Aura vitale: esiste davvero o è solo percezione?

Esiste davvero l’aura vitale? Un viaggio tra scienza e percezione

Quante volte ci è capitato di parlare di qualcuno e dire: «Ha un’aura rassicurante!» oppure «Percepisco un’aura negativa». Queste sono frasi di uso comune, ma in quanti saprebbero definire a parole che cos’è l’aura? Il termine deriva dal greco antico alos (corona) e indica un sottile alone, non visibile di primo acchito, che sembra pervadere ogni essere vivente. Gli studi che sono stati condotti riguardo la particolare natura dell’aura vitale sono numerosi e risalgono a tempi molto antichi. In India, già nel III millennio a.C, il termine sanscrito prāṇa, veniva usato per definire l’energia che fluisce negli esseri viventi e che garantisce loro la vita. Nel II millennio a.C invece, in Cina il termine qi indicava l’energia vitale presente nel corpo, che permette l’azione e il movimento. Concetti simili sono arrivati (magari inconsapevolmente) anche in Occidente, basti pensare alle aureole dei santi nelle rappresentazioni sacre. Ma allora quest’aura vitale esiste davvero? Una riposta certa non è stata fornita per il momento.

Prove pseudoscientifiche riguardo l’aura vitale

Nonostante la scienza non si sia mai espressa in maniera definitiva riguardo la questione dell’aura, è noto siano stati condotti alcuni studi negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta, per verificare la validità di alcune teorie pseudoscientifiche elaborate oltreoceano. Difatti alcuni medici, in Inghilterra, credevano fosse possibile considerare la lettura dell’aura come un effettivo metodo diagnostico. Il dottor William Kilner, ad esempio, sosteneva che utilizzando appositi schermi pigmentati di blu fosse possibile vedere una luminescenza attorno al corpo dei pazienti. Questa luminescenza era un vero e proprio contenitore di informazioni riguardo la condizione di salute dei suoi pazienti. L’entità e la forma dell’aura cambiava in base a fattori come età, sesso, stato di salute fisica e mentale. Lo stesso accadde a Ruth Drown e George La Warr che, tramite lo stesso metodo, sembra fossero stati in grado di diagnosticare alcune patologie interne e intervenire migliorando il benessere dei propri pazienti. In particolare, la dottoressa Thelma Moss eseguì delle ricerche approfondite riguardo il cosiddetto metodo della fotografia Kirlian. Questa tecnica era stata sviluppata dai coniugi Valentina e Semyon Kirlian, i quali costruirono un insolito apparecchio fotografico (a quanto pare) capace di rilevare una luminescenza intorno agli oggetti immersi in un campo magnetico. Essi notarono che gli elementi inanimati presentavano un’aura più debole mentre, ad esempio, una foglia appena colta aveva un’aura ben visibile e definita. Altri ricercatori statunitensi hanno poi replicato questi esperimenti, ma senza ottenere prove definitive.

L’opinione di scienza e psicologia riguardo l’aura 

Le ricerche scientifiche successive dimostrarono che quel che veniva rilevato dalla fotografia Kirlian erano scariche elettriche e non un campo energetico equiparabile all’aura. In generale, la maggior parte degli scienziati, considera i risultati derivati dalle teorie pseudoscientifiche come l’esito di un fenomeno psicologico oppure un banale effetto ottico. L’aura viene scientificamente considerata un equivoco spiegabile attraverso fenomeni fisici già conosciuti e attestati come l’effetto corona. L’effetto corona è definibile come una reazione fisica che si verifica quando un oggetto ha una carica elettrica molto alta. In presenza di un forte campo elettromagnetico l’aria intorno all’oggetto può diventare conduttiva, arrivando a rilasciare l’energia sotto forma di luce. Questa luce genera un alone luminoso che può essere facilmente frainteso o reinterpretato come aura, da una prospettiva pseudoscientifica. Il parapsicologo Stanley Krippner ha dimostrato come gli effetti della fotografia Kirlian siano comprensibili e spiegabili attraverso l’effetto corona.

Molti scienziati credono che la capacità di vedere l’aura sia un fenomeno legato a fattori psicologici. Lo psicologo Richard Wiseman nei primi anni 2000 ha condotto degli studi concludendo che la visione dell’aura potrebbe essere un’illusione cognitiva derivata dalla suggestione.  La suggestione può influenzare ciò che gli uomini vedono e sentono nei confronti del loro corpo poiché condizionati dalle credenze. Il fenomeno della pareidolìa sembra sostenere questa ipotesi: l’illusione pareidolitica porta l’uomo ad identificare in forme casuali delle figure familiari a lui già note.

In psicologia si parla anche di bias di conferma, un processo mentale che porta l’uomo a considerare e porre maggiore attenzione a informazioni che confermino le proprie convinzioni e ipotesi. La mente umana, se influenzata, è capace di percepire l’aura come una realtà anche se non è attestata scientificamente.

L’uomo è sempre stato affascinato da quel che non si può spiegare razionalmente e l’aura ne è un ottimo esempio. Nonostante non ci siano risposte certe a riguardo, quello dell’aura resta un concetto tanto controverso quanto misterioso che unendo spiritualità, scienza e psicologia fornisce ipotesi e teorie sempre nuove e differenti. E voi, cosa ne pensate? L’aura è solo un concetto astratto oppure potrà,  in futuro, essere spiegata scientificamente?

Fonte immagine: Depositphotos

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