto il mondo documenti secretati degli Stati Uniti e da quattro anni si trova in carcere in Gran Bretagna, in attesa di essere estradato negli Stati Uniti, dove vivrà un estremo isolamento, in condizioni carcerarie considerate dall’ONU alla stregua di tortura.
Un esempio più noto è il murales presente sul muro di Berlino, lo abbiamo visto tutti almeno una volta nella vita, che sia in foto o dal vivo. L’immagine rappresentata è il bacio tra Breznev ed Honecker del 1979, all’epoca rispettivamente presidenti dell’Unione Sovietica e della DDR, la scritta sottostante recita “Dio mio, aiutami a sopravvivere a questo bacio della morte”. Il bacio era una pratica, diventata ormai usuale ai tempi di Breznev, utilizzata per sugellare un accordo e per sottolineare la solidarietà e il legame tra i paesi socialisti. Il murales fu fatto nel 1990 e ridipinto nel 2009, il luogo in cui si trova e la scritta riportata danno al bacio un significato tutt’altro che fraterno e solidale.
La politica non è sempre in combutta con l’arte di strada, in alcune circostanze si è creata un’armonia tra le due, creando una dinamica di mutuo sostegno. È quello che è avvenuto con i poster di Obey Giant, ringraziato da Obama, che raffiguravano il volto dell’ex presidente associato a parole quali “hope” e “progress”. Questi hanno favorito la campagna elettorale di Obama, grazie alla rilevanza dell’impatto mediatico che hanno generato, paragonabile solo al famoso manifesto propagandistico dello Zio Sam.
Fonte immagine: Archivio personale