Catacombe dei Cappuccini: dove i vivi incontrano i morti

Catacombe dei Cappuccini

Le Catacombe dei Cappuccini si trovano nel quartiere Cuba, a Palermo, all’interno o, meglio, nei sotterranei del Convento dei Cappuccini, annesso alla Chiesa di Santa Maria della Palce e risalente al XVI secolo.

La mummificazione è una tradizione antichissima, radicata in Sicilia e in tutto il Mezzogiorno pre-unitario, di cui le Catacombe dei Cappuccini di Palermo costituiscono la maggiore espressione, in virtù del numero di corpi conservati al loro interno, che – anche se non sono mai stati inventariati – sono stimati intorno agli ottomila.

I frati Cappuccini si stabilirono a Palermo nel 1534 e crearono un cimitero in cui seppellire i propri confratelli scavando una fossa comune che si apriva, come una cisterna, sotto l’altare di Sant’Anna. In questa fossa/cisterna calavano dall’alto i defunti avvolti in un lenzuolo. Ben presto, però, la fossa divenne insufficiente e, nel 1597, i Frati decisero di dotarsi di un cimitero più grande, attraverso lo scavo delle Catacombe, probabilmente sfruttando l’esistenza di antiche grotte. Quando i Frati spostarono le reliquie dei loro confratelli seppelliti nella prima fossa nella nuova sepoltura, si accorsero che quarantacinque corpi erano rimasti praticamente intatti, mummificati naturalmente. Il fatto venne interpretato come un segno della benevolenza divina e i Frati decisero di non seppellire più questi corpi, ma di esporli in piedi dentro delle nicchie poste attorno alle pareti del primo corridoio delle Catacombe dei Cappuccini.

La prima salma ad essere ospitata nel nuovo cimitero sotterraneo fu quella di Fra Silvestro da Gubbio, ancora oggi esposto con un cartello che ne ricorda l’avvenimento (16 Ottobre 1599). L’incredibile scoperta dei corpi mummificati portò una certa fama al convento ed i Frati cominciarono, a poco a poco, ad accogliere un numero sempre maggiore di salme finchè, nel 1783, decisero di concedere sepoltura soltanto a tutti coloro che fossero in grado di permettersi i costi delle pratica di imbalsamazione. Il metodo prevedeva, innanzitutto, di far “scolare” la salma per circa un anno, dopo averle tolto gli organi interni. Successivamente, il corpo rinsecchito veniva lavato con aceto, riempito di paglia e rivestito con i suoi abiti.

Dal Seicento all’Ottocento furono migliaia le persone, soprattutto notabili siciliani e personaggi illustri, che decisero di affidare ai Frati i corpi dei loro defunti. Al desiderio di preservare il corpo a tutti i costi anche dopo la morte, infatti, si aggiungeva la possibilità per le famiglie non solo di piangere la tomba del proprio caro, ma anche di vederlo, di parlargli, di “fargli visita” come se ancora facesse parte del mondo dei vivi.

Il cimitero venne chiuso nel 1880, ad eccezione che per due salme risalenti ai primi anni del Novecento: la prima fu quella di Giovanni Paterniti, viceconsole degli Stati Uniti, mentre la seconda fu quella della piccola Rosalia Lombardo, morta alla tenera età di due anni per una polmonite e oggi nota come la “mummia più bella del mondo”. La salma è visibile nella Cappella di Santa Rosalia in fondo al primo corridoio sulla sinistra. L’imbalsamazione fu fortemente voluta dal padre affranto e fu curata dal professor Alfredo Salafia, lo stesso che imbalsamò Francesco Crispi. La bambina appare intatta: attraverso una radiografia accurata si può notare che il suo corpo è perfettamente integro (tanto da poter vedere chiaramente sia l’emisfero cerebrale che l’organo del fegato). Sembra che stia dormendo, e proprio per questo le è stato dato il soprannome di “Bella addormentata”.

Oggi, il vasto cimitero, con il suo spettacolo macabro di innumerevoli cadaveri esposti, è meta di turisti da tutto il mondo e fu visitato anche dallo scrittore Guy de Maupassant. Si tratta di un luogo di riflessione sulla caducità della vita e sull’inutilità dell’attaccamento umano a tutto ciò che è terreno e materiale. Le mummie, in piedi o coricate, vestite di tutto punto, sono divise per sesso e categoria sociale. Nei vari settori si riconoscono: prelati, commercianti e borghesi, ufficiali dell’esercito in uniforme di gala, giovani donne vergini decedute prima di potersi maritare e vestite con il loro abito da sposa. Entrando a sinistra, in fondo al primo corridoio, vi sono imponenti monumenti sepolcrali, fra cui il più grande è quello di Giuseppe Grimau, mentre una delle mummie più inquietanti è quella di Antonino Prestigiacomo, morto nel 1844 all’età di 50 anni e imbalsamato con l’arsenico.

Le Catacombe dei Cappuccini si compongono di lunghe gallerie comunicanti scavate nel tufo, per un’estensione di circa 300 mq. La leggenda dice che tra questi i ci sarebbe anche quello del Conte di Cagliostro, inutilmente cercato da Napoleone quando visitò il convento.

A proposito di Maria Laura Amendola

Vedi tutti gli articoli di Maria Laura Amendola

Commenta