Cinese antico, medio e moderno: le differenze

Cinese antico, medio e moderno: le differenze

La lingua cinese rappresenta un caso affascinante di evoluzione linguistica attraverso i secoli. Essa è suddivisa in tre principali fasi storiche: cinese antico, cinese medio e cinese moderno o mandarino. Ciascuna fase non solo riflette cambiamenti linguistici ma segna periodi di trasformazione culturale e politica. L’evoluzione della lingua cinese è strettamente intrecciata con la storia della Cina stessa, influenzata dagli sviluppi sociali, tecnologici e filosofici che attraversano le varie dinastie.

Cinese antico

Il cinese antico è generalmente considerato come la lingua in uso durante il periodo che va dal 1.200 a.C. all’anno zero. Questo lungo periodo comprende la nascita e lo sviluppo delle prime forme di scrittura cinese, una delle più antiche forme di scrittura autocontenuta nella storia dell’umanità. La complessità e la bellezza del cinese antico risiedono nella sua capacità di esprimere idee profonde e astratte attraverso simboli semplici ma evocativi.

Fase delle ossa oracolari e scritture sui vasi (1200 a.C. – 600 a.C.)

Durante questa fase, i caratteri cinesi iniziarono a essere incisi sulle ossa oracolari e sui bronzi, utilizzati principalmente per scopi divinatori e cerimoniali. Queste iscrizioni non solo dimostrano l’avanzamento della scrittura ma offrono anche una finestra sugli aspetti rituali della prima società cinese. Le ossa oracolari erano spesso consultate dai regnanti per ottenere auspici dagli antenati, influenzando decisioni di guerra, raccolti e sacrifici. Il Classico delle Odi e il Classico dei Documenti, sebbene trascritti successivamente, hanno le loro radici in questo periodo, fornendo preziose conoscenze sulla poesia, la politica e le tradizioni orali dell’epoca.

Nuova fase del cinese antico (600 a.C. – 300 a.C.)

La successiva fase del cinese antico è segnata dalla compilazione di importanti opere storiche e filosofiche. Questo periodo vide la fioritura del pensiero confuciano e daoista, attraverso figure come Confucio e Laozi, la cui influenza non si limitava alla filosofia ma permeava la lingua stessa. La Tradizione di Zuo e I Discorsi degli Stati non sono soltanto testi storici ma anche documenti che illustrano l’uso di un cinese altamente formalizzato. Essi contribuirono alla standardizzazione dei caratteri cinesi e alla stabilizzazione del cinese come lingua di riferimento per la letteratura e la storia.

Stabilizzazione del cinese classico (dinastia Qin – dinastia Han)

Con l’unificazione della Cina sotto la dinastia Qin, e più tardi la dinastia Han, il cinese classico si stabilizzò come lingua letteraria e ufficiale. Era impiegato in documenti burocratici e nella redazione dei testi confuciani, che divennero il nucleo dell’educazione e della cultura burocratica cinese. La centralizzazione dell’impero sotto Han permise una maggiore uniformità linguistica, anche se il cinese classico continuò a coesistere con molti dialetti locali. La burocrazia complessa richiedeva una lingua chiara e precisa, portando a una maggiore enfasi sulla grammatica e sulla sintassi stabilite, ulteriormente consolidata dai commentari confuciani.

Dal cinese medio al moderno

La transizione al cinese medio rappresentò un periodo di cambiamento linguistico e sonoro significativo. Dal primo secolo d.C. circa fino alla metà del periodo Tang, la lingua subì mutamenti fonetici che portarono all’identificazione e all’utilizzo dei toni linguistici. I toni iniziarono ad avere un ruolo chiave nel determinare il significato delle parole. Questa era rappresenta anche un periodo di ampliamento culturale e di interazione con altre culture, influenzata dalle dinastie che governavano e dai mercanti lungo la Via della Seta.

Durante la dinastia Tang, vi fu una vera e propria rinascita culturale che coinvolse poeti come Li Bai e Du Fu, i cui lavori non solo arricchirono la letteratura cinese ma contribuirono allo sviluppo linguistico. Le poesie Tang portano tracce del passaggio al cinese medio, con nuove strutture metriche e, a volte, espressioni di tonalità linguistica innovativa.

Cinese moderno e mandarino

Il termine “mandarino” deriva dalla parola guānhuà (官话), ovvero la “lingua dei funzionari”, che si affermò tra le dinastie Ming e Qing. Questo periodo rifletteva un’architettura amministrativa altamente strutturata, in cui era essenziale possedere un mezzo linguistico comune per facilitare la comunicazione tra funzionari sparsi in tutta la Cina. Tale lingua ha radici nel dialetto del Nord, impiegato ampiamente per governare le vaste aree del paese nonostante le differenze dialettali significative.

Importanza del dialetto del Nord

L’adozione del dialetto del Nord come base per il guānhuà si fondava su diverse ragioni. Innanzitutto, la situazione geopolitica: i centri di potere spesso risiedevano al Nord e le linee di comunicazione, meno interrotte da barriere naturali, favorivano l’unificazione linguistica. Inoltre, la relativa omogeneità del Nord contrasta profondamente con il Sud frammentato, dove monti e fiumi separavano comunità che sviluppavano dialetti distinti. Le varianti settentrionali avevano quindi una maggiore potenziale per diventare una lingua franca.

Durante le dinastie Yuan e Ming, Pechino divenne il centro politico e culturale dell’impero. La trasformazione linguistica fu accelerata ulteriormente quando la dinastia Yuan ebbe bisogno di un modo per amministrare un impero vasto e multilingue. Questo gettò le basi per il mandarino standard moderno, basato principalmente sul dialetto pechinese seguente alle dinastie successive.

Le fasi del mandarino

Il cinese moderno ebbe inizio con il mandarino antico durante l’epoca Tang e progredì ulteriormente nel mandarino medio tra il 1200 e il 1600. Durante questo periodo, la lingua iniziò a prendere la forma riconoscibile del mandarino standard odierno. Con il passaggio alle dinastie Yuan e Qing, Pechino emerse come epicentro della lingua ufficiale. Questo consolidamento ebbe un effetto duraturo sulla lingua moderna: oggi, il cinese mandarino standard è la lingua franca utilizzata non solo in Cina, ma in tutta la comunità cinese mondiale.

Questo viaggio attraverso il tempo linguistico dimostra non solo l’evoluzione della grammatica e della fonetica, ma anche un adattamento culturale sorprendente che ha aiutato a consolidare l’identità nazionale cinese. La lingua cinese, con la sua ricchezza storica, continua a rappresentare una chiave per comprendere una delle civiltà più antiche e continue del mondo.

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

 

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