Calipso, la misteriosa dea greca innamorata di Ulisse

Calipso

Calipso fu la dea che, nel V libro dell’Odissea di Omero, accolse Ulisse sulla sua isola, Ogigia, tenendolo “nascosto” in questo paradiso perduto per sette anni. Nell’etimologia greca del nome è infatti racchiuso il suo ruolo all’interno della vicenda omerica: Calipso deriva dal verbo greco “kalýptein”, “nascondere”. Per amore, trattenne Ulisse sull’isola contro la sua volontà, fino al definitivo abbandono dovuto a un comando dato direttamente dal padre degli dèi, Zeus, il quale va solo assecondato, come affermerà Ermes, il messaggero, incaricato di avvertire la dea innamorata dell’infausta decisione divina.

Chi era Calipso? Origini e significato del nome

La dea Calipso, secondo quanto tramandato da Omero, fu la figlia di Atlante e Pleione. Altre leggende la vogliono invece dea del mare, o Nereide, ma in alcuni appare anche tra le Oceanine, figlie del titano Oceano e della titanide Teti. L’etimologia del nome, che deriva dal verbo greco “kalýptein”, ovvero “nascondere”, svela molto della sua funzione, “colei che nasconde”. È interessante notare come le sue origini siano avvolte nel mistero, e questo contribuisce ad accrescere il fascino di questo personaggio mitologico.

Calipso nell’Odissea di Omero: una dea o un’invenzione?

Le vicende della dea sembrano prendere spunto dal topos del viaggiatore che, lontano dalla patria, gode dell’amore di una figura sovrannaturale, come avviene anche con la maga Circe. Ma Calipso, date anche le scarse apparizioni letterarie, sembra essere un’invenzione omerica, più che una leggendaria figura divina. La stessa dimora della dea, l’isola di Ogigia non è facilmente localizzabile, dato che Omero la colloca in un luogo remoto e lontano, un luogo quasi mitico e leggendario. Tutto ciò fa pensare che Omero abbia voluto creare un personaggio ad hoc per narrare le vicende di Ulisse.

Le origini di Calipso: figlia di Atlante o Oceanina?

Secondo Omero, Calipso era figlia del titano Atlante e di Pleione, e quindi sorella delle Pleiadi. Altre fonti la indicano come una Nereide, figlia di Nereo e Doride, altre ancora come una delle Oceanine, figlie di Oceano e Teti. La mancanza di una versione univoca sulle sue origini contribuisce ad aumentare il mistero che circonda la figura di Calipso. La sua stessa natura divina è incerta, il che la rende un personaggio ancora più affascinante e complesso, degno di essere ricordato e raccontato.

L’isola di Ogigia: il paradiso perduto di Calipso e Ulisse

La narrazione suggerisce la collocazione dell’isola di Ogigia nell’ignoto mar occidentale, forse nei pressi di Ceuta o Gibilterra, in un luogo remoto e lontano dagli uomini, e ciò fa pensare a una sorta di luogo d’esilio e di castigo per qualche peccato commesso dalla ninfa. Ogigia è un luogo meraviglioso e l’isola viene descritta da Omero come una sorta di Eden, grazie alla rigogliosa natura che l’adorna, dove troviamo Calipso spesso intenta a tessere. Un luogo incantevole e ricco di fascino, con una vegetazione lussureggiante, acque cristalline e profumi inebrianti.

Ogigia: dove si trova la dimora di Calipso?

L’isola di Ogigia, dimora di Calipso, è stata identificata da alcuni con l’isola di Gozo, nell’arcipelago maltese, da altri con un’isola vicino allo stretto di Gibilterra, o ancora con altre isole del Mediterraneo. Tuttavia, la sua collocazione precisa rimane un mistero, e forse è proprio questo alone di incertezza a rendere Ogigia un luogo così affascinante. La collocazione remota e imprecisata contribuisce a creare un alone di mistero attorno all’isola di Ogigia, e di conseguenza anche attorno alla figura di Calipso.

Calipso e la Titanomachia: l’esilio a Ogigia

Ogigia diviene paradossalmente la gabbia dorata della dea, secondo alcuni a causa del fatto che si schierò dalla parte del padre Atlante nella Titanomachia, la guerra tra gli dei dell’Olimpo e i Titani. Come punizione per questo, Calipso sarebbe stata costretta a rimanere per sempre su Ogigia. L’esilio sarebbe quindi la ragione della permanenza forzata di Calipso su Ogigia, trasformando un paradiso in una prigione dorata. Il suo isolamento, la sua solitudine, è il prezzo da pagare per essersi schierata contro Zeus.

Calipso e Ulisse: amore, dovere e immortalità

All’inizio del V libro dell’Odissea, Ulisse approda sulle sponde dell’isola, unico superstite in seguito alla perdita dei compagni di viaggio, puniti per aver trasgredito all’ordine divino di non uccidere le vacche sacre della Trinacria. La dea si innamora perdutamente di lui, e cerca di trattenerlo a Ogigia offrendogli l’immortalità, ma il fato aveva deciso diversamente per l’eroe.

L’arrivo di Ulisse a Ogigia: il naufragio in Trinacria

Dopo aver lasciato l’isola di Eea, dove aveva trascorso un anno con la maga Circe, Ulisse e i suoi compagni si imbarcarono per fare ritorno a Itaca. Tuttavia, durante il viaggio, giunsero in Trinacria, l’isola sacra al dio Sole. Qui, i compagni di Ulisse, affamati e stanchi, ignorarono l’avvertimento di non toccare le vacche sacre del dio e le uccisero per cibarsene. Zeus, adirato per questo sacrilegio, scatenò una tempesta che fece naufragare la nave di Ulisse, causando la morte di tutti i suoi compagni, tranne lui. Ulisse, unico superstite, si ritrovò su una zattera e, dopo nove giorni alla deriva, giunse stremato e senza forze sull’isola di Ogigia, dove fu accolto da Calipso.

Calipso innamorata: sette anni con Ulisse

Qui, l’eroe incontra la dea Calipso che se ne innamora. Le sorti di Calipso sembrano però essere destinate a una continua e infinita sofferenza; oltre a vivere in questo luogo incantato, ma desolato, non viene ricambiata dall’eroe, che anzi non desidera altro che tornare in patria, dalla moglie Penelope. Calipso tenne con sé Ulisse per sette lunghi anni, durante i quali cercò in tutti i modi di conquistare il suo amore. Gli offrì doni, bellezza, amore e persino l’immortalità, ma Ulisse rimase sempre fedele al suo desiderio di tornare a casa.

L’intervento di Zeus ed Ermes: il ritorno di Ulisse in patria

In questo modo Calipso risulta essere sicuramente un’amante instancabile, che non si arrende e per sette lunghi anni continua ad amare un uomo, nonostante i suoi rifiuti. Al contempo però è un personaggio destinato all’infelicità. Gli dèi riunitisi, infatti, stabiliscono che Ulisse è pronto a tornare in patria, e inviano il loro messaggero Ermes, che pur malvolentieri, reca l’infausta notizia alla dea. Calipso non nasconde la sua sorpresa di fronte all’insolito arrivo di Ermes e non perde occasione per lamentare l’ingiusto maschilismo degli dèi che non consentono le unioni, seppur fedeli, di dee con esseri umani, ma per i quali non vale lo stesso divieto. L’ordine di Zeus è perentorio, e Calipso è costretta ad obbedire.

L’immortalità rifiutata: il pianto di Ulisse e il suo destino

Ulisse, per quanto caparbio e deciso a voler tornare in patria, arrivando a rifiutare il dono dell’immortalità concessogli dall’innamorata Calipso, appare in questo episodio come un eroe che non ha nulla di eroico, ma che è assoggettato a un destino che non gli permette di scegliere e di prendere in mano la sua vita, nonostante si trovi in un paradiso. Lo stesso Ermes non può evitare di riconoscere la bellezza di Ogigia, date le suggestioni visive e olfattive con le quali viene a contatto all’ arrivo. Ulisse però trascorre i suoi giorni a piangere sulle rive dell’isola e a rivolgersi a quel mare che è il solo, immenso ostacolo alla sua felicità; il suo destino non è quello che Calipso gli offre. La dea infatti accetterà, non avendo altra scelta, di aiutare l’eroe a costruire una zattera per tornare in patria, con la promessa di venti favorevoli, e solo in questo momento Ulisse tornerà ad assumere la vitalità tipica dell’eroe, accettando il suo destino.

Calipso: la “nasconditrice” e il suo destino

La dea “Nasconditrice”, come venne poi in seguito soprannominata dal Pascoli nei “Poemi conviviali/L’ultimo viaggio”, riuscirà a nascondere Ulisse dallo sguardo umano per lunghi anni, ma nulla potrà contro gli dei, che tutto vedono. Il destino di Calipso è segnato dalla solitudine e dall’abbandono, un destino triste e malinconico per una dea che desiderava solo amare ed essere amata, ma il suo amore era destinato a rimanere inappagato.

Calipso, la dea che non può amare

Calipso è una figura femminile complessa e affascinante. Da un lato, è una dea potente, capace di offrire l’immortalità e di tenere Ulisse prigioniero per sette anni. Dall’altro, è una donna innamorata, ma non corrisposta, costretta a subire il volere degli dei e a vedere l’uomo che ama partire. La sua figura è avvolta da un alone di tristezza e di malinconia. È una dea che non può amare liberamente, che deve sottostare alle regole imposte dagli dei, e questo la rende un personaggio tragico e, al contempo, estremamente umano, nonostante la sua natura divina.

Calipso nella letteratura: da Omero a Pascoli

La figura di Calipso, oltre che nell’Odissea di Omero, compare anche in altre opere letterarie, come nei “Poemi Conviviali” di Giovanni Pascoli. Pascoli riprende il personaggio di Calipso, e la definisce la “Nasconditrice”, colei che aveva tenuto Ulisse lontano dal mondo per sette anni. Anche in Pascoli, Calipso è una figura malinconica e solitaria, destinata a soffrire per amore. La ninfa è una figura ricorrente nell’immaginario letterario, simbolo di amore non corrisposto e di solitudine, un personaggio che, a distanza di secoli, continua ad affascinare e a ispirare poeti e scrittori.

Ausonio e la leggenda sulla nascita dell’Italia

Secondo una leggenda non riportata da Omero, dall’unione di Ulisse e Calipso nacque Ausonio, dal cui nome deriverebbe l’antico nome dell’Italia, ovvero Ausonia. Ausonio sarebbe quindi il capostipite del popolo italico, e l’Italia, la terra da lui fondata, porterebbe il suo nome. Questa leggenda, seppur non confermata, aggiunge un ulteriore elemento di fascino alla vera storia di Calipso, collegandola alla storia del nostro paese e rendendola ancora più vicina a noi. Una curiosità interessante che potrebbe aver spinto i lettori a volerne sapere di più su questa figura mitologica.

Scopri anche il rapporto tra Ulisse e le Sirene, e quello con Penelope.

Fonte immagine: Wikipedia

Altri articoli da non perdere
Poesie sulle donne: le 5 più belle da conoscere
poesie sulle donne

Poesie sulle donne scelte dalla nostra redazione Da sempre la poesia è lo strumento atto a concretizzare i sentimenti. Oltre Scopri di più

Cosa mangiano gli astronauti? Cucina a gravità zero
Cosa mangiano gli astronauti? Cucina a gravità zero.

I viaggi nello spazio hanno sempre affascinato molte persone, anche chi non è esperto dell'argomento. Molti sanno che gli astronauti Scopri di più

Donne nell’antica Sparta: tra sport e politica
Donne nell'antica Sparta: tra sport e politica

Le donne nell'antica Sparta avevano una vita piuttosto diversa dalle loro controparti femminili nell'antica Grecia e a Roma: godevano di Scopri di più

Capodanno in Giappone: come si festeggia?
Capodanno in Giappone: come si festeggia?

Il Capodanno in Giappone non simboleggia solo la fine di un anno appena trascorso, bensì rappresenta una vera e propria Scopri di più

Eros (Cupido), caratteristiche del Dio dell’amore
Eros (Cupido), caratteristiche del Dio dell'amore

Dio Eros, chiamato Dio Cupido dai romani, è una figura travolgente che spinge ed attrae gli uomini. Dio Eros e Scopri di più

Archetipi femminili: i sette principali
Archetipi femminili: i quattro principali

Il termine "archetipo" deriva dal greco antico, dalla combinazione delle parole archè (originale) e tipos (modello). Si riferisce a un Scopri di più

A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

Vedi tutti gli articoli di Carmen Alfano

Commenta