Carcere di Halden: cos’è e come funziona

Carcere di Halden: Com'è e come funziona

Siamo in Norvegia, precisamente ad Halden dove il 1° marzo 2010 venne inaugurato il carcere di Halden, progettato dall’architetto danese Erik Møller, che è stato definito il carcere più umano al mondo

Scopriamo come funziona questo carcere:

Innanzitutto, bisogna tenere in considerazione che in Norvegia la rieducazione dei condannati e il successivo reinserimento in società è la priorità assoluta. Infatti, nell’ordinamento norvegese non è previsto l’ergastolo. La pena massima prevista è di ventuno anni, dopo vi è un processo e se il giudice lo ritiene necessario, la condanna può essere estesa ad altri cinque anni. Dopo questi cinque anni, vi è un ulteriore processo per capire se il detenuto può essere reinserito in società. L’obiettivo del carcere di Halden è proprio quello di preparare i detenuti a rientrare in società. 

Se non fosse per le mura che lo circondano, Halden non sembrerebbe una prigione poiché non ha nulla di tipico delle prigioni a cui siamo abituati. Le finestre sono prive di sbarre, non ci sono torrette di sorveglianza né fili spinati e nemmeno videocamere in nessuna stanza. Ma la cosa più sorprendente è che gli agenti non sono armati. Con una capienza di circa 250 detenuti, la vita nel carcere di Halden non è tanto diversa dalla vita fuori, però bisogna tener conto che parliamo pur sempre di una prigione e, quindi, un luogo all’interno del quale manca la componente importante nella vita di tutti: la libertà di movimento. Il carcere mette a disposizione dei detenuti spazi comuni per attività fisiche e ricreative. Inoltre, sono offerti corsi di cucina e di musica. I detenuti possono scegliere di lavorare o studiare e poi specializzarsi  in uno dei sette corsi di formazione professionale offerti, con il rilascio del titolo di studio alla fine. L’obiettivo di questo carcere, secondo Are Høidal, direttore di Halden, è quello di far lavorare i detenuti, fargli pagare le tasse, far sì che questi ultimi possano avere rapporti con la famiglia e una motivazione per continuare  a vivere. 

La struttura è moderna, in ogni cella i detenuti hanno a disposizione: un letto, un piccolo frigo, una libreria, TV, scrivania e una sedia, oltre a un bagno privato con doccia, WC e lavandino. Inoltre, vi è un negozio di alimentari in cui i detenuti fanno compere, uno studio di musica, un giardino, una cappella, una palestra, una biblioteca, una sala computer e una stanza in cui poter incontrare la famiglia. 

Sicurezza dinamica

Nel carcere di Holden sono detenuti omicidi, sex offenders, persone mentalmente malate, tossicodipendenti e autori di crimini minori, ma tutti sono trattati con rispetto dagli agenti di polizia penitenziaria e con loro si instaura un rapporto di fiducia e collaborazione. Gli agenti non pattugliano, ma interagiscono con i detenuti e trascorrono del tempo con loro nelle stanze comuni e i detenuti vengono educati al rispetto e all’educazione. Si tratta di una sorta di sicurezza dinamica, parlare e interagire con i detenuti può aiutare gli agenti a cogliere dei segnali di allarme e gli agenti rappresentano un esempio giusto da seguire per i detenuti. Gli agenti studiano gestione del conflitto, psicologia, criminologia, giurisprudenza e attività sociali ed etica al fine di gestire al meglio i detenuti del carcere di Halden. Ci sono circa 350 agenti per 250 detenuti . 

Quanto costa il carcere di Halden?

La spesa per il mantenimento del carcere è ingente, il costo è di circa 35 milioni di euro e la spesa annuale per ogni detenuto è 120.000 euro. Il condannato in Norvegia non è tenuto a pagare le spese di mantenimento, queste ultime gravano interamente sull’Erario. Il salario del detenuto è di circa 8/9 euro a giornata e i beni prodotti vengono venduti dallo Stato, a cui vanno i ricavi. 

Gli effetti di Halden

Grazie alla filosofia messa in atto dal carcere di Halden e al modo in cui viene gestita la struttura, il tasso di recidività è solo del 20%, la percentuale più bassa al mondo. Questa percentuale è però discutibile in quanto dovrebbe essere misurata a 5 anni dalla liberazione per essere corretta e, inoltre, alcuni condannati sono stranieri che non vengono conteggiati nella percentuale, poiché dopo la pena vengono espulsi dal paese.

Qui in Italia, saremmo pronti ad accogliere questa forma di detenzione?

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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