August Strindberg è la figura più controversa della letteratura svedese moderna. Ha fatto tantissime cose nella sua vita: da scrittore ad alchimista. Potremmo dire che è stato un tuttologo. Strindberg però era anche un uomo pieno di contraddizioni: era un misogino che amava profondamente le donne.
Un teatro innovativo e intimo
Strindberg iniziò la sua carriera con il romanzo naturalista Röda rummet (La stanza rossa) che denunciava le ipocrisie della società svedese. Fu nel teatro però che trovò il suo vero linguaggio artistico. Nei suoi primi drammi affrontò il conflitto tra i sessi e il tema della perdita di potere maschile durante il periodo di emancipazione femminile. Il suo teatro proponeva una vicenda in medias res con pochi attori e senza una scenografia eccessiva per non distrarre lo spettatore. Questo teatro esiste ancora oggi e si chiama Intima Teater.
August Strindberg e le donne: contraddizioni e tormenti
La maggior parte della produzione di Strindberg ruota intorno al suo rapporto tormentato con le donne. Si sposò tre volte con donne indipendenti e bellissime: Siri von Essen, attrice; Frida Uhl, giornalista; e Harriet Bosse, attrice. Questi matrimoni erano tormentati dalla sua gelosia, insicurezza e paura del tradimento (anche se era lui il primo a farlo). Infatti nelle sue opere, le donne sono spesso raffigurate come forze distruttive e manipolatrici. Le definiva come dei «vampiri che succhiano la linfa vitale dell’uomo».
Il dramma Fadren (Il padre) rappresenta la paura della perdita del potere maschile. Il protagonista perde il controllo della sua esistenza a causa della moglie, che mette in dubbio la paternità della loro figlia. In questa opera la donna ha il potere di manipolare l’uomo, mettendo in discussione la sua stessa identità. Anche in Fröken Julie (La signorina Julie), il conflitto di genere è centrale: la protagonista, figlia di un aristocratico, cerca di ribellarsi alle convenzioni sociali seducendo il servo Jean, ma finirà per autodistruggersi.
È importante ricordare che l’epoca di Strindberg era attraversata da movimenti femministi che percepiva come una minaccia. La scrittrice svedese in voga di quel periodo era Anne Charlotte Leffler ed affrontava nei suoi drammi il tema della libertà femminile con grande successo di pubblico, un successo che Strindberg temeva e riteneva la rovina della letteratura svedese.
Scienza, esoterismo e follia in August Strindberg
Alchimia: l’ossessione per l’oro
Strindberg, durante il suo soggiorno in Francia, si è improvvisato anche alchimista: voleva trasformare i metalli in oro a tutti i costi. Acquistava sostanze chimiche da farmacisti e realizzava esperimenti nel suo appartamento, convincendosi di essere spiato da complottisti polacchi.
Inferno: il romanzo della crisi
La sua ossessione per l’occulto si riflette nel suo romanzo Inferno, scritto dopo un periodo di forte crisi psichica e il ricovero in manicomio. In quest’opera mescola elementi autobiografici con il delirio, raccontando le sue allucinazioni e fa sapere come scrivere questo romanzo sia stato catartico per lui. Il titolo richiama la Divina Commedia di Dante.
La fotografia: l’arte di catturare l’invisibile
Un’amicizia intensa legò Strindberg al celebre pittore norvegese Edvard Munch. Insieme, esplorarono il potere dell’immagine. Strindberg pensava che la macchina fotografica potesse fotografare cose che l’occhio non vede, come un mondo segreto. Purtroppo però, come a volte succede tra amici, lui e Munch litigarono per una donna e non furono più amici.
L’influenza di August Strindberg sulla psicologia moderna
Le opere di Strindberg ci fanno riflettere ancora oggi su come si sentivano le persone a quei tempi. I personaggi delle sue storie lottavano con emozioni forti e difficili, come desideri nascosti, paure e pensieri fissi. Anche Freud, il famoso studioso della mente, disse che Strindberg era stato uno dei primi a scrivere di questi problemi psicologici in un modo nuovo e moderno.
L’ultimo periodo e la conversione
Dopo la pubblicazione di Inferno, Strindberg attraversò una crisi spirituale. Tornato in Svezia, scrisse Verso Damasco, ispirata alla conversione di San Paolo. Qui il protagonista intraprende un viaggio simbolico di ricerca e redenzione.
L’eredità di August Strindberg: un pioniere del modernismo
Strindberg muore nel 1912 a Stoccolma. Ancora oggi rimane una figura chiave della Svezia, seppur contraddittorio. Ma grazie a ciò è stato capace di coinvolgere il pubblico con le sue opere e anticipare molte delle tematiche che avrebbero dominato il Novecento.
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