Se siete appassionati di cultura coreana, non potete perdervi 5 dei più famosi autori coreani del secolo scorso che hanno influenzato fortemente la letteratura della Corea.
Ecco una lista dei 5 autori coreani per scoprire il panorama letterario in Corea a partire dagli inizi del 1900:
• Yi Gwangsu (1892-1950)
Yi Gwangsu nasce nel 1892 e resta orfano all’età di 10 anni. A 12 anni si trasferisce a Seoul e successivamente parte per il Giappone, dove ha il primo incontro con un paese moderno che riconoscerà come modello di nazione. Nel 1919 va a Shanghai ed è uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza e negli anni successivi lavora come giornalista per il Chosŏn Ilbo e Donga Ilbo. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale viene accusato di collaborazionismo con i giapponesi dalla Commissione Speciale per l’investigazione delle attività anti-nazionaliste. Per lui la letteratura rappresenta la ricerca di una sensazione ed ha pari dignità rispetto alla politica, alla morale e alla scienza. Per Yi Gwangsu la letteratura illumina e aiuta a portare i lettori verso il nuovo ed educare il popolo per portare la Corea ad essere un paese migliore che non può rimanere arretrato e ancorato alle vecchie tradizioni della morale confuciana. La sua opera più importante è “Senza cuore”, pubblicata in serie nel 1917 sul Daily News, in cui riporta degli aspetti biografici e la situazione sociale della Corea in bilico tra tradizione e modernità. Il protagonista, Yi Hyŏngsik, è un insegnante di inglese in una scuola media di Seoul ed è innamorato di due giovani donne: una è una kisaeng bellissima e talentuosa, mentre l’altra è figlia di una nobile famiglia cristiana. L’uomo si rifiuta di provare un amore forzato dalle tradizioni, desidera vivere dei sentimenti reali e vuole essere amato per ciò che è ma, allo stesso tempo, è indeciso e volubile.
• Kim Tong-in (1900 -1951)
Kim Tong-in, il secondo dei 5 autori coreani da conoscere, nasce nel 1900 da famiglia benestante. Studia in Giappone e grazie a lui nasce la rivista mensile Ch’angjo nel 1919. Fino al 1930 Kim Tong-in vive una vita di eccessi e alla morte del padre finisce sul lastrico, a causa di questo inizia una dipendenza da droghe e cade in depressione. Contrariamente all’idea di letteratura didattica di Yi Gwangsu, per Kim Tong-in bisogna perseguire la purezza della letteratura e tutto ruota intorno all’arte per l’arte (art for art’s sake). Per lui l’artista deve rinnegare la natura, che è solo qualcosa su cui scrivere, e deve essere orgoglioso ed audace per riuscire a scrivere la ‘vera letteratura’. La sua opera più famosa è Patata del 1925. La protagonista, Pongnyŏ, è una giovane figlia di contadini poveri ma ligi alla morale che viene venduta a 15 anni ad un vedovo del villaggio. Essendo cresciuta con i retaggi confuciani, accetta a malincuore di sposarsi ma è costretta a chiedere aiuto alla famiglia perché il marito è un fannullone. Dopo alcune peripezie, pur di guadagnare qualcosa in più finisce per prostituirsi e diventare l’amante di un uomo che provvede a lei ma poi la abbandona per sposare un’altra donna più giovane. A questo punto perde il senno e tenta di uccidere l’amante ma finisce per rimanere ferita a morte. Alla fine il marito accetta dei soldi per fingere che lei sia morta per cause naturali e riesce a guadagnare qualcosa perfino dalla sua morte.
• Yun Dong-ju (1917 -1945)
Yun Dong-ju nasce nel 1917 a Mingdong in Manciuria ed è uno degli autori coreani che si dedica alla poesia. Il nonno era decano di una chiesa cattolica e il padre era un insegnante. Sin da piccolo rivela un certo talento per la scrittura e per la pittura e già nell’età dell’adolescenza inizia a comporre poesie come Cielo del Sud, Conchiglia e Sogno ad occhi aperti . Nel 1938 inizia a studiare presso la Yeonhui University, oggi conosciuta come Yonsei University, e inizia a comporre le poesie Una tribù triste, Una nuova strada e Ritratto di un fratello minore. Qualche anno dopo inizia ad approfondire lo studio della Bibbia alla Ehwa Womens University, segue lezioni in inglese del Vecchio Testamento, legge le opere di Rilke e Valéry e studia da autodidatta il francese. Si appassiona ad autori stranieri come Dostoevskij, Kierkegaard, Baudelaire, Francis Jammes e compone diverse opere tra cui Una notte conto le stelle e Autoritratto. Yun Dong- ju si laurea in Lettere presso la Yeonhui University e raccoglie diciannove poesie in una raccolta da pubblicare intitolata Cielo, vento, stelle e poesie. Successivamente si iscrive all’università per studiare letteratura inglese prima alla Rikkyo University di Tokyo e poi alla Doshisha University di Kyoto. Nel 1943 viene arrestato per offesa all’ordine pubblico e l’anno successivo viene condannato a due anni di carcere. Purtroppo il 18 Febbraio 1945 viene dichiarato morto e la sua raccolta Cielo vento stelle e poesie viene pubblicata postuma nel 1948 grazie a un amico a cui aveva affidato una copia del manoscritto. Yun Dong-ju nelle sue opere si preoccupa dei dolori della popolazione oppressa dalla dominazione giapponese e i suoi versi più intimi sono carichi di angoscia e afflizione. In Autoritratto ad esempio affronta il ricordo dell’uomo che era, non sopporta l’immagine di sé ma questo odio si tramuta in pena per il ricordo del passato. In Un triste clan invece affronta l’effetto che la colonizzazione ha avuto sui coreani evocando già nel titolo un sentimento di collettività che lega il popolo. Vede la nazione come un unico clan che condivide lo stesso triste ed amaro destino e crede che il ruolo del poeta sia dare sollievo e aiuto alla sua nazione.
• Ko Un (1933 – ancora in vita)
Ko Un nasce l’1 agosto del 1933, a Kunsan, nella regione del Cholla settentrionale ed è uno dei 5 autori coreani da conoscere ancora in vita. È il primogenito di una famiglia povera e dal modesto livello culturale. Il nonno è un ubriacone con forti sentimenti patriottici e gli insegna la storia coreana e il significato della resistenza all’occupazione giapponese. La sua figura di riferimento è la nonna, che purtroppo muore durante l’esodo causato dalla guerra di Corea. Da bambino Ko Un va a scuola nel periodo in cui i giapponesi hanno vietato l’uso della lingua coreana perfino per i nomi e lui viene ribattezzato Dakkabayai Dorasuke. All’età di dodici anni trova per strada un libro di poesie del famoso poeta Han Haun e ne rimane stregato. A vent’anni diventa monaco buddhista e lo Zen, così come la letteratura, lo aiuta a riconciliarsi con la vita e a placare l’angoscia degli orrori visti durante la guerra, che lo avevano perfino spinto a tentare il suicidio anni prima. Ko Un infatti era stato testimone di violenze e uccisioni, aveva perso membri della famiglia, il suo primo amore ed era stato anche costretto a trasportare i cadaveri, finendo sull’orlo del crollo psicologico. Nella poesia L’animo di un poeta prova a raccontare l’orrore dei campi di concentramento e il più profondo e annichilente dolore umano davanti a cui un poeta non ha più parole capaci di descrivere ciò che sente. Dopo dieci anni di vita monastica Ko Un torna in società perché deluso dalla corruzione del clero buddhista e rende pubbliche le sue ragioni in un Manifesto di rinuncia che appare sull’Hankook Ilbo nel 1962. Continua a comporre poesie e nel 1966 esce la raccolta Seaside Poems: God, The Last Village of Languages, ma le sue condizioni psicologiche sono ancora pessime e inizia a bere eccessivamente. Nell’autunno del 1970 ritenta il suicidio avvelenandosi ma finisce in coma per 30 ore per poi svegliarsi in ospedale. Gli anni successivi sono molto complessi per la Corea a causa della dittatura di Park Chung-hee. Quando Ko Un legge su un quotidiano del suicidio dell’operaio Chon T’ae-il si appassiona alla lotta contro le riforme Yushin e si unisce alla protesta. Nel 1974 diventa portavoce dell’Associazione Nazionale per il Ripristino della Democrazia e va in prigione per la prima volta e con lui anche altri autori coreani. Insieme all’intensa attività politica, Ko Un continua a scrivere e pubblica numerosi lavori come: On the Way to Munui village, Going into Mountain Seclution e Early Morning Road. Nel 1979 diventa vice presidente dell’Associazione per l’Unità Nazionale e finisce di nuovo in prigione, dove viene picchiato e torturato. Nel 1980 la situazione peggiora con il colpo di stato militare di Chun Doo-hwan e Ko Un è nuovamente arrestato con i dissidenti e condannato all’ergastolo e poi alla pena capitale. La condanna viene revocata anni dopo e nel 1982 Ko Un è tra i prigionieri liberati grazie a un provvedimento di amnistia generale. Nel periodo di prigionia scrive Maninbo poiché l’unico modo per sfuggire al carcere è riscrivere i suoi ricordi. Dopo un matrimonio e un trasferimento ad Ansong, conosce una nuova stagione produttiva e pubblica diverse raccolte di poesie come Fly High, Poem!, Your Eyes e molte altre. Nel corso della sua vita Ko Un è stato un poeta impegnato nella ricerca della libertà e riunificazione del suo paese, per la giustizia e per la pace e nel 2002 e nel 2004 è stato candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
• Kim Hyesoon (1955 – ancora in vita)
L’ultima dei 5 autori coreani da conoscere è Kim Hyesoon, nata nel 1955 a Uljin. L’autrice ha un dottorato in letteratura coreana e il suo esordio poetico avviene con la pubblicazione di Un poeta che fuma una sigaretta nel 1979. Solo verso la fine degli anni ‘90 riesce ad affermarsi e ad avere successo perché in questo periodo è in voga la poesia femminile. È un’autrice particolare che nelle poesie riesce a combinare immagine poetica e linguaggio sperimentale. Usa infatti un linguaggio violento, fluido e agile perché le tematiche principali delle sue opere sono la morte e le ingiustizie, ad esempio in alcuni componimenti è presente ripetutamente il colore rosso del sangue. Kim Hyesoon è anche la prima a mostrare una distinzione tra uomo e donna in ambito letterario, distinzione che è il risultato della marginalizzazione della voce autentica delle donne. La sua poesia esprime il malcontento e si fa portavoce delle donne che vogliono creare un nuovo linguaggio, inoltre tenta di distruggere anche l’ordine sociale criticando la Corea industrializzata post-bellica tramite la descrizione di paesaggi grotteschi (Seoul ad esempio è descritta come una città che mangia ed espelle dalla stessa porta). Kim Hyesoon si fa portavoce di donne che fino al secolo precedente potevano scrivere solo in forma anonima ed è una delle maggiori rappresentanti della scrittura femminile coreana.
Questi sono solo 5 autori coreani da conoscere, ma sono ancora tanti i protagonisti indiscussi della letteratura coreana che vale la pena di leggere almeno una volta nella vita.
Fonte immagine: tampigns su Pixabay