Chi era Salvator Rosa: biografia, stile e opere
Salvator Rosa fu un pittore italiano dell’epoca barocca, ma anche incisore, poeta e autore di satire. Nacque a Napoli nel 1615. Dopo aver perso i genitori entrò nella bottega per imparare a dipingere e per vivere si mantenne vendendo paesaggi e marine a poco prezzo. La formazione napoletana è fondamentale e rimarrà un segno di originalità per tutta la sua carriera. La sua pittura densa, materica aveva evidenti influenze nella pittura di alcuni pittori napoletani come Aniello Falcone e Micco Spadaro. A 17 anni, pur essendo ancora apprendista, gli era già riconosciuto un notevole talento e personaggi influenti del mondo artistico, gli consigliarono di trasferirsi a Roma per concludere il suo apprendistato ed iniziare una carriera indipendente.
A Roma il giovane pittore si interessò alla scuola dei Bamboccianti, un gruppo di pittori seguaci di Pieter Van Lear detto il Bamboccio, che si opponevano al pesante ed accademico Barocco romano.
Successivamente Salvator Rosa, entrò nella bottega del pittore Jusepe de Ribera, continuatore del luminismo caravaggesco e creatore di una pittura drammatica e ricca di effetti di chiaroscuro, ma grazie all’influsso di Claude Lorrain, Nicolas Poussin e Pietro Testa il suo stile evolve verso una visione più classica e monumentale.
Nel 1639 Salvator Rosa, si recò a Firenze su invito del Cardinale Giancarlo de’ Medici, dove, insieme ad altri pittori, letterati e poeti, fondò l’Accademia dei Percossi. Furono anni felici quelli di Firenze, in cui resterà quasi dieci anni e durante i quali conobbe Lucrezia, la donna che amerà per tutta la vita. Del periodo fiorentino sono molto interessanti i dipinti a tematica stregonesca-magica, le cosiddette Magherie o Incatesimi. l’attenzione per le raffigurazioni diabolico-stregonesche di origine nordica, risale in realtà al periodo napoletano; infatti il gusto del macabro e del magico era presente da sempre a Napoli. Il collezionismo di soggetti di questo genere era comune ad alcuni nobili fiorentini.
Nel 1641 Salvator Rosa, fu ospite alla Villa Barbaiano di Volterra presso gli amici Ugo e Giulio Maffei, dove realizzerà un suo Autoritratto, oggi conservato agli Uffizi di Firenze e dove scrisse le Satire, essendo, oltre che pittore, anche un filosofo, poeta e commediante. Ritornato a Napoli, Salvator Rosa dipinse scene di avvenimenti turbolenti, che per problemi economici fu costretto a vendere per cifre irrisorie e si dedicò ad opere di grafica d’arte, che si potevano vendere facilmente. L’artista, venne soprannominato Salvator delle battaglie per le rappresentazioni di grandiose e sceniche battaglie come Battaglia eroica oggi al Museo del Louvre di Parigi, o come il dipinto Streghe e incantesimi oggi alla Althorp House. Salvator Rosa iniziò ad essere apprezzato e amato soprattutto con la ricezione delle prime istanze romantiche, infatti proprio la corrente romantica portò l’opera di Rosa ad essere apprezzata in ogni parte dell’Europa.
Tra le opere più importanti di Salvator Rosa troviamo:
- Marina del porto (1641): realizzato durante il soggiorno a Firenze, il cui committente fu il principe Giovan Carlo de’ Medici. Ciò che colpisce di questo quadro è il forte utilizzo della luce, marcato dal cielo color azzurro-grigiastro, con qualche nota di giallo che va a sottolineare il calar del sole. In primo piano si possono notare diverse imbarcazioni di varie misure a dispetto delle persone che a stento si percepiscono.
- Allegoria dell’Umana Fragilità (1655/1656): questo dipinto è stato ideato durante lo scoppio della peste nera nel 1656. Rosa utilizzò un gioco di luce ed ombre, sul lato destro in maniera molto luminosa compare una donna con in braccio un bambino, alcuni studiosi ritengano sia Lucrezia con il figlio Rosalvo, morto a causa dell’epidemia. Accanto al bambino è rappresentato nelle ombre, l’allegoria della morte che lo afferra per il polso. In basso a sinistra compaiono, invece, dei coltelli simboli della morte.
- La Fortuna (1658-1659): in questo quadro Salvator Rosa raffigura la dea della fortuna che versa i suoi doni su degli animali. Quest’ultimi non curanti li calpestano. Interessante è la rappresentazione dell’asino con il mantello rosso, come a simboleggiare il papa, che oscura il gufo simbolo di saggezza. Probabilmente in quest’opera Rosa voleva esprimere il suo risentimento verso il papa che non gli aveva concesso il patrocinio.
Fonte immagine: Wikipedia