La cultura rinascimentale fu una cultura molto legata alla sfera della laicità e ai valori terreni, venendo sempre meno a quelli che erano i dogmi religiosi. Fu proprio in questo contesto, soprattutto nei Paesi del Nord Europa, che si contraddistinsero alcuni intellettuali e riformatori che decisero di rimettere al centro della loro esistenza la fede cristiana e di ristabilire l’autenticità del messaggio evangelico. Quello che si verificò nel corso del Cinquecento fu una vera e propria svolta religiosa che avrebbe acquisito un potere enorme nei secoli successivi; una delle figure cardine di tale cambiamento fu Martin Lutero, l’iniziatore del cosiddetto protestantesimo.
Contesto storico: l’Europa all’alba del Cinquecento
All’inizio del XVI secolo, l’Europa era un continente in fermento. L’Umanesimo e il Rinascimento avevano messo in discussione l’autorità della Chiesa cattolica e avevano favorito la diffusione di nuove idee. La corruzione e la mondanizzazione del clero erano sotto gli occhi di tutti, e molti fedeli erano insoddisfatti della situazione. In questo contesto di crisi e di rinnovamento, si inserisce la figura di Martin Lutero.
Chi era Martin Lutero e qual era la sua dottrina religiosa
Martin Lutero nacque ad Eisleben, una cittadina della Germania, nel 1483. La sua famiglia era di modeste origini, ma il padre, grazie al duro lavoro nelle miniere, riuscì a garantire a Martin una buona istruzione. Dopo aver studiato diritto all’Università di Erfurt, nel 1505, a seguito di un evento traumatico durante un temporale (si racconta che un fulmine cadde vicino a lui), decise di entrare nel convento degli agostiniani eremitani di Erfurt, dove si dedicò intensamente allo studio della teologia.
Dalla nascita a Eisleben alla decisione di farsi monaco agostiniano
Sin da giovane decise di dedicarsi alla vita monastica per via di un tormento interiore che non gli dava pace, ovvero egli si sentiva inadeguato di fronte ai comandamenti divini e temeva la dannazione eterna. Per Martin Lutero, infatti, la natura umana era intrinsecamente malvagia e corrotta dal peccato originale; di conseguenza, l’uomo da solo non poteva nulla e necessitava per forza dell’aiuto di Dio. Tramite quest’ultimo l’uomo era in grado di fare il bene sulla terra, cosa che gli avrebbe permesso in seguito di giungere alla salvezza eterna nel Paradiso.
La dottrina di Lutero: sola fide, sola scriptura, sola gratia
La teologia di Lutero si basava su tre principi fondamentali: sola fide, sola scriptura, sola gratia. “Sola fide” significa che l’uomo è giustificato, cioè reso giusto davanti a Dio, non per le sue opere, ma soltanto per la fede in Cristo e nella sua opera di redenzione. “Sola scriptura” afferma che la Bibbia è l’unica fonte infallibile di autorità per la fede e per la vita del cristiano, e che ogni credente può interpretarla autonomamente, senza bisogno della mediazione della Chiesa. “Sola gratia” sottolinea che la salvezza è un dono gratuito di Dio, che l’uomo riceve per grazia, senza alcun merito da parte sua. A conferma di tale visione, Martin Lutero riteneva che la fede andava coltivata soprattutto mediante una corretta lettura dei testi sacri, i quali dovevano essere necessariamente svincolati da qualsiasi tipo di interpretazione ufficiale. Quindi i due principi su cui si fondava la teologia luterana erano rispettivamente la fede e la scrittura.
Il sacerdozio universale e la riduzione dei sacramenti
Martin Lutero, in quanto religioso, si fece portavoce di una serie di cambiamenti significativi all’interno della concezione cristiana stessa. Ad esempio, dei sette sacramenti ammessi dalla Chiesa cattolica, solo due per Lutero erano realmente fondati sui testi sacri: il battesimo e l’eucarestia. Il battesimo poiché simboleggiava la cerimonia di iniziazione alla vita cristiana, l’eucarestia perché era il momento in cui si vedeva la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino offerto ai fedeli. Inoltre, Martin Lutero era a favore del sacerdozio universale dei credenti, ossia l’idea che chiunque poteva essere chiamato a celebrare le funzioni religiose e quindi a mettersi in contatto diretto con Dio. A differenza di quanto affermava la Chiesa cattolica, Lutero non giustificava i voti monastici – egli stesso, infatti, dopo aver abbandonato gli abiti monacali si sposò con un’ex monaca, Caterina von Bora – e considerava del tutto inutile la mediazione dei santi e della Vergine.
Le 95 tesi di Wittenberg: la scintilla della Riforma
Per Martin Lutero non era concepibile il processo di purificazione nel Purgatorio, in quanto non aveva senso il fatto che Dio donasse la salvezza all’uomo peccatore ma poi quest’ultimo doveva purificarsi prima di giungere in Paradiso.
Le indulgenze e la critica di Lutero
Martin Lutero era contro le indulgenze, ovvero tutte quelle opere buone che l’uomo compiva sulla terra affinché potesse purificarsi in poco tempo per poter accedere alla salvezza eterna. Agli occhi di Lutero le indulgenze avevano completamente offuscato il messaggio di Dio e il papa non poteva avere il compito di rimetterle. La goccia che fece traboccare il vaso fu la campagna di vendita delle indulgenze promossa da Papa Leone X per finanziare la costruzione della Basilica di San Pietro a Roma. In particolare, Lutero si scagliò contro il predicatore domenicano Johann Tetzel, che in Germania sosteneva che l’acquisto di un’indulgenza garantisse automaticamente il perdono dei peccati e la riduzione della pena in Purgatorio.
Il contenuto delle 95 tesi: una sintesi
Fu proprio questa situazione che lo portò ad affiggere nel 1517 le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg, tesi che riscossero un immediato successo in tutta la Germania. Nelle 95 tesi, Lutero denunciava la pratica delle indulgenze come un abuso e un inganno, e affermava che la salvezza si ottiene solo per fede e non per opere. Inoltre, metteva in discussione l’autorità del Papa e della Chiesa in materia di fede e di morale. Tra le tesi più significative, si possono ricordare: la tesi n.1, in cui Lutero afferma che tutta la vita dei fedeli deve essere una penitenza; la tesi n. 27, in cui attacca la vendita delle indulgenze; la tesi n. 86, in cui si chiede, in modo provocatorio, perché il Papa, che è ricco, non costruisce la basilica di San Pietro con i suoi soldi invece di chiederli ai poveri fedeli.
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La reazione della Chiesa: la bolla Exsurge Domine e la scomunica
Tuttavia, Roma si vide costretta ad intervenire; Papa Leone X dovette emanare una bolla papale, chiamata Exsurge Domine, che obbligava Lutero a ritirare le sue tesi entro sessanta giorni oppure sarebbe stato scomunicato.
La Dieta di Worms e il rifiuto di ritrattare
Nonostante i vari tentativi di riconciliazione messi in atto sia dalla Chiesa che dall’Imperatore Carlo V, Martin Lutero non ritrattò nulla di quelle tesi, una scelta che gli costò la scomunica definitiva nel 1521. In particolare, durante la Dieta di Worms del 1521, un’assemblea dei principi dell’Impero, Lutero fu invitato a ritrattare le sue dottrine, ma rifiutò con fermezza, pronunciando la celebre frase: “Qui sto io, non posso fare altrimenti. Dio mi aiuti. Amen”.
La diffusione del Protestantesimo e l’impatto della Riforma
L’azione compiuta da Martin Lutero suscitò un forte clamore fra il popolo tedesco ma anche nelle zone limitrofe; molti ecclesiastici si convertirono alla fede protestante e cominciarono a dipingere Lutero come un santo inviato da Dio, mentre il papa venne apostrofato come un Anticristo e la Chiesa di Roma come una meretrice. La Riforma di Lutero ebbe un impatto enorme sulla storia europea. La sua dottrina si diffuse rapidamente in Germania e in altri paesi del Nord Europa, dando origine a diverse chiese protestanti, tra cui quella luterana, quella calvinista e quella anglicana. La Riforma provocò una serie di guerre di religione che insanguinarono l’Europa per oltre un secolo e portò alla divisione definitiva della cristianità occidentale in cattolici e protestanti.
La Controriforma: la risposta della Chiesa Cattolica
In vista dell’aggravarsi della situazione, la Chiesa cattolica reagì nuovamente avviando una dura condotta nei confronti di Lutero e del protestantesimo – che si tradusse nella Controriforma – ma anche un rinnovamento interno alla religione. Il Concilio di Trento (1545-1563) riaffermò i principi fondamentali della dottrina cattolica, come il valore delle opere e della fede per la salvezza, l’autorità del Papa e della tradizione, il culto dei santi e della Vergine, e i sette sacramenti. Inoltre, la Chiesa si impegnò in un’opera di riforma interna, per combattere la corruzione e migliorare la formazione del clero.
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