Il 5 novembre del 333 a.c. fu combattuta la battaglia di Isso tra l’esercito Dario III e quello di Alessandro Magno. La vittoria del sovrano macedone costituì un lasciapassare per la conquista dell’Asia minore.
Contesto storico
Prima di parlare della battaglia vera e propria, bisogna tornare indietro di un paio d’anni per parlare dell’ascesa del regno macedone.
Dopo il lungo periodo della Guerra del Peloponneso (431 – 362 a.c.) le città greche, tra cui Atene e Sparta, si erano indebolite e avevano perso la loro importanza. Ad approfittare della situazione fu Filippo II, sovrano del regno di Macedonia che si trovava nella parte settentrionale dei Balcani.
Nel 338 a.c. la Lega Ellenica, formata dalle polis greche per contrastare le aspirazioni del re, fu travolta dall’esercito macedone nella battaglia di Cheronea. Filippo si impossessò della Grecia, ma dovette fare i conti con il malcontento degli ellenici che rifiutavano di sottomettersi a lui.
Non ci mise molto a trovare una soluzione o, come sarebbe meglio dire, a “riaprire una vecchia ferita”. Tra i suoi obiettivi c’era la conquista del regno persiano, un nemico che i greci conoscevano molto bene in quanto responsabili delle cocenti sconfitte di Maratona e Salamina durante la seconda guerra persiana (480 – 479 a.c.). Il re unì tutte le polis, tranne Sparta, nella Lega di Corinto nel 337 a.c. e si mise a capo di una spedizione volta a sconfiggere i persiani una volta per tutte.
Ma proprio quando sembrava pronto, avvenne un colpo di scena; Filippo fu vittima di una congiura di palazzo a Ege dove, durante il banchetto nunziale in onore della figlia Cleopatra, venne avvelenato. A salire sul trono di Macedonia fu il figlio Alessandro, che i greci chiameranno Alessandro Magno (cioè, “Alessandro il Grande”).
Le prime conquiste di Alessandro Magno
Alessandro era nato nel 356 a.c. e fu educato dal padre all’arte militare e politica. All’educazione intellettuale ci pensò invece un maestro di tutto rispetto, il filosofo Aristotele che lo avvicinò alla lettura dei poemi omerici. Alessandro si appassionò così tanto all’Iliade che in ogni spedizione militare portava con sé una copia del poema.
Come se non bastasse Olimpia, la madre, era convinta che Alessandro fosse per metà divino perché generato da una sua presunta unione con Zeus.
Una volta salito al potere, Alessandro stroncò una rivolta dei greci a Tebe (335 a.c.). Dopo aver distrutto la città e ridotto in schiavitù la popolazione, nel 334 a.c. si mise a capo della lega di Corinto e riprese mano al progetto del padre: la conquista della Persia.
Sul trono persiano sedeva Dario III, ultimo sovrano della dinastia Achemenide che, nel corso di due secoli, aveva creato un vasto impero che comprendeva l’Iran, l’India, l’Egitto, l’Iraq e alcune città greche come Bisanzio e la Tracia.
Nel 334 a.c. Alessandro Magno attraversò l’Ellesponto, l’attuale Stretto dei Dardanelli, con un seguito di quarantamila uomini e centosessanta navi, iniziando così la sua spedizione in Anatolia (l’Asia minore). Dopo aver respinto con estrema facilità la resistenza persiana presso il fiume Granico, in Frigia, il condottiero macedone conquistò l’intera regione liberando molte città greche e senza incontrare molti ostacoli lungo il cammino a eccezione di Mileto e Alicarnasso, roccaforti persiane che vennero conquistate dopo una lunga serie di battaglie.
La Battaglia di Isso
Dario III non rimase fermo a guardare e nel novembre del 333 a.c. riunì a Babilonia le proprie truppe, in numero maggiore rispetto a quelle macedoni, e marciò a est lungo la catena montuosa dell’Amanaus nella Turchia meridionale, giungendo e stabilendosi nell’insediamento di Isso situato lungo il fiume Pinarus. Nello stesso momento Alessandro si trovava lungo le rive del golfo di Isso e i due nemici si trovarono faccia a faccia, pronti a combattere.
Il re macedone era al comando della cavalleria pesante degli eteri (in greco, “compagni del re”), mentre alla sua sinistra si trovavano le falangi macedoni e i lancieri traci, guidati dal comandante Parmenione. Dall’altra parte Dario e i suoi uomini fidati si trovavano al centro, su un enorme carro da guerra, protetti dai battaglioni delle armate persiane e sulle colline sovrastanti si trovavano le truppe di riserva.
A muovere il primo passo furono i persiani, che costrinsero le truppe di Parmenione a retrocedere lungo il fiume. Tuttavia, Alessandro riuscì ad aprire una breccia tramite un attacco obliquo, che circondò Dario colto alla sprovvista. Il re si allontanò e i soldati persiani si dettero alla ritirata.
Dietro al trionfo di Alessandro c’era un’evoluzione delle armi e delle tecniche di combattimento, importate già dal padre Filippo. Una su tutte la formazione a falange dove i fanti, schierati uno a fianco l’altro in posizione rettangolare e in fila, impugnavano le sarisse, lance lunghe venti-trenta centimetri che sbaragliavano il nemico arrivando a colpirne i punti nevralgici quali la cavalleria o, come nel caso dei persiani, i carri da guerra.
Un’idea di come doveva essere la battaglia di Isso la possiamo trovare nell’incredibile e celebre mosaico romano conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, datato al 100 a.c. . Nonostante sia parzialmente rovinato, è possibile notare come l’anonimo autore si concentri proprio sul momento dell’attacco a sorpresa di Alessandro, ritratto come un giovane e orgoglioso condottiero, che getta nel panico le truppe di Dario il quale, sul suo carro, osserva terrorizzato la scena e si appresta a fuggire.
Le conseguenze della battaglia di Isso
La disfatta nella battaglia di Isso pesò molto su Dario III, avendo danneggiato la sua reputazione. Alessandro si impossessò delle sue ricchezze e fece prigioniere la moglie e le figlie che, come racconta Plutarco nella Vita di Alessandro, trattò con rispetto rassicurandole sul fatto che Dario fosse ancora in vita.
Il trionfo aprì al giovane sovrano un sentiero fatto di conquiste che smantellarono l’impero persiano. Alessandro liberò l’Egitto nel 332 a.c., facendosi incoronare faraone e fondando la città di Alessandria d’Egitto sulle rive del fiume Nilo. L’anno seguente combatté Dario nella battaglia di Gaugamela, nei pressi di Mosul, sconfiggendolo definitivamente e conquistando le città di Babilonia, Susa, Persepoli e Pasargade. Nel 327 a.c., in seguito anche all’assassinio di Dario, completò la conquista della Persia.
Alessandro Magno aveva realizzato il sogno tanto coltivato dal padre, quello di costruire un grande e vasto. La sua ambizione era così grande che tra il 327 e il 325 giunse fino alle porte dell’India dove combatte la sua ultima battaglia, quella dell’Idaspe, nel 326, non riuscendo ad andare avanti a causa dell’ammutinamento dei suoi soldati.
E proprio quando si stava preparando a una nuova spedizione in Arabia, la vita e i sogni di Alessandro Magno si interruppero nel 323 a.c., forse a causa di un’infezione, a soli 32 anni. Il mondo antico perse così uno dei più grandi condottieri fino a quel momento comparsi sul palcoscenico della Storia.
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